Paul Krugman, Il Sole 24 Ore 20/8/2014, 20 agosto 2014
ECCO I PRESIDENTI CHE HANNO CREATO (DAVVERO) OCCUPAZIONE
È vero, è grottesco. Rick Perlstein ha pubblicato un nuovo libro intitolato The Invisible Bridge: The Fall of Nixon and the Rise of Reagan, che prosegue la sua accuratissima storia dell’ascesa della destra ultraconservatrice, e gli arrivano accuse di plagio del tutto prive di fondamento.
Perché sappiamo che sono prive di fondamento? Perché coloro che lanciano le accuse - che sono quasi tutti, guarda che sorpresa, legati alla destra ultraconservatrice - non indicano nessun passaggio che sarebbe preso da qualche altro libro. Si limitano a sostenere che Perlstein avrebbe parafrasato cose dette da altri.
E allora? A meno che le frasi non coincidano quasi esattamente, raccontare più o meno la stessa storia che qualcun altro ha già raccontato è perfettamente normale: anzi, sarebbe preoccupante se su certi eventi i libri di storia non coincidessero.
Conosco bene questo metodo. C’è stato un periodo in cui i soliti sospetti andavano in giro a sostenere che io facevo cose illegittime con i dati sull’occupazione. In realtà quello che facevo era perfettamente normale, ma questo non impedì a Daniel Okrent, public editor uscente del New York Times, di sparare un’ultima bordata contro di me (senza che avessi occasione di replicare) nel 2005, accusandomi di manipolare le cifre. Ho sentito dire che qualcuno accusava anche me di plagio, ma a quanto pare i miei detrattori non sono riusciti a inventare prove sufficienti (sufficienti se non altro a fingere che ci fosse qualche fondamento nell’accusa).
La cosa da capire è che le false accuse di imperizia professionale sono una tattica usuale per questa gente. E la stampa queste tattiche dovrebbe sbugiardarle, non rilanciarle con servizi del genere "Opinioni discordanti sulla forma del pianeta".
A proposito dell’idolatria reaganiana
Il vile (come altro definirlo?) attacco contro il nuovo libro di Perlstein è rivelatore sotto diversi punti di vista.
Non è solo il tentativo istintivo di reprimere e punire chiunque osi sollevare dubbi: sono anche le contorsioni a cui si abbandonano conservatori teoricamente ragionevoli e civili pur di sostenere la linea del partito (quando conta davvero lo fanno sempre, a prescindere dall’apertura mentale che esibiscono quando in realtà non conta nulla).
E perché tutta questa foga contro Perlstein? È l’idolatria reaganiana, il bisogno della destra di vedere l’ex presidente come perfetto.
Quello che lascia particolarmente basiti è il mito economico. Tutti a destra sanno che la presidenza Reagan creò occupazione a livelli mai visti prima né dopo. Peccato che non sia così. Se si guarda al tasso mensili di creazione di posti di lavoro durante le ultime sei amministrazioni, le differenze sono abbastanza sorprendenti.
Forse sapevate già che il presidente Clinton come creatore di posti di lavoro era più in gamba di Reagan, ma sapevate che sotto Carter, dal gennaio del 1977 al gennaio del 1981, l’economia creò posti di lavoro più rapidamente che sotto Reagan? Potreste rispondere che la recessione del 1981-1982 era colpa di Carter (anche se in realtà la responsabilità fu della Federal Reserve) e che bisognerebbe cominciare a contare dal terzo anno della presidenza Reagan. Ma allora perché il presidente Obama non dovrebbe avere diritto alla stessa cortesia? Il punto generale è che la presunta eccezionalità del bilancio economico di Reagan a guardare i dati non si capisce dove stia.
Ma non aspettatevi che gli adoratori di Reagan lo riconoscano. Tutta la loro identità si basa su questa fede.
(Traduzione di Fabio Galimberti)