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 2014  agosto 19 Martedì calendario

E ROMA RISPOLVERA L’ARSENALE EX-SOVIETICO

È stato molto franco il vice-ministro degli E­steri, Lapo Pistelli: «L’I­talia fornirà ai peshmerga cur­di solo armi leggere e muni­zioni. Nessuno immagini car­ri armati o altro». Saranno del­la partita equipaggiamenti non letali: visori notturni, puntatori laser per illuminare i bersagli ai bombardieri sta­tunitensi, protezioni anti­bomba, giubbotti antiproiet­tile ed elmetti. Difficile che arrivino sistemi d’arma complessi e di fattura occidentale. Occorrerebbe troppa manutenzione e una logistica complessa. Senza parlare dell’addestramento specifico, che non vi è tempo per effet­tuare. Molto proba­bile che Roma at­tinga ad arsenali ex­sovietici, come an­ticipato nei giorni scorsi da diversi or­gani di stampa. U­no risale al 1994, al sequestro della motonave Jadran Ex­press, partita dall’Ucraina e diretta a Spalato. Nelle stive una panoplia completa: 30mila Kalashnikov, 400mila Fagot anticarro, 5mila razzi Katiusha e milioni di munizioni. Un modo per disfarsene. D’al­tronde i peshmerga combat­tono l’Isis con armi russe. Li abbiamo visti sfilare su pick­up equipaggiati di tutto pun­to: mitragliatrici pesanti, can­noni senza rinculo e lancia­razzi, tutti ex-sovietici.
I curdi fremono: vorrebbero missili anticarro di ultimo grido, sistemi avanzati di difesa aerea, corazzati da trasporto truppa e droni. Dubitiamo che saranno accontentati. Forse occorrerebbero mortai mi­gliori dei pezzi da 81/82 e 120, che armano le loro poche bat­terie. Si potrebbe ipotizzare u­no sforzo italiano. Ma niente di sofi­sticato, né di deci­sivo, per non urta­re troppo le suscet­tibilità turche, con cui sono in ballo commesse decisi­ve. Non si dimenti­chi che, dopo Berlino, Roma è il principale partner europeo dell’industria della difesa turca. Le relazioni bilaterali sono imperniate su un memoran­dum d’intesa siglato nel 1988 dai rispettivi Direttori Nazio­nali degli Armamenti, e sono oggi incentrate su una serie di programmi cruciali. Gli assi della collaborazione si chia­mano elicotteri T-129 e sistema satellitare Göktürk-1: 250 milioni di dollari per realizza­re il primo sistema turco di os­servazione della Terra.
Non mancano cooperazioni minori, soprattutto in campo marittimo, e la presenza diret­ta di nostre aziende nella pe­nisola anatolica. Fin dal no­vembre 2010, Finmeccanica ha aperto una sede di rappre­sentanza in Turchia, che si af­fianca agli uffici di AgustaWe­stland, Alenia Aermacchi, An­saldo STS e Selex Komünika­syon A.S., una controllata di Selex Communications, attiva nei settori delle comunicazio­ni militari, avioniche e profes­sionali. Un grosso freno alle i­stanze curde inoltrate al no­stro governo.