Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 20 Mercoledì calendario

GREG E QUEI 1.500 METRI A RITMO DI RAP

«Paltrinieri, lei non è una recluta, eppure ha le meches, come mai?». Ride Gregorio «Greg» Paltrinieri di Carpi. Si è qualificato per la finale dei 1.500 sl (stasera alle 18) con il miglior tempo, 14’54”75, in scioltezza, tallonato dal sodale Gabriele Detti, detto «mi nipote», perché suo zio è Stefano «il Moro» Morini, che li allena entrambi al centro tecnico di Ostia. «Di mattina, 14’54’’ è buono: stavo bene in acqua. Ho alzato due o tre volte la testa per guardare il tabellone. Non ho visto niente e in finale non lo farò. L’importante era qualificarsi. Ora sarà un’altra storia. Non m’interessa il tempo, ma la medaglia. Gabriele? Ognuno farà il suo per vincere».
Allora, il colore biondo?
«Giuro che non mi sono tinto».
E non è neanche matricola. A proposito come va l’affaire Andrea M. D’Arrigo?
«Si è risolto, il caso è stato montato dalla gente intorno. Lui si è fatto tagliare i capelli e reciterà anche la poesia come abbiamo fatto tutti».
Tornando al colore biondo?
«È per il cloro».
Allora nuota tanto.
«Eh sì, due allenamenti al giorno, 18 km in tutto. Massimo 20, però poche volte».
Giorgio Cagnotto raccontava che ai suoi tempi in certe piscine i capelli diventavano anche verdi.
«Anche in questi! Al Tenerife avevo le punte verdi».
Debrecen 2012, Europei: nasce il fenomeno Greg.
«Eh, da allora è cambiato tutto. A Debrecen non avevo idea di quello che stavo facendo. Ero in super forma, ma senza pensieri, senza aspettative. Poi è successo quello che è successo».
L’incoscienza del debuttante.
«Non sono teso neanche ora, ma mi aspetto di conquistare qualcosa. Allora quello che veniva, veniva. Ora c’è tanto in gioco».
Si diventa grandi, lei avrà 20 anni il 5 settembre.
«Sono cresciuto tanto, da un punto di vista tecnico la nuotata è migliorata. E mentalmente mi avvicino alle gare sapendo quello che posso o non posso fare. Due anni fa non ci pensavo».
Che significa fare bene qui?
«Continuare la programmazione con più fiducia. Ci tengo a questa gara, ci siamo preparati bene io e il Moro».
Che allenatore è Stefano «il Moro» Morini?
«Prima di andare a Ostia l’avevo conosciuto nei collegiali e avevo visto come allenava. Mi era piaciuto. Lui ha capito le mie esigenze. Sa adattarsi ai bisogni dell’atleta. Non è un dittatore. Non so se resterò sempre con lui, perché nella vita si cambia, ma ci penseremo dopo il 2016».
Rio e poi?
«Io penso sicuramente a due Giochi olimpici. Nel 2020 avrò 26 anni. Vedremo».
È sopportabile la vita al centro federale di Ostia?
«Dopo un po’ è dura, però quest’anno ho trovato un equilibrio migliore. Sono riuscito ad andare a casa più spesso. Questo mi tranquillizza. Sabato e domenica a rivedere la famiglia, gli amici, la mia ragazza. Mi costa un po’ di fatica il viaggio, ma ci guadagno in serenità».
E poi la mamma si mette in cucina.
«Lasagne, tortellini in brodo. Mi ritempro».
Sempre fidanzato con Letizia?
«Sempre, stiamo per fare due anni».
La sua casa venne danneggiata dal terremoto e la sua famiglia si era trasferita dalla nonna. Com’è la situazione?
«Si è risolta. È stata un po’ lunga, ma siamo ritornati a casa».
Si è diplomato, però non si è iscritto all’università.
«Mi piacerebbe iniziare qualcosa. Quest’anno ho fatto un corso d’inglese. Sono molto migliorato».
Le servirà in Australia.
«Sì, a ottobre vado un mese a Melbourne al Vicentre Swimming Club con il tecnico Craig Jackson. Mi allenerò con Mach Horton che ai Mondiali giovanili 2013 ha vinto 200, 400, 800 e 1.500 sl. Sono entusiasta, non vedo l’ora di partire».
Viaggiare le piace?
«All’inizio no. Sono riuscito ad abituarmi e non è più un peso. Quando sono andato via di casa a 16 anni non mi rendevo conto di quello che avrei dovuto sopportare. Adesso mi piace viaggiare, mi piace essere sempre in giro».
Cosa ha in cuffia per la finale?
«È un periodo che ascolto solo Chris Brown, mi sono fatto la play-list per le gare».
Musica rap. È quella giusta?
«Sì».