Paolo Siepi, ItaliaOggi 15/8/2014, 15 agosto 2014
PERISCOPIO
Il ministro Maria Elena Boschi è fisiognomicamente speculare alla Santanchè. Non a caso articola concetti istituzionali scostandosi una ciocca di capelli dagli occhioni, rimarcando con pedanteria da esame biennalizzato una implicita differenza rispetto alle donne di quel regno burlesco di cui B. era signore e schiavo, fatte bersaglio delle peggiori illazioni da quegli stessi che oggi agitano il vessillo delle quote rosa. Certo, il renzismo è riuscito dove il berlusconismo ha fallito, anche nel dare credibilità istituzionale alla mera apparenza. Daniela Ranieri. Il Fatto.
Il 24 per cento dei visitatori dell’Expo 2015 arriveranno con la linea rossa della Metropolitana, quindi dovremo passare da 47 a 57 treni con frequenze più alte. A luglio avremo in servizio 14 nuovi treni sulla linea rossa: senza quei treni non potremmo potenziare il servizio. Dovremo, anche, prolungare l’orario serale. Bruno Rota, presidente dell’azienda milanesi trasporti, Atm. la Repubblica.
In un mio articolo, sbagliando, diedi per morta Tina Anselmi, ma non se n’è accorto nessuno. Segno che non si avverte la sua mancanza dalla scena pubblica, nonostante l’ex compagna Ritanna Armeni, oggi convertitasi a scrivere sull’Osservatore Romano, abbia salutato come un evento epocale il fatto che Tina Anselmi fosse diventata il primo ministro femmina dopo 836 ministri maschi in 115 anni di storia italiana (ma va precisato che nel nostro Paese le donne hanno il diritto di voto soltanto dal 1946). Ricordo l’esultanza nei severi saloni del Corriere della Sera quando nel 1978 fu approvata la riforma sanitaria tenacemente voluta dalla Anselmi, che soppresse la mutua e istituì a partire dal 1980 il Servizio sanitario nazionale. Pareva la madre di tutte le conquiste sociali. Invece ha solo creato la più grande «industria» nazionale dopo l’edilizia, un’enorme mangiatoia. Con regioni, come la Sicilia, dove ci sono più medici ospedalieri che degenti: 9.369 camici bianchi per 7.624 posti letto. A distanza di un trentennio, il risultato è sotto gli occhi di tutti: moltiplicazione esponenziale della spesa. Scandali e ruberie sono favoriti dalla mancanza di un unico centro nazionale deputato all’acquisto del materiale sanitario, per cui una siringa che all’ingrosso vale 3 centesimi viene pagata dalle Asl in media 7 centesimi. Il 133 per cento in più. E tralascio il resto, dalle garze alle Tac. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.
Gli anni trascorrevano lenti, le estati erano lunghe come ere geologiche, e cambiavano il corso della vita. Si entrava nelle vacanze con i calzoni corti e si tornava a scuola con quelli alla zuava, che dovevano essere ben larghi, ridondanti sulle calze o, per chi se li poteva permettere, sugli stivaloni, secondo la marziale moda di quell’epoca. C’era la guerra all’orizzonte, temuta dai grandi e attesa con trepida curiosità dai ragazzi. Guglielmo Zucconi, La divisa da Balilla. Edizioni Paoline, 1987.
Marx descriveva lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo riferendosi ai corpi. Adesso esso passa per l’alienazione degli spiriti. Ovviamente non ci sono, a Wall Street o a Hollywood, dei cattivi che orchestrano questa politica. Noi andiamo verso una società che riesuma la schiavitù. La nostra società non è davanti a un problema di povertà ma di schiavitù. Jean-Luc Marion, filosofo, specialista di Cartesio, insegna all’università di Chicago. Le Figaro.
Rispetto ai marxisti e ai nazionalisti, i grandi sovrani europei, per nascita, per natura, per cultura, per educazione e per visione del mondo, avevano tutt’altra idea. Essi si ispiravano ad Alessandro il Grande e all’Impero di Roma, ne coltivavano la visione universalistica e l’idea di fondo del retto governo, che si limita alle grandi scelte e lascia a ogni popolo, a ogni città, a ogni comunità la possibilità di organizzarsi autonomamente secondo il meglio. Fabrizio Rondolino, L’Italia che non esiste. Mondadori, 2011.
Ci si trova alla biglietteria di Bayreuth con posti disponibili perché è appena morto qualche prenotato... E si scoprono nei musei vuoti gli animali di Franz Marc, e Macke, e Kirchner, e Otto Dix, di cui nessuno a scuola ci ha mai parlato, fra quei coglioni mai usciti da Utrillo e Rouault, e Chagall come tops dell’arte del Novecento. Alberto Arbasino, Fratelli d’Italia. Adelphi, 1993.
Er sor Filippo è un chiericone del catasto di quelli neri neri, che annidano di preferenza tra San Luigi de’ Francesi e la Minerva. Impercepiti dal passante distratto e da quello che va de prescia, a ora d’agio, un piede appresso l’altro, sogliono deambulare le loro dilette stradicce. Alle rare occasioni si avventurano chiane chiane per via Colonna o s’inoltrano agorafobici su li serci de piazza de Pietra, non senza disdegnare la fojetta, e la pizza snobistica der napoletano; e poi pe quer budello de via de Pietra arriveno magari a sfociar sul Corso. Di quaresima, luttuosi e boffici, si contentano lungheggiar Santa Chiara, sotto ai due globi de’ due alberghi, fino all’elefante e al suo gentile obelisco, e alle vetrine dei rosari e delle madonne; passo passo, ridiscendono; schivata per un pelo una bicicletta, imboccheno la Palommella e sfioreno er dedietro ar Panteone; già ormai però sulla via del ritorno, e come un po’ delusi del crepuscolo. Carlo Emilio Gadda, Quel pasticciaccio brutto de via Merulana. Garzanti, 1957
La gente brontola, le restrizioni alimentari preoccupano, gli osti imparano a nascondere la bistecca sotto eccessive porzioni di cicoria; il conte di Torino fa incetta di sapone e io mi giuoco cento lire con Flaiano a un tavolino della pasticceria Eleuteri scommettendo che la guerra la perderemo; Flaiano è convinto di no; ma ho l’impressione che lo faccia per scaramanzia. Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani
Il direttore era un ometto pallido, dalle palpebre rosate, il naso aguzzo e fremente come il muso di un animale che fiuta il cibo. I ragazzi lo chiamavano «il topo» o «il tapiro». Tese a Philippe entrambe le mani, fredde e umidicce. Irène Némirovsky, Suite francese. Adelphi.
«Mi sto facendo sfrattare. Mi stanno mettendo tutto sul marciapiede: i miei libri, le mie carte, la mia testa di cervo...». «Tu hai una testa di cervo a casa tua? Perché?». «Perché non c’è spazio sufficiente per un cervo tutto intero». Francis Blanche, Pensées, réplique et anecdotes. Editions J’ai lu, 1966.
Cara, siamo qui per un’avventura... E allora, avventuriamoci. Totò. il Messaggero.
Il sigaro acceso rivela temperamento. Acceso, carattere. Roberto Gervaso. il Messaggero.