Danilo Mainardi, Corriere della Sera 15/8/2014, 15 agosto 2014
LA RARITÀ DEL MANTO LA RENDE PREZIOSA COME I DESTRIERI DEI RE
Sono rarissimi gli albini e la nascita in una popolazione di un individuo dal manto bianco è sempre qualcosa di magico, di fantastico. Fa correre la mente ai mitici leoni bianchi in Africa, a tigri ed elefanti albini in Asia, per non parlare del bianco leviatano di Melville o della colomba della pace di Picasso. Mi accadde, anni fa, di scoprire un capriolo albino, al galoppo mentre in un bosco attraversava una radura verde e la sua apparizione fu un incanto indimenticabile. D’altronde, se il gene dell’albinismo è presente in una popolazione, prima o poi qualche individuo albino non può che comparire. È un gene recessivo quello dell’albinismo, presente in mammiferi e uccelli, che in stato di purezza genotipica nasconde il colore proprio della specie, qualunque esso sia, anche il più sgargiante. I rarissimi albini spiegano bene come funziona la natura e perché, non a caso, sono rari. Se in uno stormo di colombe bigie a una, per sua disgrazia, capita di nascer bianca, sarà lei ad attrarre l’attenzione d’un falco pellegrino o di un lanario. E sarà, fatalmente, sua facile preda. Guai, in natura, a non aderire perfettamente al modello ottimale per la sopravvivenza. Modello messo a punto, generazione dopo generazione, dalla selezione naturale. Ma agli allevatori piacciono le varianti. Piace all’allevatore il cosiddetto «scherzo di natura»: se appena può ne trae una razza. La grande varietà delle razze domestiche del resto ha all’origine questa umana preferenza per le devianze dal modello ottimale. Il cavallo bianco poi, porta con sé un alone di leggenda. È protagonista di favole e di miti. È cavalcato da principi azzurri. È il cavallo dell’uomo di potere. Nelle parate è sempre il duce, il re, l’imperatore, colui che cavalca il simbolico cavallo bianco. La cavalleria lo segue montando sauri o roani o morelli, ma bianchi mai, è proibito. Nei dipinti che raffigurano lo storico incontro di Teano (splendido l’affresco nella sala del palazzo pubblico di Siena) è Garibaldi, non a caso, a cavalcare un cavallo bianco. Perché solo chi è raro è prezioso per la mente umana. Anche la puledra albina di Assisi (siamo in attesa del nome…) gode già di una sua specialissima attenzione. Quando sarà fatta correre in gare tutti gli occhi saranno per lei.