Marco Carminati, Il Sole 24 Ore 17/8/2014, 17 agosto 2014
«LEGGENDARIO» SFORZA-SAVOIA
Non è facile rendersene conto, ma moltissime delle immagini che ci sono giunte dal Medioevo e dal Rinascimento sono invisibili ai nostri occhi. Per quale motivo? Perché si trovano nelle fantomatiche “cantine” dei musei? Perché giacciono in sale serrate per mancanza di personale? Oppure perché sono relegate in raccolte «chiuse per restauri»?
Nulla di tutto ciò. Molte meraviglie dell’arte medievale e rinascimentale sono inaccessibili a causa della loro stessa natura: semplicemente perché sono miniature.
La miniatura è nata come un’arte assolutamente esclusiva, destinata a pochissimi eletti. Se si escludono i grandi libri miniati fatti per i cori delle chiese (detti per questo «corali»), che potevano essere ammirati sopra i leggii da decine di monaci in contemporanea, oppure i libri liturgici che venivano letti da più persone (Bibbie, Messali, Salteri eccetera), la gran parte dei libri miniati era in realtà destinata alla gioia di due soli occhi alla volta. Parliamo soprattutto dei libri destinati alle preghiere o alle letture domestiche, che spesso venivano realizzati con eccezionale profusione di decorazioni (e di mezzi economici) per sancire occasioni speciali della vita, come ad esempio le nozze o le alleanze tra nobili casate.
Un esempio di questa tipologia di libro – oggi totalmente inaccessibile, costato un occhio della testa, rutilante di mirabili miniature e realizzato in occasione di nozze altolocate – è rappresentato dal libro miniato più prezioso della Biblioteca Reale di Torino, il cosiddetto Leggendario Sforza-Savoia (Ms. Varia 124), uno dei manoscritti più preziosi del Rinascimento italiano, gelosamente conservato nel caveau blindato della biblioteca torinese in compagnia dei codici e dei disegni di Leonardo da Vinci.
L’obbligata “prigionia” di questo libro (obbligata per sacrosante ragioni di conservazione) è fortunatamente finita, perché finalmente questo libro potrà essere sfogliato da tutti. Ovviamente non in originale, ma grazie all’impeccabile edizione in facsimile appena realizzata in 775 esemplari da Franco Cosimo Panini Editore (in collaborazione con Treccani) e uscita nella collana «La Biblioteca Impossibile». Questa edizione è stata predisposta a seguito del restauro del codice originale (che è stato sfascicolato), e riproduce con assoluta fedeltà le 158 carte del libro, le 324 grandi miniature, le 107 iniziali miniate e tutti i fregi e le dorature. Il facsimile è inoltre corredato da un ricco commentario, curato da Pier Luigi Mulas, che svela storie, segreti e peripezie di questo libro meraviglioso. Vale la pena di lasciarsene rapire.
Il codice venne realizzato nel 1476 per il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. Contiene una raccolta di storie «da leggere» (in latino legendae, da cui il nome Leggendario) tratte dal Nuovo Testamento e dai Vangeli Apocrifi. Sono raccontate in volgare le vicende di Gioacchino e Anna, di Maria, di Gesù e del Battista, con una parte conclusiva dedicata ai furori dell’Apocalisse.
Principe gaudente e raffinato bibliofilo, Galeazzo Maria Sforza aveva sposato Bona di Savoia. Nel codice, il biscione araldico visconteo-sforzesco si alterna con lo stemma crociato dei Savoia e con i gigli del re di Francia (Bona era cognata di Luigi XI), a suggellare l’alleanza politica e matrimoniale di queste tre famiglie.
Ma a rendere davvero leggendario il Leggendario Sforza-Savoia sono le trecento grandi scene miniate che accompagnano il testo. Vennero realizzate dal milanese Cristoforo de Predis, artista attivo per gli Sforza, gli Este e i Borromeo, e autore di altri importanti libri miniati come il De Sphaera e il Libro d’Ore Torriani. Il miniatore era sordomuto, una condizione del tutto eccezionale per un artista dell’epoca. Ma l’handicap del mutismo non ostacolò affatto la grande immaginazione dell’artista: de Predis scelse di ambientare gli episodi evangelici nella Lombardia del Quattrocento. In ogni miniatura si scorge la vita quotidiana, costantemente richiamata da architetture, arredi e vesti dei personaggi. Ma si distinguono anche monumenti celebri del Ducato, come il Castello e il Ponte coperto di Pavia, oppure il Castello, l’Arengo di Milano e persino la piazza del Duomo di Milano, come si presentava a metà Quattrocento, con la facciata dell’antica cattedrale di Santa Maria Maggiore ancora in piedi davanti al Duomo nuovo in costruzione.
Purtroppo il duca Galeazzo Maria si godette ben poco questo bellissimo libro. Nell’anno stesso in cui gli venne consegnato il codice, il 1476, lo Sforza venne barbaramente assassinato mentre stava ascoltando la Messa nella chiesa di Santo Stefano a Milano.
Vuole una tradizione che il duca – forse colto da premonizione – avesse consegnato poco prima il Leggendario a una monaca milanese. Dopo la morte violenta del duca nessuno venne a reclamare il codice, e alla dipartita della suora il libro passò a suoi parenti e, di generazione in generazione, approdò nella raccolta del conte piemontese Pompeo Toesca di Castellazzo. Costui donò il codice a re Carlo Alberto di Savoia nel 1841. Il Leggendario, entrando a far parte delle collezioni sabaude, confluì nel patrimonio della Biblioteca Reale di Torino.
Nella biblioteca torinese il codice continuerà a essere conservato inaccessibile per ragioni di conservazione. Ma con un’importante novità: in occasione della pubblicazione del facsimile, Franco Cosimo Panini Editore ha realizzato all’interno della Biblioteca Reale di Torino una postazione interattiva che rende possibile l’entusiasmante esplorazione in loco del leggendario Leggendario Sforza-Savoia.