Sebastiano Vassalli, Corriere della Sera 17/8/2014, 17 agosto 2014
LAMBRUSCO PER I RIBELLI DEL MAGGIO PARIGINO
Un libro di Corrado Costa a cura di Eugenio Gazzola, I minimi sistemi e altre storie (Diabasis), mi ha fatto tornare alla memoria il suo autore, nato a Parma nel 1929 e scomparso nel 1991 a 62 anni. Non che mi fossi dimenticato di lui, ma «il fragorìo» del presente, come lo chiamava Leopardi, è così assordante! E quindi anzitutto grazie a Gazzola, che da parecchi anni si occupa di personaggi e di vicende emiliane del secondo Novecento (Adriano Spatola, le avanguardie a Fiumalbo, la rivista «Malebolge»). Corrado Costa, tra i fondatori del Gruppo 63, rischia di essere ricordato per aver fatto da tramite tra l’editore Feltrinelli e le nascenti Brigate rosse, di cui all’epoca non poteva prevedere gli sviluppi; e come avvocato difensore di terroristi. Fu anche questo: ma fu soprattutto un uomo generoso che sognava un mondo migliore, e un amico affettuosissimo anche con i non rivoluzionari come me. Credeva in una rivoluzione che era l’esatto contrario di quella descritta da Mao, che «non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo; non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza...». La rivoluzione di Corrado era proprio tutte quelle cose; ed era anche la damigiana di lambrusco che lui portò a Parigi nel maggio 1968. Me lo raccontò lui stesso: quando i giornali incominciarono a parlare della rivolta degli studenti, il suo primo pensiero fu di salire in macchina e di mettere nel baule una damigiana del suo vino, per «quei ragazzi» che non conosceva. A causa del viaggio il lambrusco risultò imbevibile; ma Costa è tutto in quell’episodio. Io lo ricordo così.