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 2014  agosto 19 Martedì calendario

LA BUBA AL GOVERNO: «SPENDETE DI PIU’»

Se la Germania va male, l’Italia può strappare più margini per derogare dal Patto di stabilità e Draghi un via libera al quantitative easing? La domanda, da quando è stato reso noto il vistoso rallentamento della prima economia europea, è questa. E ieri la Bundesbank ha certificato che le stime formulate ad oggi sono scritte sulla sabbia. Interessanti alcuni dettagli del rapporto di agosto. È «all’inizio del 2013» che le esportazioni tedesche verso la Russia stanno calando: «evidentemente le prospettive di un commercio fiorente con la Russia sono peggiorate da ben prima della crisi in Ucraina».
D’altra parte è innegabile che Mosca è un partner commerciale importante e le sanzioni decise dall’Ue avranno effetti sulla seconda metà dell’anno – così come le dinamiche di altri Paesi – ammette la Buba. E le prospettive formulate in primavera di una ripresa dell’economia nella seconda metà dell’anno sono quindi «in dubbio». Il rapporto sottolinea anche che il calo dello 0,2% del Pil del secondo trimestre è dovuto a effetti di calendario o al fatto che una parte dell’industria aveva anticipato ai primi tre mesi dell’anno – complice l’inverno temperato – una parte degli investimenti.
Ma tra le ricette per il governo spicca quella di «una politica dei conti pubblici molto più espansiva, da attuare specialmente attraverso investimenti pubblici e sfruttando maggiormente i margini concessi sul disavanzo». Non fosse che di recente il capo economista della Bundesbank ha esortato i sindacati ad essere più esigenti sugli aumenti di stipendio, ci si potrebbe meravigliare di questa esortazione degli economisti più ortodossi a spendere di più. Ma guardando all’anemica domanda tedesca e alla sua forsennata moderazione salariale degli ultimi anni, forse non c’è da meravigliarsi. La domanda, piuttosto, è se alla luce di questo rallentamento la Germania sarà disposta, in autunno, ad accettare politiche economiche e monetarie più espansive.
Quello che molti dimenticano, discettando su Mario Draghi, è che non sempre ha preso le sue decisioni rispettando il credo della Bundesbank, ma non ha mai mancato di concordarle con Angela Merkel. L’esempio più eclatante è il 2012, quando spiegò in camera caritatis alla cancelliera che l’euro rischiava di saltare e si fece dare il via libera allo scudo anti-spread – sfidando il voto contrario di Weidmann. Anche ora , più che convincere la Bundesbank, il numero uno della Bce dovrà spiegare a Berlino che ci sarà bisogno di una nuova misura straordinaria per salvare l’Europa. Quello di un via libera sulle politiche monetarie, peraltro, sulla falsariga di quanto avvenne nel 2012, è una mossa che a Merkel riesce sicuramente più facile che avviare un dibattito interno per negoziare una maggiore flessibilità sul Patto di stabilità. Tanto più se la richiesta arrivasse da un Paese ripiombato in recessione come l’Italia e un altro con il deficit deragliato come la Francia, debolissimi dal punto di vista economico e con un vistoso ritardo sulle riforme.
I due ministri italiano e tedesco dell’Economia e delle Finanze, Padoan e Schaeuble, intanto, sono in sintonia sulla necessità di avviare quanto prima una discussione sui possibili investimenti europei. Del Patto si parlerà più in là.