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 2014  agosto 15 Venerdì calendario

QUELLA LETTERA «N» DIVENTATA UNA STAR

Tutto è cominciato con quella Nun, la lettera N con cui il sedicente Califfato ha marchia­to le case dei cristiani di Mosul prima di co­stringerli alla fuga. Una che il mondo ha imparato a conoscere, non tanto come marchio della vergo­gna, come intendevano i terroristi, bensì come sim­bolo di una campagna internazionale a favore dei cristiani perseguitati. La lettera ha, così, trovato un’i­dentità tanto forte da riscattare le sue origini incer­te. Diventando una star. Se, infatti, tutti sappiamo che quella lettera sta per la parola araba Nasara( na­zareni), è controversa l’origine del termine. Se sia, cioè, un dispregiativo o un semplice sinonimo di masihiyyun, seguaci del Messia. Non è, infatti, no­to come i cristiani d’Arabia – parliamo del VI-VII se­colo – si autodefinivano. La parolaNasararicorre ra­ramente prima dell’islam. Nel Corano si trova 14 volte, sempre al plurale, di cui 12 volte insieme alla parola «ebrei». Un famoso versetto (Mensa, 82) met­te la parola in bocca agli stessi cristiani. «Troverai che i più cordialmente vicini a coloro che credono so­no quelli che dicono: “Siamo Nasàra!”. Questo av­viene perché fra di loro vi sono preti e monaci ed es­si non sono superbi». La parola ha creato non pochi problemi per i linguisti arabi. Sul Lisan al-’Arab, il più corposo vocabolario di lingua araba, si legge che Nasrani (il singolare di Nasara) è l’abitante di un Paese del Levante che es­so chiama con quattro no­mi diversi, tra cui Nasran, con l’evidente obiettivo di risolvere l’enigma dell’ag­gettivo. Gli esegeti musul­mani hanno cercato la so­luzione nella radice NSR (vincere o sostenere) e i suoi derivati, richiamando il ver­setto 14 della sura dei “Ran­ghi serrati” in cui viene ri­petuta la parola Ansar, che significa ausiliari o parti­giani: «O voi che credete! Siate gli ausiliari di Dio, co­sì come disse Gesù figlio di Maria agli apostoli: “Chi sa­ranno gli ausiliari miei ver­so Dio?” Ed essi risposero: “Noi siamo gli ausiliari di Dio!”». Anzi. Un teologo ra­dicale ha visto nel passag­gio da Ansar a Nasara una sorta di degradazione se­mantica, visto che il para­digma indica sempre per­sone colpite da difetti, come in Kasala, Sakara, Na­dama, che traducono pigri, ubriachi, pentiti. In tal caso l’uso coranico di Nasaranon sarebbe altro che una «punizione divina» per aver dato a Gesù gli at­tributi di Dio. La diatriba ricorda da vicino quella che nelle lingue europee riguarda l’uso alternativo di Nazoraios e Nazarenosper riferirsi a Gesù di Nazareth nella Bib­bia greca, nel quale alcuni studiosi hanno visto l’e­timo di nazireo o nazirita, ossia l’ebreo consacrato. Gli Atti degli Apostoli (24, 5 ) ricordano l’episodio del processo di Paolo davanti a Felice in cui l’avvocato Tertullo esoridisce dicendo: «Abbiamo scoperto che quest’uomo è una peste, fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è capo del­la setta dei Nazorei». È quindi probabile che questo appellativo sia passato in arabo sotto la forma di Nasara oppure, come sostengono alcuni studiosi, che fosse relativo a una setta giudeo-cristiana dif­fusasi nell’Arabia pre-islamica. Nazareni, ausiliari, cristiani giudaizzanti: Quale che sia l’origine della parola, è chiaro che i jihadisti intendono con essa un marchio della vergogna, ma – come l’abbiamo scritto su Avvenire – non sarà mai per chi lo subisce, bensì per coloro che lo impongono.