Guido Salerno Aletta, MilanoFinanza 14/8/2014, 14 agosto 2014
TAGLIADEBITO, LA SCORTA È PRONTA
Con i dati del Bollettino statistico della Banca d’Italia diffusi ieri, con riferimento all’andamento del debito pubblico e degli incassi tributari a fine giugno, si completa il quadro di riferimento macroeconomico e finanziario su cui sarà varato, entro metà settembre, l’aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Def) per il 2014. Saremo così giunti quasi alla fine del terzo trimestre di un anno che volge a chiudersi con maggiori incertezze rispetto al pur tenue ottimismo che si respirava a fine 2013, quando i dati trimestrali indicavano un lieve ma costante miglioramento congiunturale.
I risultati relativi al gettito tributario amplificano gli effetti della sostanziale stagnazione economica: rispetto al primo semestre del 2013 quest’anno è stato registrato un calo dello 0,7% (-1,3 miliardi di euro), che riflette la sostanziale stasi dell’economia, mentre il gettito di giugno sembra essere fortemente critico rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, con un calo del 7,7% (pari a 3,5 miliardi di euro in meno incassati dall’Erario), che sarebbe ancora più vistoso se il raffronto fosse fatto omogeneizzando i dati relativi alle scadenze dei versamenti tributari.
Gli effetti della crisi economica, dunque, cominciano a erodere sul piano congiunturale la sostanziale tenuta delle entrate fiscali, che in questi ultimi tre anni hanno sostenuto la gran parte dell’onere derivante dall’obiettivo del bilancio in pareggio strutturale.
Il debito pubblico inoltre, sempre a fine giugno, ha fatto registrare un nuovo record, raggiungendo quota 2.168 miliardi di euro. Da inizio anno l’incremento è stato di 99,1 miliardi di euro, un importo che sconta l’andamento di due distinte componenti: mentre 36,2 miliardi di nuovo debito (pari a oltre 2 punti percentuali di prodotto interno lordo) sono serviti a finanziare il fabbisogno di cassa delle pubbliche amministrazioni, ben 67,6 miliardi sono andati invece a incrementare le disponibilità liquide del Tesoro, una sorta di salvadanaio che serve da scorta per i momenti difficili, quelli in cui il mercato finanziario è perturbato, magari per improvvise crisi internazionali.
Sebbene questo atteggiamento prudenziale sia raccomandabile, visto che finanziarsi in abbondanza quando il mercato è molto liquido e i tassi sono bassi consente di saltare una o più emissioni di titoli pubblici, lasciano però perplessi le dimensioni delle scorte liquide così accumulate nel corso di questi ultimi due anni: l’extra-debito è ormai superiore al 4% del pil, un ammontare che sopravanza il fabbisogno netto di un intero anno di gestione finanziaria.
In pratica, considerando un 2015 con il bilancio delle pubbliche amministrazioni ancora in deficit congiunturale del 3%, il ministero dell’Economia potrebbe utilizzare le scorte accumulate per limitarsi al solo rinnovo dello stock di debito in scadenza. A voler ipotizzare quindi una strategia che vada al di là della mera precauzione finanziaria, volta a fronteggiare i rischi derivanti dalle crisi geopolitiche incombenti, potrebbe essere il preludio per una manovra shock sul debito, magari nel solco di quell’operazione Tagliadebito lanciata nel 2011 da l’associazione L’Italia c’è, MF-Milano Finanza e le altre testate del gruppo Class Editori. Le ipotesi sul tappeto sono sostanzialmente due, visto che si può trattare o del consolidamento mediante rinegoziazione dei titoli emessi con la clausola Cac (Collective Action Clause) oppure appunto dell’operazione straordinaria di 1.000 miliardi sul debito più volte proposta su queste colonne, che si fonda su uno swap volontario tra titoli in circolazione, che verrebbero sostituiti da una parte con altri titoli per l’importo di 650 miliardi ma con una cedola indicizzata all’inflazione e al 20% della crescita del pil e dall’altra con la emissione di titoli di partecipazione al costituendo Fondo patrimoniale degli Italiani per 350 miliardi di euro, che rappresenterebbe l’ammontare lordo di abbattimento del debito pubblico.
Naturalmente si tratta di ipotesi, ma è difficile spiegare altrimenti una strategia di extra-finanziamento ormai intrapresa con costanza da molti mesi da parte del Tesoro italiano: appare poco plausibile limitarsi ad apprezzare un atteggiamento opportunistico, volto ad approfittare di una finestra favorevole sul mercato finanziario, oppure considerarlo un atteggiamento di particolare prudenza in considerazione dell’addensarsi di una crisi internazionale, magari sullo scacchiere ucraino.
Dai dati diffusi in questi due giorni dall’Istat e dalla Banca d’Italia che emerge un quadro abbastanza chiaro: la finanza pubblica è sotto controllo ma le dinamiche delle entrate tributarie ormai sono fortemente condizionate dal contesto macroeconomico italiano, che non riesce a uscire dalla recessione. Se una operazione straordinaria per abbattere il debito pubblico va fatta, ora le condizioni ci sono tutte.
Guido Salerno Aletta, MilanoFinanza 14/8/2014