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 2014  agosto 15 Venerdì calendario

OLTRE I SUBPRIME, WALL STREET PASSA AI BOND SU MUTUI DI CASE DA PIGNORARE

Fino al 2007, tendevano a piazzare ai risparmiatori bond formati da cartolarizzazioni di mutui erogati a cattivi pagatori (ora negli annali come subprime). Oggi, in uno spettacolare aumento di efficienza del mercato, vendono bond con dentro mutui già saltati, di case pronte al pignoramento. Non solo le banche Usa, vende soprattutto il Dipartimento casa e sviluppo urbano (Hud), per liberarsi di quei prestiti evitando perdite a carico dei contribuenti. E a comprare, d’altro canto, non sono solo i soliti speculatori, ma anche grandi fondi pensione, per ora nascosti dietro il dito della “modica quantità”. Sembra una parodia, non lo è. A meno di considerare parodia i mercati dal 2012, dove i tassi a zero e la liquidità galattica ampliano le situazioni di strabismo tra rischi percepiti e reali. La corsa al rendimento è ormai uno sparo di cannone a Wall Street. E questi bond, in genere con scadenza a due anni, rendono molto: sul 4%, il decuplo del T-bond biennale. «La durata molto breve è commisurata al processo di liquidazione degli immobili, perché di fatto questi bond operano da liquidatori», ha detto un operatore al New York Times, in un’inchiesta su questa nicchia. Nicchia crescente: negli Usa ci sono 660 miliardi di dollari di mutui in sofferenza, e le aste per venderli a una frazione del nominale sono ormai la moda finanziaria. Intex Solutions ha calcolato che da inizio 2014 sono stati lanciati 28 bond del genere (sub-subprime?), cartolarizzando 7 miliardi di dollari di mutui inesigibili; nel 2013 ne furono emessi 72 per 11,6 miliardi. Perfino le agenzie di rating, finora alla larga da questi strumenti perché troppo rischiosi, stanno valutando se non entrare nel business fornendo il loro bollino, quanto meno per i mutui che negli Usa chiamano “reperforming”, perché dopo una ristrutturazione (stralcio), o un apprezzamento dell’immobile connesso, il debitore torna a pagare le rate. Se poi, con il prezzo del mattone, risalisse anche l’inflazione e i tassi, quindi la Fed ritirasse la famosa liquidità, beh, quello è tutt’altro discorso.
Andrea Greco