Varie, 19 agosto 2014
Cometa per Sette - La sonda Rosetta dell’agenzia spaziale europea Esa, dopo un viaggio di oltre sei miliardi di chilometri durato dieci anni (era partita dalla Terra il 2 marzo 2004), ha fotografato da un centinaio di chilometri di distanza la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko
Cometa per Sette - La sonda Rosetta dell’agenzia spaziale europea Esa, dopo un viaggio di oltre sei miliardi di chilometri durato dieci anni (era partita dalla Terra il 2 marzo 2004), ha fotografato da un centinaio di chilometri di distanza la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Della cometa, lunga circa quattro chilometri, si sono potuti scrutare ampie vallate, lievi colline di una trentina di metri, dirupi scoscesi e distese quasi vellutate. Gli strumenti di Rosetta hanno già misurato una temperatura di 70°C sotto zero, più alta del previsto di 30°. Nelle prossime settimane la sonda progressivamente abbasserà la sua altezza prima a 50 chilometri e poi anche a 30 rivelando dettagli sempre più minuti. Le prime immagini di un nucleo cometario riprese nel 1985 dalla sonda Giotto, sempre dell’Esa, riguardavano la celebre cometa di Halley. Si scoprì che assomigliava a una gigantesca arachide avvolta dalla nebbia. La cometa 67P ha quasi 5 miliardi di anni, l’età del sistema solare. A studiarla da vicino si può avere un’idea di cosa fosse fatto il sistema solare al momento della sua nascita. Cometa, dal latino coma, chioma. La cometa è un corpo celeste che gira attorno al Sole con orbita ellittica. Costituita da nucleo centrale con diametro di qualche chilometro avvolto da un involucro nebuloso composto da varie sostanze a bassa temperatura (polvere, gas e ghiaccio). Avvicinandosi al Sole il nucleo si riscalda e le sostanze in esso contenute evaporano, mentre le polveri si disperdono dando origine a una chioma luminosa. Le comete perdono gradualmente i loro gas, sciogliendosi, e si riducono al solo nucleo roccioso, forse trasformandosi in asteroidi. Una delle più celebri comete è quella di Halley, che dal 239 a.C. viene avvistata ogni 76 anni. Edmond Halley nel 1682 osservò una cometa e scoprì che era la stessa vista da altri nel 1456, nel 1531 e nel 1607. Il corpo celeste prese il suo nome, ma solo nel 1758, sedici anni dopo la morte dell’astronomo. Prossimo passaggio della cometa di Halley: 2062. La cometa di Halley passò di sicuro poco prima della battaglia di Hastings del 1066 e ricamata nel drappo di Bayeux (che descrive per immagini gli avvenimenti più importanti della conquista normanna dell’Inghilterra). Sembra che il nucleo della cometa di Halley contenga una quantità di idrocarburi equivalente a mille anni di consumo di petrolio. Secondo alcuni racconti, nel 79 d.C. l’apparizione di una cometa accompagnò l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano. Diogene sosteneva che le comete apparissero in concomitanza con il trapasso celeste delle anime di grandi protagonisti dell’umanità. Napoleone, convinto che il passaggio di una cometa nel 1769 avesse voluto segnalare la di lui nascita. La cometa che avrebbe indirizzato i Re Magi a Betlemme non era una cometa. Il Vangelo di Matteo parla di un «astron», termine greco che significa «stella» o «evento del cielo». Secondo alcuni il fenomeno celeste potrebbe essere stato provocato dall’esplosione di una stella. Ma l’ipotesi che sembra mettere d’accordo il maggior numero di studiosi è quella della congiunzione di pianeti: l’avvicinamento di Giove, Saturno e Marte con la costellazione dei Pesci sullo sfondo. In quel periodo, stando a un antico documento babilonese, un allineamento simile si verificò davvero: un evento che ricorre ogni 805 anni. Giotto, che vide passare la cometa di Halley nel 1301, volle dipingerla nella cappella degli Scrovegni, a Padova, sopra l’Adorazione dei Magi. Da allora la tradizionale rappresentazione artistica di una cometa sulla capanna di Betlemme. Il 30 giugno 1861 è avvistata a Torino dall’astronomo Giovanni Plana una cometa con la scia lunga 180 milioni di chilometri, luminosa come il pianeta Venere. Racconta: «Il nucleo è ben terminato. Appare grande come il disco di Giove. Si vede pure, dalla parte opposta alla coda, la cosi detta “aigrette”». Associa la cometa su Torino «come un segno dell’anima del Conte di Cavour che sale al cielo». L’evento susciterà stampe con il volto di Cavour che emerge nella luce siderale dell’astro, segno di buon presagio per il futuro d’Italia. “La Gazzetta del Popolo” il 3 luglio proporrà di chiamarla «Cometa di Cavour». Percorre un’orbita periodica, che compie in 408 anni. Si rivedrà nell’anno 2269. Il vetro del deserto libico, una roccia trasparente che si può trovare in Africa su un territorio vasto 6.000 chilometri, secondo alcuni scienziati si è formato con le alte temperature raggiunte in seguito a un impatto di una cometa con la Terra, 28,5 milioni di anni fa. Il vetro del deserto è stato utilizzato dall’uomo per produrre attrezzi sin dal Pleistocene, e il suo più famoso esemplare, inciso in forma di scarabeo, è incastonato in un pettorale trovato nella tomba di Tutankhamon. Secondo alcuni storici, Carlo V abdicò e si ritirò nel monastero di San Giusto perché impaurito dal passaggio della cometa del 1556 (che da allora porta il suo nome). La Grande Cometa del febbraio 1843 aveva una coda di 330 milioni di chilometri. Si trattava di una “sungrazer”, cioè ha sfiorato al perielio la fotosfera solare passandovi a soli 900.000 chilometri di distanza. Grande attesa degli astronomi parigini, il 28 febbraio di quell’anno, ma il cielo, rimasto costantemente nuvoloso, ne impedì l’osservazione. Fu avvistata in Italia (a Parma e Bologna), Nord America e Messico. La Grande Cometa del 1744, anche detta di De Chesaux, aveva ben sette code, disposte intorno al nucleo a mo’ di coda di pavone. La cometa Swift-Tuttle, responsabile dello sciame meteorico delle Perseidi. Ha un’orbita che la riporta nei pressi della Terra ogni 130 anni circa. Una volta l’anno, verso il 10 agosto, la Terra incrocia la sua orbita e si imbatte nei suoi detriti che, penetrando nell’atmosfera a velocità di decine di chilometri al secondo, s’incendiano. La cometa in futuro potrebbe addirittura colpire la Terra: il passaggio più ravvicinato è previsto per il 3044. La cometa di Delevan, individuata nel 1914, per la quale non è stata determinata con precisione l’orbita: un calcolo approssimativo prevede il suo ritorno fra circa 749 milioni di anni. La cometa con la coda più lunga è la Hyakutake: quando si avvicinò al Sole, nel 1996, sviluppò una coda di polveri e gas lunga circa 550 milioni di chilometri (poco meno di quattro volte la distanza tra la Terra e il Sole). La cometa McNaught al passaggio accanto al Sole ha provocato perturbazioni elettromagnetiche per 225 milioni di chilometri attorno al suo nucleo. Teoria dello scienziato Chandra Wickramasinghe: le epidemie di influenza sono provocate dalle polveri di cometa. Questo pulviscolo, infatti, secondo lui contiene virus di origine organica che, proiettato nell’atmosfera terrestre, provoca epidemie (tra cui la “spagnola” che nel 1918 uccise venti milioni di persone in tutto il mondo). La cometa del vomito: così gli astronauti chiamano il contorcimento continuo che avvertono allo stomaco in assenza di gravità.