Varie, 19 agosto 2014
Megalopoli per Sette – Progetto delle autorità cinesi: creare la megalopoli Jing-Jin-Ji, fondendo Pechino con la città di Tianjin e lo Hebei, la provincia che circonda la capitale
Megalopoli per Sette – Progetto delle autorità cinesi: creare la megalopoli Jing-Jin-Ji, fondendo Pechino con la città di Tianjin e lo Hebei, la provincia che circonda la capitale. «Jing» riassume Beijing; «Jin» sta per Tianjin e «Ji» è un’abbreviazione di Hebei. Il nuovo agglomerato sta prendendo forma: intorno alla capitale è in fase avanzata di costruzione un anello autostradale che collegherà la super area urbana; Pechino è già contornata da sei tangenziali, che qui si chiamano anelli, ma il settimo sarà lungo 940 chilometri per collegare e integrare la nuova regione cittadina. L’apertura al traffico è prevista nel 2015. Numero di abitanti: 110 milioni (quasi come tutto il Giappone). L’area interessata dal progetto si estende per 216mila chilometri quadrati, circa due terzi della superficie italiana. Pil di Jing-Jin-Ji: oltre sei trilioni di yuan, quasi mille miliardi di dollari, ossia il 10% del totale cinese. Megalopoli, termine coniato dal geografo Jean Gottmann alla fine degli anni Cinquanta. Lo usò per indicare il continuum di tessuto urbano e suburbano che univa insieme cinque grandi insediamenti: Boston, New York, Filadelfia, Baltimora e Washington. Frutto della graduale fusione di ampie aree metropolitane un tempo indipendenti, tale continuum era il risultato dell’aumento costante della popolazione e dell’espandersi dell’abitato verso sobborghi sempre più distanti dai centri delle città. Una megacittà, invece, è un’area metropolitana unica e distinta e separata da altre, che però ha raggiunto nella sua conurbazione una popolazione di almeno 10 milioni di abitanti e un certo livello di densità di popolazione. La prima megalopoli della storia potrebbe essere stata Uruk, antica città sumera. Fondata circa cinquemila anni fa, si trovava a una ventina di chilometri a est dell’Eufrate, nei pressi di Warka, Mesopotamia meridionale. All’apice del suo splendore arrivò a contare una popolazione di circa 80mila abitanti. L’abitato si estendeva su sei chilometri quadrati racchiusi da una doppia cinta di mura lunga nove chilometri. Secondo i calcoli degli specialisti, nell’età di Augusto Roma contava circa un milione di abitanti. All’epoca la popolazione totale dell’impero non superava i 60 milioni e la media delle città non eccedeva i diecimila abitanti. Nel 1800 solo il 3% della popolazione mondiale viveva in città. Adesso circa al 47%, nel 2030 si prevede di arrivare al 60%. Nel 1950 c’erano 83 città con più di un milione di abitanti; nel 2007 erano 468. In aumento le megacittà (più di 10 milioni di abitanti): nel 1950, c’era la sola New York. Nel 1985 erano 9, nel 2004 19. Adesso sono 26. Nel 2025 ce ne saranno 10 in più. Come aumenterà la popolazione in alcune megacittà entro il 2025 (dati Onu) rispetto al 2011: Tokyo da 37 milioni a 39 (+5%); New Delhi da 23 milioni a 33 (+43%); Shanghai da 20 milioni a 28 (+40%); New York da 20 milioni a 24 (+20%); Dacca da 15 milioni a 23 (+53%); Città del Messico da 20 milioni a 25 (+25%); Karachi da 14 milioni a 20 (+43%). In Italia la popolazione urbana è passata dai 25 milioni e 485 mila persone del 1950 ai 39.652.000 del 2005. Nel 2010 gli italiani urbanizzati saranno 40 milioni e 354 mila, nel 2020 arriveremo a 41.558.000, nel 2050 a 44 milioni e 340 mila. Secondo l’ufficio statistico delle Nazioni Unite, le città hanno superato per la prima volta le campagne, per numero di abitanti, nel 2008, quando sono arrivate a ospitare 3,3 miliardi di persone (più della metà della popolazione globale). Secondo l’Università della North Carolina State e l’Università della Georgia, che studiano la crescita della popolazione terrestre, il sorpasso era già avvenuto il 23 maggio 2007 (in quella data – in base ai loro calcoli - le città contavano 3.303.992.253 abitanti, le campagne 3.303.866.404). Un terzo della popolazione mondiale che vive nelle città si accatasta nelle bidonville. Ogni ora Mumbai cresce di 42 abitanti, Jakarta di 39, Dacca di 50, Lagos di 58. Oggi nel mondo 372 aree metropolitane contano oltre un milione di persone e 45 più di 5 milioni. La più grande operazione di urbanizzazione della storia umana è quella promossa dalla Cina, dove il governo, agli inizi del Duemila, ha stabilito di spostare nelle città 600 milioni di contadini (circa la metà di tutta la popolazione cinese) nel giro di 25 anni. Da allora, ogni anno, 13 milioni di persone si sono trasferite dalle campagne alle città. Fatberg, gli accumuli di rifiuti che si formano nelle fognature delle megacittà. Uno dei più recenti ha messo in pericolo Londra: nel quartiere periferico di Kingston upon Thames, nella rete fognaria, si sono accumulate ben 15 tonnellate di grassi, pannolini, assorbenti ed altre materie non biodegradabili. Ci sono volute sei settimane per rimettere tutto a posto. I fatberg, come indica il nome, sono costituiti quasi essenzialmente di grassi: a Londra hanno calcolato che il periodo a maggior rischio per la loro formazione è durante le feste natalizie. Motivo: i londinesi scaricano nelle fogne i grassi derivanti dalla preparazione del classico tacchino arrosto. Anche se occupano appena lo 0,2% della superficie della Terra, le megalopoli già oggi producono l’80% dei gas serra. La prima megacittà chiusa per smog: Harbin, nel nordest della Cina, con 11 milioni di abitanti. La misura fu presa a ottobre, quando le polveri sottili superarono 1.000 microgrammi per metro cubo, rispetto alla soglia di pericolo che l’Organizzazione mondiale della sanità fissa a 300. Chiuse le scuole, fermate le fabbriche, sospesi i mezzi pubblici, interrotte strade e autostrade. Oltre 40 voli cancellati perché lo smog, riducendo la visibilità a 10 metri, impediva ai piloti di vedere la pista dell’aeroporto. Il governo concesse un’amnistia agli automobilisti: chi fosse passato con il rosso, non riuscendo a distinguere il colore del semaforo, non sarebbe stato multato. «La megalopoli, che possiamo considerare la forma di atopia più estrema, è stimolante. Corrisponde alla condizione tipica del mondo attuale in cui tutto è ovunque allo stesso tempo. Possiamo amare o odiare questa forma, ma si tratta della proiezione spaziale di una società in cui le idee circolano rapidissimamente, contaminandosi e arricchendosi a vicenda» (Rem Koolhaas).