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 2014  agosto 15 Venerdì calendario

DALLA TERRA DEL SOLE A RAFFAELLO ECCO I TESORI CHE NON SFRUTTIAMO


IL CASO
ROMA Accanto all’Italia dei mille tesori, c’è quella che non si sa vendere. Come dei 30 milioni di persone che ogni anno visitano Venezia l’85 per cento si accalca nel «triangolo delle Bermude» (e d’estate, dei bermuda) che ha per vertici San Marco, Rialto e l’Accademia, ignorando San Pietro a Castello che ne è stata la Cattedrale fino al 1807, o San Giacomo dell’Orio (pala di Lorenzo Lotto), così i turisti raramente si spingono fuori dai sentieri conosciuti: Roma, Firenze, appunto Venezia, al massimo Napoli o Pompei, poco altro.
PEGGIO IL SUD DEL NORD
Possediamo magnificenze completamente dimenticate. Ovviamente, più al Sud che al Nord. Provincia di Isernia: San Vincenzo al Volturno è un’immensa abbazia, affreschi di IX secolo nella cripta di Epifanio; nemmeno 10 mila turisti all’anno, 9.790 per essere esatti. Provincia di Campobasso: Sepino, antica città sannita e poi romana; magnifico teatro da tremila posti; 17.520 visitatori all’anno. E nel vicino museo, 3.266 nel 2013, di cui 1.234 non paganti: 2.418 euro d’incasso. Non ripagano nemmeno il costo del bigliettaio. Un’altra abbazia, un po’ più a Nord, forse la romanica più bella in Centro Italia, San Clemente in Casauria, provincia di Pescara: lì, si entra gratis, favoriti anche dal vicino casello dell’autostrada; ma l’anno scorso, l’hanno fatto in appena 19.357 persone: 50 in media al giorno, cinque ogni ora. Ancora più a Nord, appena dieci chilometri da Forlì, c’è Terra del Sole, “città ideale” pianificata da Cosimo I Medici, architetti Baldassare Lanci e Bernardo Buontalenti, lo stesso della Tribuna degli Uffizi; mura intonse, cinque celle segrete piene di graffiti, il più completo archivio criminale fino al Settecento di tutt’Europa, un impianto urbanistico che mostra tutta la «città-fortezza» come era.. Quasi nessuno la conosce; meglio limitarsi all’attigua Castrocaro: del resto, fanno parte dello stesso Comune.
BASSI INCASSI
Nel magnifico Palazzo Ducale di Urbino, quello «in forma di città» voluto da Federico da Montefeltro, con capolavori a dir poco strepitosi (dalla Flagellazione di Piero della Francesca, a Raffaello, Paolo Uccello, Tiziano, Melozzo da Forlì), 162 mila ingressi alll’anno (76 mila gratis); però, nei mesi invernali, spesso giornate senza nessuno. E al Museo archeologico di Ancona, 3.276 paganti, 9.894 gratis, nemmeno 11 mila euro d’incasso, un custode costa assai di più. E’ l’Italia che non sai: quella sconosciuta, che non è capace di promuovere se stessa.
CAPOLAVORI DIMENTICATI
A Roma, 200 metri dal Colosseo che è la meta in Italia più frequentate, c’è la Basilica dei Santi Quattro Coronati: cicli di affreschi tra i più antichi e famosi (perché li abbiamo studiati sui libri di scuola: Papa Silvestro che guarisce Costantino dalla lebbra), luogo dei più negletti: la metà delle infinite volte che ci sono andato, nessuno a tenermi compagnia. Andiamo nella ricca Toscana: a Pisa, non c’è soltanto una Torre che pende. A Palazzo reale, il museo nazionale con dei Guido Reni, Bronzino, Canova, anche un piccolo Raffaello (una tavoletta dei Miracoli di San Nicola da Tolentino: le altre due sono a Detroit), l’anno scorso sono entrati 519 paganti e, in tutto, 4.165 visitatori; un introito di appena 2.425 euro: costa più incassarli. E si potrebbe continuare ancora assai a lungo: 845 persone in un anno alla Villa Giustiniani Odescalchi di Bassano Romano (gratuita); 4.578 paganti al Museo di Tarquinia; nemmeno ottomila a quello di Vulci: circa 22 al giorno. Forse, ci serve una «visiting review», non è vero?