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 2014  agosto 19 Martedì calendario

UTERO IN AFFITTO, LA CLINICA DEGLI ORRORI

Nei giorni scorsi le telecamere di sicurezza dell’aeroporto thai­landese di Suvarnabhumi han­no ripreso una giapponese che ac­compagnava un connazionale in par­tenza per Macao; la stessa donna, hanno confermato al Bangkok Post fonti della polizia locale, ha lasciato il Paese domenica. Anche l’ultimo rac­conto di traffici internazionali in par­tenza dalla Thailandia, travolta dallo scandalo degli uteri in affitto delle ul­time settimane, riguarda i bambini fabbricati su ordinazione in pance thailandesi. La donna, Yuka Unno, sa­rebbe soltanto una complice: il per­sonaggio centrale è Mitsutoki Shige­ta, manager nipponico 24enne scap­pato in seguito all’irruzione delle for­ze dell’ordine in un appartamento che aveva affittato a Bangkok. All’interno sono stati trovati una donna incinta e nove bambini fra i sei e i 12 mesi, na­ti da surrogate e biologicamente suoi figli (con ovociti per la maggior parte di razza caucasica). Shigeta avrebbe già portato all’estero altri tre bambi­ni, due di loro in Cambogia, che por­tavano il suo nome sul certificato di nascita.
Sarebbero quindi 13 i figli avuti dal giapponese: il suo avvocato ha con­fermato che l’uomo è il padre di tutti e che «tutti saranno accuditi». Nel frat­tempo sono stati mandati in una strut­tura, mentre la donna è stata trattenuta come testimone. L’uomo invece è accusato di traffico di esseri umani. Il principale interrogativo sollevato dal caso (nonché il più inquietante) riguarda le finalità: perché pagare per ottenere una quantità tale di prole, a 24 anni? E perché portare i figli all’e­stero? Perché poi – se lo scopo fosse cederli a ricche coppie infertili – in un Paese povero come la Cambogia? Le supposizioni sul tema, raccolte dalla stampa locale, sono da brividi: vanno dal traffico di cellule staminali a quel­lo di schiavi, dalla rete internaziona­le dei pedofili al traffico di organi. Se­condo la polizia (che sta indagando anche per scoprire chi siano le madri biologiche) sarebbero almeno cinque gli ospedali, «per la maggior parte pri­vati», coinvolti: avrebbero organizza­to gli accordi fra Shigeta e le donne.
Questa vicenda è l’ennesimo spin off drammatico della storia di Gammy, bimbo Down partorito da una surrogata e abbandonato dalla coppia di australiani che lo aveva commissio­nato. Al crescere dello scandalo, il Governo Thailandese – guidato da una Giunta militare, tutt’altro che deside­rosa di sembrare lassista sul piano internazionale – aveva deciso di mette­re finalmente in atto la stretta recen­temente annunciata sulla maternità a pagamento. Così aveva fatto scattare indagini a tappeto sugli oltre 40 cen­tri di fecondazione assistita che garantiscono al Paese un business da 4,5 miliardi di dollari l’anno. L’attenzio­ne delle autorità ha così finito per con­centrarsi, settimana scorsa, su uno dei centri più frequentati dagli occidentali (gay ed etero), All IVF Center. La strut­tura, trovata già vuota, non risulta in possesso delle autorizzazioni neces­sarie a svolgere la sua attività: oltre 700 fecondazioni in vitro l’anno.
Da queste indagini è emerso il nome di Shigeta. Alla chiusura della clinica – dove si sarebbe rivolto il 70% degli australiani che hanno cercato un ute­ro in Thailandia – il ministro degli E­steri di Canberra, Julie Bishop, duran­te un vertice delle Nazioni del Sud-Est asiatico in Myanmar, ha risposto chiedendo a Bangkok un «periodo di transizione per ragioni umanitarie»: troppi bambini geneticamente au­straliani rischiano di restare intrap­polati alla frontiera, o con le donne che li partoriranno prossimamente o ancora nei congelatori delle cliniche. Il Dipartimento per la Salute thailan­dese sta indagando su almeno altri cento casi di maternità surrogate a fa­vore di australiani e minaccia sanzio­ni ai medici che, attuando questa pra­tica per fini commerciali, abbiano in­franto il codice etico. Sarà inoltre per­seguito ogni ospedale che abbia pub­blicizzato la vendita di gameti o la scelta delle caratteristiche del figlio in provetta. Intanto il Parlamento thai­landese si prepara ad approvare, in fretta, il progetto di legge ’Protezione dei bambini nati da Procreazione me­dicalmente assistita’, pensato dal Go­verno per rimpiazzare le linee guida attuali e riempire i vuoti normativi. Il primo obiettivo: rendere illegale (e non solo non-etico) il mercato delle pance in affitto.