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 2014  agosto 18 Lunedì calendario

MEUCCI COME BALDINI

Abbiamo trovato il nuovo Stefano Baldini. Daniele Meucci ha 28 anni, pisano di Navacchio, è laureato in ingegneria elettronica e sta per conseguire il dottorato in robotica, è padre di due bimbi e da ieri è campione europeo di maratona. Come Stefano nel 1998 a Budapest e nel 2006 a Goteborg. Daniele ci aveva già regalato un bronzo (a Barcellona nel 2010) ed un argento continentale (a Helsinki nel 2012) sui 10.000 ma la trasformazione da fondista in maratoneta non era semplice. Ieri ha vinto alla grande portando il primato personale a 2h11’08”, un tempo ragguardevole su un percorso con una salita micidiale da percorrere quattro volte, che dice come già valga meno in termini di tempo. Ha solo avuto un aiutino, quello del compagno Ruggero Pertile, 40 anni, molte maratone nella gambe, settimo alla fine, che ha fatto da capitano in campo. È stato lui a tenerlo tranquillo quando partire all’attacco sarebbe stato pericoloso. E sempre lui gli ha urlato di andare, che la vittoria non poteva sfuggirgli.
Perché ieri, in una giornata iniziata fresca e diventata calda per il primo sole splendente sugli Europei, si poteva sbagliare. Lo ha dimostrato il polacco Marcin Chabowski partito all’avventura ancor prima del passaggio ai 10 chilometri (31”11). Troppo presto. È rimasto da solo per 25 km, è transitato a metà gara in 1h04’45” e ha raggiunto un massimo vantaggio sul gruppo dei migliori di un minuto e dieci secondi al 25° km. Ma in quella fuga verso la gloria ha bruciato tutto. Il primo a muoversi fra gli inseguitori è stato il polacco Yared Shegumo. Polacco... Nel 1999 gareggiò sui 400 piani ai Mondiali allievi di Bydgoszcz, in Polonia, e si chiamava Yared Nida. Non tornò mai più nel suo paese, l’Etiopia, ma chiese asilo politico e ora a 32 anni è diventato argento europeo.
Ma pure Meucci non è stato a guardare. Magnani gli ha urlato di partire. Pertile gli ha gridato che poteva vincere. Era il 33° km, Daniele aveva 41 secondi di distacco da Chabowski, ma in pochi minuti quel distacco lo ha divorato. Lo ha ripreso e passato in tromba dopo 1h47’58” di gara. Comunque per il polacco la luce era ormai spenta. L’ultima pugnalata è stata il sorpasso; dopo poche centinaia di metri si è accovacciato toccandosi il fegato e si è ritirato. Anche per Meucci comunque gli ultimi chilometri non solo stati facili. Quei cinque km di attacco totale fra il 35° e il 40° sul piede dei 3’03” al chilometro si sono fatti sentire. Quei soli quattro giorni di recupero dopo il sesto posto nei 10.000 potevano diventare un macigno. Ma pure dietro nessuno volava, così ha chiuso con il nuovo personale davanti a Shegumo (2h12’00”) e al russo Reunkov (1h12’25”). Pure il figlio Dario, due anni e mezzo, ha festeggiato. Approfittando dell’attimo di disattenzione di mamma Giada che incitava papà al passaggio, si è lanciato in una fontana.
Ora ci si chiede dove può arrivare il nostro ingegnere che ha iniziato a fare l’atleta a soli 17 anni dopo aver giocato a calcio come ala nel Navacchio. Era alla terza maratona della carriera dopo Roma 2010 (2h13’49”) e New York 2013 (2h12’03”). Di sicuro ha davanti un grande margine di crescita, ma l’aspetta un lavoro durissimo per poter gareggiare per le medaglie all’Olimpiade di Rio de Janeiro 2016. Ieri l’Italia avrebbe potuto conquistare anche la Coppa Europa a squadre se Lalli non si fosse ritirato dopo un malore. Ci siamo piazzato quarti grazie a Pertile, settimo in 2h14’18” e Palamini, trentaduesimo in 2h21’32”. Comunque, almeno nella maratona, siamo rinati.