Manuel Follis, ItaliaOggi 15/8/2014, 15 agosto 2014
PRIME OMBRE CINESI
La sorpresa di quest’anno nella classifica dei super ricchi di Piazza Affari arriva da Oriente ed è la comparsa della People’s Bank of China che, come si dice per i dischi alla radio, entra direttamente all’ottavo posto in classifica. Dall’annuale rilevazione di MF-Milano Finanza sul valore del patrimonio dei Paperoni di borsa questo è il dato più innovativo rispetto alle graduatorie del passato.
La calata dei cinesi sul listino italiano è stato uno degli argomenti caldi dell’estate, visto che dopo l’incursione di marzo in Eni ed Enel, la Banca centrale cinese ha acquistato anche il 2% di Fiat, Generali, Prysmian e Telecom Italia arrivando a un patrimonio borsistico totale di 3,11 miliardi, superando quindi nientemeno che Silvio Berlusconi, che fino al 2004 è stato per anni il re incontrastato della classifica dei Paperoni. Al comando della classifica 2014 però si conferma il patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, che già nel 2013 aveva preso il comando della graduatoria. Il patrimonio dell’imprenditore, il cui portafoglio di titoli quotati comprende anche Foncière des Regions, Generali, Space e Unicredit, è rimasto sostanzialmente stabile a 15,16 miliardi con una variazione minima (-0,48%) sulla ricchezza in titoli del 2013. In ogni caso, anche se il patrimonio complessivo è lievemente diminuito, Del Vecchio ha guidato il gruppo dei campioni di incasso di dividendi 2014, ottenendo 310,4 milioni grazie alle cedole legate alle partecipazioni in Foncière des Regions, Generali, Luxottica e Unicredit, con una crescita del 14% rispetto all’anno precedente.
Al secondo posto invece c’è stato un avvicendamento che ha visto Miuccia Prada e Patrizio Bertelli scalzati dai fratelli Paolo e Gianfelice Rocca (primatisti nel 2012). In entrambi i casi l’investimento è rappresentato da una sola società, ma mentre Prada ha patito un anno complesso per il settore del lusso e ha visto una flessione del 27,9% del titolo (che ha portato la quota dei due coniugi a 10,48 miliardi), la multinazionale dell’acciaio Tenaris, che fa capo ai Rocca, è riuscita a contenere il calo borsistico rispetto all’anno scorso al 4,3%, a 11,41 miliardi. Alle spalle dei primi tre, la top ten dei Paperoni è poi composta dai soliti noti che da anni fanno parte di questa particolare ed esclusiva cerchia. Al quarto posto ci sono i fratelli Benetton, forti delle loro partecipazioni in Atlantia, Autogrill, Caltagirone Editori, Mediobanca, Pirelli e World Duty Free, che hanno incrementato il patrimonio borsistico del 7,7% a 8,81 miliardi. Al quinto posto, lo stesso dell’anno precedente, c’è Emmanuel Besnier, azionista di riferimento di Parmalat, il cui titolo da un anno a questa parte ha registrato un incremento dell’1,8% portando la ricchezza complessiva a 3,8 miliardi.
Al sesto posto salgono in classifica le famiglie Agnelli/Nasi che attraverso Exor vedono il capitale crescere del 7,7% a 3,45 miliardi. Il 2014 è stato un anno fondamentale per la famiglia, contrassegnato dalla fusione tra Fiat e Chrysler, varata ufficialmente l’1 agosto e che porterà a una successiva quotazione autunnale a Wall Street. Un’operazione che probabilmente avrà un impatto sul patrimonio quotato della famiglia, ma che verrà registrato nella prossima classifica. Al settimo posto, subito prima della banca centrale cinese, c’è un’altra new entry ovvero Stefano Pessina che, a seguito dell’operazione siglata a inizio agosto, è uno dei grandi azionisti del colosso Walgreens Boots Alliance. La fusione sarà completata nel primo trimestre 2015 e darà vita al primo gruppo di distribuzione al mondo di prodotti farmaceutici e per il benessere. All’ottavo come anticipato c’è la People’s Bank of China, mentre scivola al nono posto Silvio Berlusconi. L’ex premier è uno dei personaggi che ha vissuto la classifica ad elastico negli ultimi anni. Dai tempi in cui era leader incontrastato dei ricchi di Piazza Affari, nel 2012 è finito addirittura fuori dalla top ten per rientrare prepotentemente nel 2013 al sesto posto con un incremento della ricchezza quotata da 1,6 a 3,45 miliardi, che significa avere più che raddoppiato il valore delle partecipazioni. Il 2014 è stato invece meno soddisfacente e il patrimonio delle quotate (Mediaset, Mediobanca, Mediolanum, MolMed e Mondadori) è complessivamente sceso dell’11,5% a 3,05 miliardi. Un soffio sotto, a 3,02 miliardi, ci sono i Boroli Drago, che chiudono la top ten della classifica dei Paperoni con le loro partecipazioni in Antena 3, Dea Capital, Generali, Greenitaly 1 e Gtech. Fra i trend del 2014 c’è sicuramente quello della presenza straniera fra i super ricchi del listino. Della Cina e del francese Besnier si è già detto, ma attraverso Unicredit ci sono due grandi azionisti che si segnalano nelle prime 20 posizioni ovvero lo sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahayan (Abu Dhabi), ormai noto azionista forte dell’istituto guidato da Federico Ghizzoni con una partecipazione che grazie al buon andamento degli ultimi 12 mesi è arrivata a 2,1 miliardi, e il governo libico, che ha quote in Finmeccanica e Retelit ma principalmente in Unicredit, i cui investimenti a Piazza Affari valgono poco più di 1 miliardo. Più in basso in classifica fa la sua comparsa anche l’argentino Eduardo Eurnekian (70esimo posto) che con le due offerte pubbliche su Sat (aeroporto di Pisa) e Adf (Aeroporto di Firenze) oggi ha raggiunto il controllo dei due scali toscani (le sue quote valgono complessivamente 113 milioni). A guardare la classifica e la posizione di Diego e Andrea Della Valle potrebbe sembrare che Tod’s abbia fatto peggio della media nel settore della moda e del lusso, mentre invece semplicemente la graduatoria non tiene più conto della quota di Saks, il cui 15,8% è stato ceduto in opa ad Hudson Bay, per 360 milioni di dollari, importo incassato ma che non compare più sotto forma di azioni. Il valore complessivo delle azioni dei Della Valle (oltre a Tod’s ci sono anche Bialetti Industrie, Piaggio, Rcs, Poligrafici eUnicredit) è sceso in un anno del 34,5% a 1,85 miliardi. Restando al settore del lusso, che finora comunque non ha vissuto un 2014 brillante, la famiglia Miletti Ferragamo Wanda ha visto il titolo Salvatore Ferragamo perdere il 22,9% in borsa e quindi il suo peso borsistico è sceso a 1,94 miliardi. Al contrario Francesco Gaetano Caltagirone fa parte degli azionisti che hanno incrementato il valore delle loro partecipazioni. La galassia di quote che fa riferimento all’imprenditore romano (Acea, Caltagirone, Caltagirone Editori, Cementir, Generali, Unicredit, Vianini Industria e Vianini Lavori) è infatti cresciuta in valore del 33,3% a 1,87 miliardi. È andata molto bene anche a Giuseppe De’ Longhi, salito a 1,6 miliardi grazie alle quotate De’ Longhi e deLClima.
In generale la stagione 2013-2014 è stata positiva per Piazza Affari e quindi la ricchezza complessiva dei principali azionisti del listino è aumentata. In un anno l’indice Ftse All Share è cresciuto del 12,12% e la capitalizzazione di borsa è passata da 422 a 474 miliardi. Così tutti i Paperoni della borsa hanno visto il valore dei loro titoli passare da 100,6 a 108,2 miliardi, con una crescita del 7,5%. Passando poi a considerare le variazioni assolute e quindi quali personaggi della finanza italiana hanno visto incrementare maggiormente il valore delle rispettive quote, al primo posto troviamo Fabrizio Di Amato, azionista di Maire Tecnimont, la cui partecipazione è passata da 150 a 292 milioni (49esimo tra i Paperoni). Vittorio Merloni grazie a Indesit ha portato la sua quota da 295 a 546 milioni. Sul podio c’è anche Antonio Ferraioli (dell’azienda conserviera La Doria) la cui ricchezza in titoli è passata da 64 a 112 milioni. Per una volta sorride anche Marco Fossati che è uno dei principali azionisti di Telecom Italia. Per anni il titolo ha fatto soffrire l’imprenditore, ma nell’ultimo anno le azioni della compagnia tlc si sono apprezzate del 57% e tra questa partecipazione e quella in Gas Plus, il finanziere brianzolo ha portato il valore dei suoi titoli da 348 a 571 milioni. Nella graduatoria che tiene conto dei maggiori incrementi compaiono anche Mario Rizzante (Reply) passato da 181 a 280 milioni, Giampietro Nattino (Banca Finnat Euramerica) salito da 70 a 103 milioni, Alberto Bombassei (Brembo) da 681 a 997 milioni, Giampiero Pesenti (Italmobiliare) da 197 a 288 milioni e infine Luigi Maramotti, che tra Credito Emiliano e Unicredit nell’ultimo anno ha visto la sua ricchezza lievitare del 43,1% e passare da 641 a 918 milioni (25esimo nella classifica complessiva dei Paperoni). Per un gruppo di soggetti che brindano alle migliori performance ce ne sono altri che per svariati motivi hanno invece visto decrescere il tesoretto delle quotate. Tra questi ci sono i citati Della Valle, su cui pesa la cessione di Saks, Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, oltre a Simonpietro Salini, protagonista nel 2013 attraverso l’opa su Impregilo che l’aveva portato in un anno ad aumentare il patrimonio di famiglia sul listino milanese da 318 milioni a qualcosa come 1,2 miliardi di euro e balzando al 17esimo posto in classifica. A un anno di distanza il costruttore romano ha perso qualche posizione (è 24esimo) con un patrimonio quotato inferiore a 1 miliardo (923 milioni). Osservando le peggiori performance chiaramente il settore della moda è quello che è stato più colpito e quattro delle cinque posizioni rilevanti sono occupate da manager o imprenditori che operano nel business lusso. Per esempio si trova Brunello Cucinelli, la cui ricchezza è diminuita del 22,7% e passata da 882 a 682 milioni. Tra gli altri compaiono poi Davide Trevisani (Trevi) passato da 216 a 183 milioni, Gustavo Denegri (DiaSorin) da 804 a 708 milioni, i fratelli Moratti (Massimo e Gian Marco) che tra Saras, Pirelli, Space e Prelios negli ultimi 12 mesi hanno visto le loro partecipazioni flettere del 7,7% e la ricchezza a Piazza Affari passare da 486 a 448 milioni. Infine in calo figurano Paolo e Cesare D’Amico (D’Amico shipping) con un valore passato da 123 a 116 milioni e Davide Usberti (Gas Plus) da 150 a 141 milioni.