Cristiano Dell’Oste e Valentina Maglione, Il Sole 24 Ore 18/8(2014, 18 agosto 2014
GIUSTIZIA, ECCO DOVE SI LITIGA DI PIU’
«Meglio un bel processo che un bel funerale», ripeteva Ugo Tognazzi in uno degli episodi del film «I mostri». Era il 1963. Ma lo stesso proverbio si adatta perfettamente alla realtà di oggi: nell’ultimo anno, in Italia sono stati avviati 71 processi ogni mille abitanti, contando le cause civili, penali e tributarie. Un tasso di litigiosità ancora altissimo, con il quale deve fare i conti anche la riforma della giustizia che il Governo ha annunciato di voler portare in Consiglio dei ministri venerdì 29 agosto.
Il Sud in testa
Dalle 101 cause ogni mille abitanti di Reggio Calabria alle 39 di Belluno la geografia del contenzioso vede molte province del Sud nelle prime posizioni. Basta uno sguardo alle classifiche per accorgersi che nel Mezzogiorno si litiga di più. Con il record delle materie fiscali, dove le prime dieci commissioni tributarie provinciali per ricorsi pervenuti si trovano tutte in Calabria, Sicilia, Campania e Puglia. Ma non mancano eccezioni pesanti. Nel civile – che da solo pesa per più di metà delle cause totali – Roma è al primo posto e Milano al terzo. Mentre nel penale in cima alla classifica c’è la provincia di Imperia, dove si intrecciano la vicinanza del confine e la criminalità organizzata.
Le classifiche sono state elaborate dal Sole 24 Ore del lunedì partendo dalle statistiche sui tribunali del ministero della Giustizia (riferite al 2012) e da quelle delle Finanze sulle commissioni tributarie (aggiornate al 2013). I dati sono poi stati ricondotti al livello provinciale, "sommando" i tribunali che si trovano nella stessa provincia (per esempio, Tivoli è stato conteggiato con Roma) e "scorporando" quelli che sono stati chiusi e aggregati a uffici di altre province (per esempio, Alba è stata conteggiata con Cuneo, e non con Asti).
Il risultato è una fotografia della "domanda di giustizia" che arriva dal territorio, con l’avvertenza che tra i procedimenti penali sono comprese anche le inchieste avviate dai pubblici ministeri, e non solo le denunce e le querele di parte.
Gli interventi
Negli ultimi anni si è cercato di ridurre questa abnorme domanda di giustizia, scoraggiando le liti inutili o evitabili. Soprattutto perché molte tra le questioni che alimentano il contenzioso sono di basso valore. Basta pensare che – oltre a quelle avviate nei tribunali – nel 2012 sono state iniziate quasi 1,4 milioni di controversie avanti al giudice di pace, che è competente tra l’altro per le cause fino a 5mila euro (20mila per le liti da incidenti stradali).
Ridurre le cause è però un’operazione complessa, perché non sempre è facile distinguere la domanda "patologica" e interventi troppo decisi rischiano di comprimere il diritto a far valere in giudizio le proprie ragioni.
I Governi hanno utilizzato a più riprese la leva finanziaria per disincentivare le cause temerarie. In primo luogo si è agito sul contributo unificato, cioè la "tassa" che occorre pagare per iniziare un processo. Introdotto nel 2002, il contributo è stato ritoccato più volte a partire dal 2005 e da ultimo con il decreto legge 90/2014 sulla Pa, approvato definitivamente a inizio agosto dal Parlamento.
Nella direzione di decongestionare le aule di giustizia va anche l’obbligo di tentare la mediazione in una serie di cause civili e commerciali prima di rivolgersi al giudice. Il vincolo, già previsto dal 2011 ma poi bocciato dalla Corte costituzionale, è stato reintrodotto a settembre 2013.
Oltre ad agire sulla domanda, negli anni si è tentato di rendere più efficiente la giustizia, soprattutto quella civile, per scoraggiare le liti pretestuose (e non danneggiare chi ne è vittima). È stata perciò rivista la geografia giudiziaria, con l’accorpamento dei tribunali minori e delle sezioni distaccate agli uffici più grandi. E l’informatizzazione del processo ha tagliato un primo traguardo, con l’obbligo, dallo scorso 30 giugno, di depositare solo in via telematica gli atti dei processi civili, tranne quelli introduttivi della lite, e del procedimento per decreto ingiuntivo.
Verso la riforma
Dal 2008 al 2013 il numero delle liti civili avviate in tribunale è diminuito del 6 per cento. Un risultato non eclatante, vista la mole del contenzioso e dell’arretrato, anche se gli effetti delle ultime misure si vedranno solo a partire dai dati di quest’anno.
Ora interverrà la prossima riforma della giustizia, in questi giorni aperta alla consultazione pubblica. Tra le misure annunciate c’è un ampio ricorso alla soluzione stragiudiziale delle controversie, con la possibilità per le parti di chiedere di spostare la lite già iniziata di fronte a un collegio di arbitri, composto da avvocati del circondario, o, prima di rivolgersi al giudice, di tentare di trovare un accordo conciliativo con l’assistenza dei legali. Tra l’altro, dovrebbero chiudersi fuori dal tribunale le separazioni e i divorzi consensuali, quando non ci sono figli minori o portatori di handicap.
La riforma dovrebbe insistere a giocare anche la carta economica con l’introduzione del principio "chi perde paga" e l’aumento degli interessi legali per i debitori morosi. Non solo: in cantiere c’è anche una revisione generale del rito, con l’ambizioso obiettivo di concludere entro un anno i giudizi civili di primo grado.