Paolo Siepi, ItaliaOggi 20/8/2014, 20 agosto 2014
PERISCOPIO
Indro Montanelli con cui lavorai a metà degli anni Ottanta, invitava a non credere a nulla, a cercare il dettaglio perfido in ogni personaggio. Barbara Palombelli. Il Foglio.
«Benedetto XVI è un uomo come mio padre, che ha 93 anni. E so che, temi come la pedofilia e l’omosessualità, per uomini come loro, richiedevano pudore e vergogna. Non è che si è voluto nascondere, la soluzione era non esibire per pudore. Ratzinger, un uomo come mio padre, è stato chiamato a testimoniare di una cosa che non voleva nemmeno sentire, perché la sua visione del mondo era quella di cercare di curare il male senza mostrare. Errore rispetto ai nostri tempi in cui se uno non è gay non è nessuno. Dispiace per quelli che non lo sono, ma è un dato inquietante». Vittorio Sgarbi ha spiegato così le dimissioni di papa Benedetto XVI in un incontro a Itri (Lt), nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Libero.
Devo ammettere che anche a me Giulio Andreotti non piaceva. Ai miei occhi egli rappresentava il peggio della peggior Democrazia cristiana, l’emblema del doppiogiochismo e dell’ambiguità che hanno creato nei decenni i presupposti dello sfacelo attuale. Probabilmente, il mio non era un giudizio sereno, ma un rancoroso pregiudizio. Sta di fatto che in lui vedevo il campione della politica all’acqua santa, più sensibile alle ragioni dello Stato vaticano che non a quelle della nostra vituperata Repubblica, mai diventata laica e pertanto rimasta indietro rispetto ad altri Paesi europei, specialmente in materia di diritti civili. Come persona, mi era invece simpatico. Educato, incapace di alzare la voce, mai infastidito dalle opinioni altrui, era il prototipo del gentiluomo romano d’antico lignaggio, l’esatto contrario del caciarone da commedia all’italiana. I miei sentimenti nei suoi confronti gli erano ben noti. Nonostante li esternassi per iscritto e in televisione, lo lasciavano però indifferente. D’altronde, era refrattario a tutto, figurarsi alle passioni di un giornalista. Trascorsero alcuni anni, durante i quali continuai a criticare la Dc, l’andreottismo, il Caf (niente a che vedere – lo preciso per i più giovani – con i centri di assistenza fiscale delle Acli o dei sindacati: stava per Craxi-Andreotti-Forlani, il trio Lescano che a quell’epoca menava il torrone governativo) e tutto l’ambaradan pentapartitico in procinto d’implodere sotto le bordate del pool di Mani pulite. Quand’ecco la bomba: Belzebù indagato per mafia e mille altri reati degni di Al Capone. Sembrava il canovaccio di un brutto romanzo, la sceneggiatura di una fiction di quart’ordine. Incredibile, paradossale. Un uomo che era stato sette volte premier e 26 volte ministro, il personaggio più potente d’Italia, che va a impastarsi con la feccia mafiosa e a baciare Totò Riina? Non poteva che trattarsi del prodotto di una fantasia mediocre. Scrissi un paio di commenti freddi, poi non me ne occupai più. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Bravi e cattivi. Marsilio.
Poi Santoro sempre incazzoso, Ballarò col teatrino inconcludente, o La Gabbia, gabbia di matti, e Che tempo che fa. Piove, ecco il tempo che fa, piove, piove a dirotto sull’Italia, mal acque. Raffaele La Capria. Corsera.
Noi italiani siamo più immaturi di tanti altri popoli evoluti. Un po’ perché la Repubblica è giovane, un po’ perché, in passato, siamo stati governati per lunghi periodi e in larghe parti del territorio da stranieri e dunque le istituzioni sono state viste come nemiche piuttosto che come espressione della comunità. Per migliorare ci vuole impegno e tempo. D’altra parte, una volta era legale la tortura e fino al 1946 alle donne era proibito votare. Anche noi abbiamo fatto dei passi avanti. Gherardo Colombo, ex pm del pool Mani pulite. Corsera.
Gli islamisti hanno preso il controllo di varie scuole di Birmingham (Uk) sulla base di ideologie basate sull’estremismo islamico: un preside non ha stretto la mano a una insegnante-donna, perché la religione glielo proibisce; le bambine in aula negli ultimi banchi e i maschi avanti. Rapporto dell’Ofsted, l’Ufficio inglese per gli standard educativi. Guardian.
L’indipendenza è, prima di tutto, una questione di carattere. Alcuni hanno i tendini fragili, altri il fegato e altri ancora il carattere. Maurice Noël, redattore capo del Figaro littéraire quando ci debuttai, poteva passare, in qualche secondo, dalla bonaccia alla tempesta, dallo charme alla collera. I suoi salti di umore erano temuti, ma non direi, oggi, che era un uomo di carattere se si accontentava di sbattere la porta dopo avercela aperta con amabilità. Egli era realmente indipendente dalle potenze economiche dell’editoria e sapeva sottrarsi alle influenze politiche e mondane degli appuntamenti chic nei Champs-Élysées. Non era un eroe: diceva no quando riteneva che dovesse dire no. Ciò non significa che avesse sempre regione, soprattutto quando si opponeva a una iniziativa che riteneva fosse una manovra. Ma decideva in sua coscienza. Non aveva alcun interesse che quello del suo giornale. Bernard Pivot, Le métier de lire, il mestiere di leggere. Gallimard, 1990.
Fino ai 15 anni ho passato a Venezia buona parte delle vacanze estive. Poi mi sono trasferito lì e ci ho vissuto fino al 1965. In laguna ho trascorso gli anni della formazione, a Venezia sono nati mio padre, mia moglie e i miei figli. Per questo ho realizzato il fotoreportage sulle grandi navi da crociera che entrano in Venezia che sta suscitando tanta preoccupazione per chi ama questa città magica e fragile. Gianni Berengo Gardin, il fotografo di Venezia. La Stampa.
La notte è il più bel regalo del deserto con il suo silenzio, la sua freschezza e questo miliardo di scintille là in alto, come un fuoco d’artificio che non finirà mai. Fucilato in piedi, in piena notte, mio papà tenente colonnello, che non ho mai conosciuto avrà contemplato il più bel spettacolo e quel riflesso di eternità avrà sicuramente riempito di gioia il suo cuore semplice. François Broche, A’ l’officier des iles. Guillaume de Roux.
Quanto sia importante, in questo mondo, la maniera di eseguire e presentare qualcosa, lo si può già vedere dal fatto che il caffè bevuto in bicchieri di vino è una bevanda molto misera, e ben misera cosa è la carne tagliata con le forbici o addirittura, come ho visto un giorno, il pane imburrato con un coltello vecchio, quantunque assai pulito. Alfred Brendel, Abecedario di un pianista. Adelphi.
Chi non parla vuol dire che non ha nulla da dire o vuol sapere tutto da te. Roberto Gervaso. Il Messaggero.