Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 15 Venerdì calendario

I SOCIAL ANTI-DINASTIE


I social network contro dinasty. Le discendenze politiche – a cominciare da quella Nerhu-Gandhi, che molto ha governato del Subcontinente asiatico negli ultimi decenni – forse stanno cominciando ad appannarsi. Ed essendo il loro potere – come sempre – fondato sulle relazioni, potrebbe vedersi minacciato da nuovi modi di creare reti di rapporti. I siti “social” online. I numeri, a dire il vero, non sono conclusivi. A tirarli fuori, la ricercatrice della New York University Kanchan Chandra che ha appena pubblicato una ricerca dopo aver passato al setaccio il nuovo parlamento, insediatosi a giugno: ebbene, secondo i suoi conti, ora è solo il 21% dei deputati a essere di provenienza “dinastica”, una percentuale crollata rispetto al 29 della precedente assemblea legislativa di New Delhi. Sempre per Chandra, le storiche dinastie politiche indiane – nel nuovo governo – hanno portato il 24% dei membri, invece del 36 del precedente esecutivo (che non era un record, rimasto alle Filippine del 2007, con quasi il 50%, ma poco ci manca), mentre nei governi degli Stati federali di cui si compone l’India la quota è del 28%. Certo, il fatto che la nuova formazione al potere, i nazionalisti del Bjp del premier Narenda Modi (al centro nella foto dell’insediamento del Parlamento), siano meno propensi nei fatti all’affiliazione partitica di figli e nipoti, incide. Ma la frammentazione della politica, con 36 partiti politici che hanno posto in parlamento, in realtà sembra perfetta per continuare a perpetuare il vecchio sistema. Non solo: un sondaggio, all’inizio di quest’anno, ha registrato il fatto che il 46% degli indiani ha dichiarato di non avere nessun problema a votare il “trota” della situazione. In più, la politica locale della più grande democrazia del mondo, in un Paese di 1,3 miliardi di abitanti è ancora fortemente legata alla “famiglia”. Eppure, come evidenzia il deputato Baijayant Jay Panda, c’è un risultato che deve dare da pensare: il bel successo del partito anti-corruzione Aam Aadmi Party, Aap, che per mobilitare i sostenitori ha fatto leva proprio sui social media. Che oggi, in India, sembrano i veri nemici dei “figli di” della politica.