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 2014  agosto 14 Giovedì calendario

PERISCOPIO

È esemplare la situazione delle facoltà umanistiche nelle università italiane. Siccome il sistema universitario italiano è basato su procedure di cooptazione, la presenza comunista instauratasi 40 anni fa, intorno alla metà degli anni 60, è andata ingigantendosi a valanga, come accade inevitabilmente in tutti i sistemi di cooptazione. Al giorno d’oggi è divenuta pressoché dittatoriale. Senza l’appartenenza, più o meno diretta, alla sinistra politica, è disperante per qualsiasi giovane la situazione che gli si prospetta, in quanto le vie d’accesso gli sono praticamente tutte precluse. E in un caso del genere anche se l’avvento del centrodestra può giungere a modificare il colore politico del ministro e del sottosegretario, però tutti gli altri organi sono elettivi e quindi in balia dell’elettorato filocomunista. Armando Plebe, Tornerà il comunismo?. Piemme.

Tanto meno il sistema italiano può reggere il passo del mondo globalizzato, appesantito com’è da una storica debolezza del potere esecutivo, mentre quello legislativo annaspa tra regolamenti elefantiaci e leggi elettorali che favoriscono la frammentazione dei partiti, rendendo difficili scelte incisive e decisioni veloci. È inevitabile che si proceda a strappi, con il motore ingolfato da innumerevoli veti e riti, consociativismi e invadenze burocratiche, prigionieri di un labirinto in cui ci si smarrisce. Dario Fertilio, Fuori i secondi!. Bibliotecha Albatros.

La Cina non ha bisogno di nemici. È essa stessa il suo peggior nemico. Dal 2008, c’è la sensazione che noi dobbiamo affermarci di più, approfittando del declino del mondo occidentale. Ma dove sono gli strumenti politici? L’ordine mondiale esistente è favorevole alla Cina, ma qui, in Cina, tutti pensano che esso favorisca l’Occidente. Mark Leonard, What Does Chine Think (Cosa pensa la Cina, ndr). Plon.

Sono favorevole a ogni tipo di genitorialità: naturale, adottiva, con madre surrogata, con donazione eterologa. Quando obiettano che un figlio a tutti i costi sia un atto egoista, mi domando dove stia l’egoismo nel mettere al mondo un bambino e nell’amarlo. Silvia Grilli, direttore di Grazia.

C’è nella mentalità della gente, soprattutto di coloro che non leggono, la convinzione che un libro non si getta, la fede che il libro è sacro. Non si getta un libro, non si brucia un libro, non si rovina un libro, se ne prende cura, lo si sistema, lo si classifica, se ne è fieri. D’altra parte, gli scrittori non sono degli uomini e delle donne come gli altri. E questo in particolare in Francia dove sono stati incoronati Voltaire, sepolto Hugo come un re, canonizzato Proust e aureolati Gide, Camus, Malraux. Sartre e Mauriac come direttori di coscienze, il rispetto pieno di ammirazione per gli scrittori resta vivace e profondo. Bernard Pivot, Le métier de lire, Il mestiere di leggere. Gallimard, 1990.

Io proprio non credo alle coincidenze e ai casi fortuiti. Le coincidenze sono l’alibi dei bugiardi. Domenico Cacopardo, Il delitto dell’Immacolata. Marsilio.

Più si vive e meno si capisce. Più vivi e più scopri che tutto diventa misterioso, più strano, senti di non avere chiavi di lettura. Credo sempre più che la vita sia il sogno di un pazzo, pieno di urla e di furore, come dice Shakespeare. È il regno dei Buddenbrook, delitto e castigo, guerra e pace... e tutto rimane aperto a ogni interpretazione. Luigi Serravalli, critico d’arte e scrittore.

Vivevo a Livorno in un mondo che non ammetteva sfumature. Un congiuntivo in più, un dubbio esistenziale di troppo ed eri bollato per sempre come finocchio. Paolo Virzì, regista, livornese. Il Fatto.

Comunque – la mia immaginazione come la nebbia, che si impossessa della pianura, piano – pensa a quell’inizio d’Avvento di cento anni fa che fu diverso, nella modesta casa dell’Oltretorrente di Parma: nello stupore di ogni donna che per la prima volta scopre di custodire in sé un figlio. E poi, verso il Natale, le strade di Parma, silenziose al mattino, nella prima neve; e le impronte di Dina che, nonostante il gelo, quando ancora è buio va a Messa. La sera, coricarsi battendo i denti fra le lenzuola gelide, nella casa non riscaldata; felici quei due però, con il loro figlio ancora segreto. Silenzio, attorno, così denso che mi pare di poterlo sentire; e poi l’eco di carri tirati dai cavalli, e poi il sonno (vicina, così vicina, in questa nebbia, la mia giovane nonna). Marina Corradi. Tempi.

Bartolo Mascarello sosteneva, nel momento di massimo splendore per i vignaioli delle Langhe, che al posto dei cartelli di «zona depressa» avrebbero dovuto metterne altri: «Zona colpita da improvviso benessere». Aldo Grasso, Corsera.

Quest’anno però, senza troppe storie anche se la laurea si rimanda ancora di una sessione (ma praticamente gli esami li ho finiti tutti), la MG nuova, i miei genitori me l’hanno presa lo stesso; celeste pervinca come i miei begli occhi, deliziosissima. Come del resto è anche giusto: tanto, mio papà ha più di 10 milioni di franchi al Crèdit Suisse, e in casa siamo pochissimi. Il boccon di pane non dovrebbe mancare mai. Alberto Arbasino, Fratelli d’Italia. Adelphi, 1993.

In Italia tutti cantano e scrivono libri, e ritirano premi, baciati in fronte ai riflettori delle telecamere che non perdono occasione per registrare le cerimonie letterarie di Stato. Sergio Saviane, Video malandrino. SufarCo, 1977.

Un cancelliere toscano, che era sfuggito per miracoli alle sue spire, ebbe una volta una intuizione: «È un eunuco!», disse. E fece osservare ai colleghi che il Chiosso era menno, cioè con poca o niente barba, mani bianche e molli, sguardo pesante e uno spessore di membra quale si riscontra, stando alle illustrazioni, nei guardiani degli harem. Vestito con braghesse di seta e una fusciaccia, una sciarpa attraverso la pancia, le babbucce ai piedi e un turbante in testa, diceva il cancelliere, era il ritratto del Grande Eunuco. Dall’immagine del menno e dell’evirato a quella di culattone, come venivano ingiustamente chiamati allora, per dispregio, anche i più distinti omosessuali, si passò in fretta e quasi di necessità. Piero Chiara, Viva Miliavacca. Mondadori, 1982.

Varco la soglia di una chiesa solo quando non c’è nessuno. È più facile incontrare Dio. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolao Siepi, ItaliaOggi 14/8/2014