Eleonora Micheli, Il Sole 24 Ore 19/8/2014, 19 agosto 2014
MPS, I SOCI ESTERI CHIEDONO SPAZIO IN CDA
SIENA «Sono molto contento di come è andata la vicenda della mia nomina alla presidenza della Fondazione Mps perché è stata una sorpresa anche per me, che non ho avuto e non ho rapporti stretti con partiti o organizzazioni a cui devo qualcosa o devo rendere conto». Così Marcello Clarich si è presentato alla stampa, cercando di sottolineare il suo ruolo indipendente e di rottura con le tradizioni di un passato abbastanza recente, quando le nomine dell’ente senese erano legate a doppio filo alla politica.
Il professore della Luiss ha sottolineato di essere consapevole «della delicatezza e dell’importanza dell’incarico», soprattutto tenendo conto che la Fondazione, pur non essendo più in una situazione di vita o di morte, attraversa una fase che «non è ancora di routine e di gestione di una situazione tranquilla». La Fondazione deve subito risolvere un grattacapo: deve trovare il modo di rispettare gli accordi presi con i soci del patto, Btg Pactual e Fintech Advisory, con i quali controlla il 9% di Banca Mps. Nei mesi scorsi è stato deciso che due rappresentanti dei due investitori internazionali sarebbero entrati nel board di Rocca Salimbeni, al posto di due dei quattro consiglieri indicati dalla Fondazione, ossia Marco Turchi, Paola Demartini, Angelo Dringoli e Marina Rubini. Il problema è che per adesso nessuno ha fatto un passo indietro. Così i due soci del patto, come rivelato da Clarich, hanno preso carta e penna e lo scorso 31 luglio hanno inviato una lettera alla Fondazione Mps, chiedendo «con insistenza informazioni e manifestando disappunto».
Dal canto suo l’ente senese può solo esercitare una moral suasion, ma non ha «strumenti coattivi» per obbligare alle dimissioni. Il neopresidente di Fondazione Mps ha invocato il senso di responsabilità dei consiglieri: «Saranno benemeriti e avranno biglietti della Chigiana», ha ironizzato Clarich, ricordando che «se vogliamo rinnovare o estendere il patto, bisogna rispettare quello che già è stato firmato». E in questo momento Fondazione Mps, con il 2,5% delle azioni di Banca Mps, non ha scelta: può soltanto portare avanti una politica di alleanze, per evitare di «diventare irrilevante». Per altro Btg Pactual e Fintech Advisoy, non hanno «un interesse effimero, ma di lungo periodo» per Banca Mps. Clarich ha incontrato i rappresentanti dei pattisti lo scorso 16 agosto, giorno del Palio, in cui ha conosciuto anche il presidente di Banca Mps, Alessandro Profumo. «Dopo i convenevoli – ha raccontato – entrambi i pattisti hanno affrontato il tema delle nomine, dichiarando che si aspettavano il risultato già nel cda di Banca Mps dello scorso 7 agosto». A questo punto la speranza è che la situazione sia risolta per il board di inizio settembre, anche se «per porre all’ordine del giorno le cooptazioni di nuovi componenti si presuppone che si siano state dimissioni che per adesso non ci sono».
Fondazione Mps dovrà iniziare a riflettere anche sulle nomine dei manager della banca, in scadenza l’anno venturo. Il tema è già stato affrontato nell’incontro con i rappresentanti dei pattisti. Del resto c’è il comune «interesse a gestire al meglio la banca che ha ancora qualche problema da risolvere». Il professore ha dichiarato che dovrà essere in primo luogo sondata la disponibilità del presidente Profumo e dell’ad, Fabrizio Viola, di rimanere e «non è scontato che ne abbiamo voglia». A quel punto sarà valutato il percorso fatto e le prospettive future. Fondazione Mps dovrà comunque tener conto anche delle «esigenze ancora non espresse dei due fondi a cui è legata» e del fatto che in assemblea il patto controlla in tutto solamente il 9% del capitale della banca e non più il 51%.
Fondazione Mps andrà avanti con le azioni di responsabilità, che potrebbero incrementare il patrimonio dell’ente in caso di successo. Tra settembre e ottobre l’ente inizierà a valutare i settori ai quali erogare il tesoretto di risorse (circa 6,5 milioni). «Non mi chiedete a chi andranno soldi, è ancora prematuro», ha però sottolineato il professore, che già però mette in conto di subire pressioni. «La notizia positiva è che i fondi ci sono, anche se non si tratta dei volumi del passato. Si sceglierà il massimo valore aggiunto per comunità senese».