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 2014  agosto 20 Mercoledì calendario

NUOVE O USATE, È SEMPRE BOOM DI ARMI NOSTRANE

In Medio Oriente si continua a sparare con armi made in Italy. Lo conferma la “Relazione sulle esportazioni di sistemi militari” appena inviata dal governo alle Camere: nel 2013, abbiamo spedito in giro per il mondo armamenti per quasi 3 miliardi di euro (2.751.006.957), con un calo del 7,7% rispetto al record ventennale del 2012. C’è invece una netta diminuzione (-48,5%) nei permessi rilasciati nel 2013, cioè per ordini di armi che verranno consegnate negli anni successivi.
E dove esportiamo? Il Medio Oriente è il primo acquirente, con 888 milioni di consegne nel 2013. All’Arabia Saudita, che molti accusano di armare miliziani nelle varie crisi, vendiamo caccia Eurofighter, missili Iris-T, veicoli militari e un ampio arsenale di bombe per 300 milioni. In Algeria e Emirati Arabi, il leitmotiv è armi in cambio di gas e petrolio: al controverso presidente algerino Bouteflika consegniamo elicotteri e navi d’assalto, oltre a cartucce lacrimogene anti-manifestanti, mentre a dicembre, per la consegna di 2 corvette agli Emirati da parte di Fincantieri, la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per “tentata corruzione internazionale”. E poi ancora caccia all’Oman, munizioni e bombe all’Egitto e sistemi d’arma, di cui nella Relazione non si forniscono altri dettagli, a Israele.
Proprio lo scorso mese, a pochi giorni dall’inizio dei raid a Gaza, l’Italia ha consegnato i primi due velivoli Alenia Aermacchi all’Aeronautica israeliana, parte d’una commessa di oltre 800 milioni autorizzata nel 2012, mentre varie associazioni pacifiste hanno chiesto al governo di sospendere le esercitazioni previste per ottobre insieme all’aviazione israeliana, con tanto di lancio di bombe inerti da una tonnellata al poligono sardo di Capo Frasca. Nella Relaziona spicca poi, nel giugno 2013, un’autorizzazione a titolo gratuito da parte della Difesa per “servizi per la manutenzione e l’addestramento” all’India, in pieno contenzioso per i marò. Ma c’è un altro dato preoccupante che emerge dalla Relazione: “Nonostante le 1.672 pagine – commenta Giorgio Beretta dell’Osservatorio Opal di Brescia – mancano informazioni cruciali che erano invece fornite gli anni scorsi, come il dettaglio delle autorizzazioni alle banche per operazioni connesse alle armi e l’elenco dei paesi sottoposti a embargo per violazioni dei diritti umani”. Infine, va ricordata un’altra pratica nostrana: regalare armi obsolete e di seconda mano per fare politica estera. Nei magazzini dell’Esercito - oltre a decine di migliaia di kalashinkov e Rpg anticarro ‘bottino’ di sequestri durante la guerra balcanica che dovrebbero esser ora distribuiti ai curdi - si stima siano ammassati 1100 carri armati e 3000 veicoli corazzati. Tra gli altri, ne hanno usufruito il Pakistan, il Libano, i cui soldati nel 2006 fronteggiavano gli israeliani con gli stessi elmetti usati a El Alamein dagli italiani, l’Albania, Panama (grazie agli uffici dell’“ambasciatore” berlusconiano Valter Lavitola) e la Libia pre e post Gheddafi.