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 2014  agosto 15 Venerdì calendario

YESTERDAY: «L’HO COMPOSTA IN SOGNO. MI SVEGLIAI E LA CANZONE ERA LI’»

È il 1963, i Beatles sono già i Beatles ma non hanno ancora conquistato l’America. La rivoluzione del gusto degli Anni Sessanta è iniziata, quella dei costumi ancora di là da venire, e Paul McCartney va ad abitare a casa della fidanzata, l’attrice Jane Asher, ma non dorme con lei, ha una camera tutta per sé all’ultimo piano.
«Non so come - racconterà anni dopo - ma riuscii a farci entrare un pianoforte. Così, una mattina, mi svegliai con una canzone in testa e un pensiero: dove l’ho già sentita? Forse da mio padre, che di motivi jazz ne conosceva moltissimi. Forse è solo un ricordo - pensai - ma comunque mi sedetti alla tastiera e misi giù gli accordi, giusto per non dimenticarla. Poi per un po’ la suonai a tutti gli amici, domandando: questa la conosci? Perché è impossibile che l’abbia scritta io, l’ho sognata una notte».
Quella melodia, così bella eppure così semplice, quasi elementare, diventerà Yesterday, la canzone più suonata al mondo (pare che ne siano state registrate più di tremila versioni), il motivo pop simbolo del Novecento secondo diversi sondaggi di fine secolo, tredicesima delle cinquecento canzoni più belle di ogni tempo secondo la rivista Rolling Stone, la ballata malinconica quintessenziale, così perfetta che ancora oggi sembra impossibile che nessuno l’avesse pensata (o sognata) prima di Paul McCartney in quella notte londinese degli Anni Sessanta.
Pareva impossibile anche a lui, che per un mese nella primavera del 1965, non del tutto convinto dagli amici, propose la sua canzone agli altri Beatles, a discografici e addetti ai lavori, certo che prima o poi qualcuno avrebbe scoperto a quale vecchio standard jazz o addirittura a quale compositore classico si fosse inconsciamente ispirato. In questa fase il titolo della composizione è Scrambled Eggs, «uova strapazzate»: Scrambled eggs, Oh my baby how I love your legs, «uova strapazzate, ragazza, quanto mi piacciono le tue gambe», una stupidaggine che però ha la giusta ritmica.
McCartney è sempre stato un meraviglioso melodista e un modesto autore di testi. Decidere come sostituire Scrambled Eggs e dare un significato a quella ballata, messa a punto nei momenti liberi concessi dalle riprese del film Help!, non è facile: ci riesce in Portogallo il 27 maggio 1965, sulla strada che dall’aeroporto di Lisbona lo porta alla villa in Algarve del suo amico Bruce Welch, chitarrista con gli Shadows. Sul retro di una busta scrive «Yesterday» e i primi versi della canzone alla quale ha lavorato da solo, senza l’aiuto dei Beatles né del loro produttore George Martin.
Di che cosa parli la canzone non è semplice dirlo: di un generico sentimento di nostalgia, del desiderio di tornare indietro nel tempo per cancellare parole sbagliate che - sembra - hanno fatto morire una storia d’amore: «Ieri, tutti miei problemi sembravano così lontani. Ora pare che debbano rimanere con me, oh, credo in ieri». Un addio alla giovinezza scritto da un ragazzo di 22 anni che conosce già il successo e la fama (e il cinismo che intorno ad essi prospera)?
Oppure, come penseranno in molti, una sorta di messaggio spedito a sua madre, Mary, quella che gli diceva sempre «Let It Be» (ecco un’altra canzone giunta in sogno), morta nove anni prima senza che lui riuscisse a dirle quanto le voleva bene: «Perché se n’è dovuta andare non lo so, non lo disse mai».
Molto prima di diventare famosi, McCartney e John Lennon avevano stipulato un patto - mai rinnegato - secondo il quale tutte le canzoni da uno di loro composte avrebbero portato la firma di entrambi e sarebbero state cantate dall’autore. Così, il 14 giugno 1965, Paul entra da solo nello studio di Abbey Road e registra per due volte voce e chitarra di Yesterday. Aveva considerato l’idea di arricchire il suono con i nuovi suoni elettronici dell’apposito dipartimento sperimentale della Bbc, si pensa a un accompagnamento all’organo a cura di John Lennon, ma poi nasce l’idea di chiedere aiuto a un quartetto d’archi. Nessun gruppo l’aveva mai fatto prima e Paul, preoccupato di sembrare melenso, chiede agli strumentisti di non usare troppo vibrato.
È l’idea giusta: Yesterday è la prima canzone dei Beatles registrata da uno solo dei quattro Fab. Anche per questo, forse, in Gran Bretagna non esce come singolo, ma solo all’interno dell’album Help!. Negli Stati Uniti è subito un successo ed è il quinto 45 giri di fila dei Beatles che finisce al numero uno. «Eravamo un gruppo rock, Yesterday era troppo morbida per noi», dirà poi Paul McCartney, ma certo, quella canzone all’interno del gruppo e del suo entourage rimase sempre sua, assolutamente sua e solo sua. Tanto che non è esagerato dire che i Beatles cominciarono a sciogliersi quel giorno del 1965 in cui ad Abbey Road John, George e Ringo uscirono dallo studio per far posto al quartetto d’archi.