Carlo Di Foggia, il Fatto Quotidiano 14/8/2014, 14 agosto 2014
I FONDI EUROPEI E LA SGRIDATA DI BRUXELLES A DELRIO
Te l’avevo detto. È questa la frase che l’onorevole Fulvio Bonavitacola (Pd) avrebbe voluto dire ieri al sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio. Poco più di un mese fa, questi aveva rassicurato lui - e gli altri preoccupati membri di maggioranza della commissione Bilancio della Camera - che sull’Accordo di partenariato non c’erano problemi con Bruxelles: “Tranquilli, la partita la seguo in prima persona, non ci sono complicazioni”. Come è andata lo sappiamo dalla lettera che la Commissione europea ha recapitato un mese fa al governo Renzi, rivelata ieri da Repubblica: piano e strategia poco chiari e inefficaci. In pratica, “se non è una bocciatura poco ci manca” , ha scritto il quotidiano di largo Fochetti. Un giudizio smentito ieri su tutta la linea da una nota della stessa commissione, che ha parlato di “accordo alle battute finali”.
Il problema però rimane. L’Accordo di partenariato è il quadro strategico che ogni membro dell’Ue deve redigere per ottenere i fondi europei. Per il periodo 2014-2020, tra quelli strutturali (Fesr, Fse e Fondo di coesione), d’investimento (i cosiddetti Sie), quello europeo per l’agricoltura e il Fondo europeo per la pesca, la partita vale oltre 40 miliardi, che con il co-finanziamento (fatto 100, 50 ce li mette l’Italia, 50 l’Ue) raddoppiano. Così come resta forte il malumore che ieri filtrava da Palazzo Chigi per la leggerezza con cui il sottosegretario ha gestito una partita delicata: il premier un giorno si e l’altro no descrive i fondi europei come la panacea di tutti i mali (“un tesoro da 160 miliardi di euro”). Ieri il capo del governo ha minimizzato: “Tutti i Paesi inviano i documenti e ricevono risposte critiche - ha spiegato durante la visita ai cantieri Expo - dopo i Paesi fanno le loro valutazioni”. Che il testo predisposto dal governo non fosse affatto esaustivo e contenesse molte lacune di fondo lo aveva già detto lo scorso 16 aprile (un mese prima della lettera europea) la stessa commissione Bilancio, a cui, a partire da quest’anno, spetta un parere consultivo sulle bozze degli accordi: un dettagliato parere - fortemente negativo - redatto proprio da Bonavitacola, che sembra preludere alla bocciatura di Bruxelles. Tanto più che quest’ultima aveva già bacchettato il governo con una prima lettera inviata a Palazzo Chigi il 10 marzo scorso. Bastava ascoltare il parere della maggioranza in commissione per evitare di far storcere il naso ai tecnici di Bruxelles. Difficile, però, che Delrio potesse modificare così profondamente il testo come, di fatto, gli ha chiesto Bonavitacola nella sua relazione.
Molti dei punti sollevati ormai oltre tre mesi fa combaciavano infatti con quelli messi per iscritto dalla Commissione: farraginosità burocratiche che bloccano i fondi; sovrapposizione continua tra i programmi operativi nazionali e regionali; dubbi sull’effettiva cantierabilità delle opere ammesse al finanziamento; e, soprattutto, “l’assenza, nonostante decenni di programmazione e uso dei fondi europei, di efficaci e riconosciuti modelli di calcolo dell’impatto” dei soldi spesi. Nella lettere rivelata ieri, i tecnici di Bruxelles evidenziano “l’assenza di un progetto strategico e di cenni alle lezioni apprese dal periodo di programmazione 2007-2013”. Una lacuna che campeggia in testa alla relazione depositata nella Bilancio: “Sarebbe stato opportuno - si legge nel documento - far precedere l’analisi della bozza da una accurata ricognizione delle criticità che hanno accompagnato le precedenti esperienze di programmazione. Basti considerare che in riferimento al ciclo in corso (2007-2013) ad un anno e mezzo dalla data ultima di rendicontazione (31 dicembre 2015) la spesa effettiva media delle regioni incluse nell’obiettivo convergenza si attesta al di sotto del 50 per cento”. Un lacuna così grave (peggio di noi fanno solo Croazia e Romania) da far temere a tutti una nuova bocciatura (“servirebbe più tempo, e un’indagine conoscitiva”). Tranne al sottosegretario.
Carlo Di Foggia, il Fatto Quotidiano 14/8/2014