14 agosto 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - PUNTO DI FERRAGOSTO. CALA ANCHE LA GERMANIA
ROMA - Napoli, Reggio Calabria, Gela e Palermo. Queste le tappe del tour nel Sud Italia del presidente del Consiglio Matteo Renzi, dopo l’incontro di ieri sera a Castel Porziano con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, su economia e riforme.
Napoli. Renzi ha cominciato dal capoluogo partenopeo, facendosi precedere da una lettera aperta al quotidiano ’Il Mattino’ nella quale annuncia che per il rilancio del Sud si partirà con "dieci grandi progetti". Per prima cosa ha visitato l’azienda Kfora di Ponticelli, che produce elicotteri leggeri ad alta tecnologia, manifestando il suo entusiasmo per questa piccola realtà imprenditoriale all’avanguardia con un tweet:
Poi si è recato a Bagnoli, alla Città della Scianza, dove ad attenderlo con fischi, urla e striscioni c’era un gruppo di manifestanti appartenenti all’associazione "La Terra dei Fuochi". "Come Schettino ha affondato la Concordia, cosí Renzi affonda l’Italia", c’era scritto su alcuni manifesti. "Siamo qui per ricordare al capo del Governo che tuttora migliaia di cittadini fronteggiano il vero problema della Terra dei Fuochi. Il decreto di 8 mesi fa convertito in legge - hanno detto i manifestanti, presidiati da un cordone di forze dell’ordine - non è servito a frenare il fenomeno".
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Nello Science center, distrutto da un incendio nel marzo 2013, Renzi, insieme con il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha firmato l’accordo per la ricostruzione della Città della Scienza e la bonifica di Bagnoli. "La Città della Scienza - ha detto il premier - è un investimento che vuole dimostrare che noi come Stato, come governo, crediamo in Napoli" e vediamo il progetto, per il quale saranno investiti 34 milioni di euro, "come un’occasione di crescita economica".
"La crescita non si fa abbassando i salari - ha proseguito Renzi - con la motivazione che saremmo più competitivi". La soluzione "non è giocare alla meno peggio, ma scommettere sul capitale umano". E ha annunciato: "Ogni tre mesi il governo sara a Napoli, Reggio Calabria e Palermo, per fare il punto sulla spesa dei fondi Ue e sulle situazioni aperte. Il prossimo appuntamento è il 7 novembre". Il presidente del Consiglio ha esortato la classe dirigente del Sud a "uscire dalla cultura della rassegnazione e anche dalla cultura delle delega. Il governo c’è, niente alibi. Non scappa e fa della questione meridionale la questione sulla quale recuperare la competitività".
In merito alla situazione economica europea ha commentato: "Ho visto in questi giorni scenari inquietanti sull’Italia per aver fatto meno 0,2 di pil. Stamattina vedo che anche la Germania fa meno 0,2. Io farei a cambio volentieri in termini di dimensioni economiche, ma non è la percentuale dello ’zero virgola’ che fa la differenza, ma è il clima di rassegnazione nell’opinione pubblica, di chi pensa, a cominciare dalle classe dirigenti, che tanto non cambierà mai".
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Per Renzi oggi l’Italia è nelle condizioni, facendo le riforme che deve, di essere "guida in Europa e trascinare l’eurozona fuori dalla crisi". Tutti però devono "fare la propria parte con convinzione e determinazione" per conquistare "la leadership in Europa".
Reggio Calabria. Lasciata Napoli, il viaggio è continuato alla volta di Reggio Calabria. Poco prima delle 13 Renzi è arrivato alla Prefettura reggina, per presiedere una riunione per fare il punto sulla "cabina di regia" per la Calabria. Era stato lo stesso premier, esattamente tre mesi fa, il 14 maggio, ad annunciare la sua istituzione per cercare di risolvere le problematiche del territorio calabrese. Anche qui ad attemdere il premier davanti alla Prefettura c’erano alcune reppresentanze di lavoratori e sindacalisti che hanno rivendicato la soluzione di vertenze occupazionali nella regione, in particolare presenti forestali e Lsu- Lpu. I lavoratori hanno esposto striscioni per chiedere il pagamento delle indennità relative agli ammortizzatori sociali.
Renzi ha confermato gli impegni presi dal governo sul piano occupazionale e si è augurato che a novembre ci sia un nuovo presidente della Regione, dopo le dimissioni di Giuseppe Scopelliti condannato a sei anni per abuso e falso in atti d’ufficio. E ha assicurato che i posti di lavoro di Omeca-Finmeccanica, l’azienda dell’Ansaldo Breda, sono salvi: "Ho parlato con Moretti, l’azienda ha ordini e quindi lavoro fino a tutto il 2017. Quindi le preoccupazioni circa la chiusura della realtà lavorativa fino a tutto il 2017 non ci sono. E questo indipendentemente dall’assetto azionario".
Ha riconvocato la task force sulla Calabria per la prima settimana di settembre, a Palazzo Chigi. "Abbiamo visto il disegno di legge sulla Zes di Gioia Tauro - ha continuato - Non siamo in condizioni di prendere subito un impegno ma analizzeremo la proposta al piu’ presto. Il porto di Gioia Tauro sara’ comunque inserito nel progetto di rete tra i porti". E ha anche garantito che il tribunale di Reggio Calabria sarà completato: "I denari per finire i lavori sono pronti per essere investiti e spesi". Sempre in tema di giustizia, ha rispoto a una domanda sull’iter della riforma: "E’ un percorso già iniziato, avrà compimento nel Consiglio dei ministri del 29 agosto. Le consultazioni stanno andando
molto bene - ha aggiunto - ed il processo telematico civile ha ingranato e si incrementerà sempre di più. Allo stato attuale abbiamo cinque milioni di processi civili fermi con una media di 940 giorni per una prima definizione e tutto questo è inaccettabile".
Il premier è poi ritornato sulla situazione economica e ha aggiunto a quanto già affermato a Napoli: "In passato siamo stati il vagone di coda" dell’Europa, "ma ora la situazione è cambiata: tutta l’eurozona vive un momento di stagnazione. La ricetta per l’Ue è la crescita. Così come ha chiarito ai cronisti i contenuti del colloquio avuto ieri con Napolitano: "Con il presidente c’è stato un incontro a 360 gradi su tutte le numerosissime questioni aperte, sullo scacchiere interno e internazionale. Definire autoritaria la riforma costituzionale richiede una fantasia straordinariamente strepitosa. Sono contento di vedere come il capo dello Stato abbia potuto constatare come il Senato l’abbia approvata in tempi davvero significativi". La riforma, ha aggiunto sarà "a settembre nella commissione affari costituzionali della Camera".
Gela e Termini Imerese. Salutata Reggio Calabria, Renzi è ripartito alla volta della Sicilia. Prima tappa Gela, dove il premier è stato accolto dal sindaco Angelo Fasulo e dal presidente della Regione Rosario Crocetta per un incontro riservato con le autorità locali, le organizzazioni sindacali e una delegazione di lavoratori del petrolchimico. I sindacati chiedono il rispetto dei patti sottoscritti con l’Eni: riattivazione linea 1 della produzione della raffineria, garanzie su salute e lavoro, e rendere attraenti per nuovi investimenti le aree dismesse dell’ex polo petrolchimico di Gela con l’utilizzo dei fondi europei, utilizzazione e svincolo delle royalty petrolifere per progetti di sviluppo economico e produttivo. In piazza Municipio una delegazione di lavoratori dell’Eni ha esposto uno striscione: "Prima delle riforme occorre il lavoro".
Gli ex-operai Fiat dello stabilimento di Termini Imerese invece, hanno scritto al presidente del Consiglio una lettera: "Termini Imerese - si legge - è una vertenza simbolo per il Mezzogiorno e per la produzione industriale e manifatturiera del Paese (...) La vertenza che continuiamo giorno dopo giorno ha come obiettivo la riapertura dei cancelli dello stabilimento per produrre auto di qualità e impedire speculazioni di tutti i tipi che in un territorio provato dalla crisi potrebbe vedere la criminalità tornare a ricattare l’intera comunità: l’antidoto a questo veleno sono il lavoro, i diritti e la democrazia".
LA GERMANIA RALLENTA
ROMA - Dopo l’Italia anche la Germania e la Francia mostrano i segni della crisi: peggio trainano al ribasso l’intera Eurozona che nel secondo trimestre dell’anno registra crescita zero, mentre a luglio l’inflazione è negativa rispetto a giugno. A dimostrazione che la crisi è tutt’altro che alle spalle: "Ci troviamo davanti ad un quadro misto e come abbiamo sempre sottolineato la natura della ripresa è fragile. I dati devono essere considerati in un quadro economico di medio termine ed è importante attuare le riforme" commenta un portavoce della Commissione Ue.
Germania. Per la prima volta dopo due anni, l’economia tedesca arretra come anticipato dall’indice Zew. Il Pil della Germania cala dello 0,2% nel secondo trimestre 2014 rispetto al trimestre precedente con un dato peggiore rispetto alle attese che indicavano una possibile flessione del -0,1%. La crescita del primo trimestre rispetto all’ultimo del 2013 è stata rivista dal +0,8 al +0,7%. Ma quelle da Berlino non sono le uniche brutte notizie sul fronte della ripresa.
Francia. Anche la Francia è ferma, la ripresa non si vede, il governo annuncia che non rispetterà i target di deficit fissati al 3,8% per il 2014 sforando il 4% e chiede urgentemente all’Ue un allentamento delle "pretese" sui conti. In contemporanea con i dati sul Pil del secondo trimestre 2014, invariato rispetto allo stallo del trimestre precedente (si sperava in una possibile crescita del +0,1%), è apparso
su le Monde l’intervento del ministro delle finanze, Michel Sapin, che rivolge da un lato un appello all’Unione europea perché allenti la stretta, adattando il ritmo della riduzione dei deficit pubblici alla situazione economica attuale, che costringe anche la Francia a non rispettare i target previsti; dall’altro chiede alla Bce di mettere in campo tutti gli strumenti possibili per combattere il rischio di deflazione. La Francia ha quindi rivisto le stime di crescita per fine anno allo 0,5% spiegando che nel 2015 il Pil non aumenterà molto più dell’1%.
Eurozona. Affosato dalle grandi economia del Vecchio continete, il Pil dell’Eurozona è rimasto invariato nel secondo trimestre dell’anno pur registrando un +0,7% sull’anno. Secondo la prima stima flash di Eurostat nell’Ue a 28 cresce dello 0,2%, con +1,2% rispetto al secondo trimestre 2013 (la crescita nel primo trimestre si era attestata allo 0,2% per l’Eurozona e dello 0,3% per l’intera Ue). Le preoccupazioni della Bce, però, sono soprattutto rivolte al tasso d’inflazione annuale nell’Eurozona calata allo 0,4% a luglio, contro lo 0,5% di giugno. Si tratta del tasso più basso dall’ottobre 2009 e come se non bastasse, cinque paesi sono già in deflazione. A luglio 2013 era a 1,6%. Il tasso di inflazione mensile a luglio è stato di -0,7%.
Inghilterra e Portogallo. In questo contesto brilla la revisione al rialzo del Pil inglese da parte della Banca d’Inghilterra che ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita per il 2014 e il 2015, sottolineando la necessità di una stretta sorveglianza della crescita dei salari. La Boe ha alzato le sue previsioni di crescita per il 2014 al 3,5% contro il 3,4% stimato nella sua relazione di maggio, e per il 2015 al 3% contro il 2,9%. Bene anche il Portogallo: Lisbona ha registrato nel secondo trimestre una crescita del Pil dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti (+0,8% su anno). Il dato, rilasciato dall’ufficio statistico, supera le previsioni degli analisti per rispettivamente 0,5% e 0,7%.
DEFLAZIONE IN DIECI CITTA’
Per oltre 30 anni il pericolo numero uno è stata l’inflazione. Ora però potremmo fare i conti contro un avversario apparentemente innocuo, ma in realtà altrettanto insidioso: la deflazione. Che a luglio, secondo l’Istat è già in azione in dieci grandi città. I prezzi a luglio risultano in calo, su base annua, in diversi capoluoghi di regione o provincia autonoma: Torino (-0,4%), Firenze (-0,3%), Bari (-0,3%), Roma (-0,2%), Trieste (-0,1%) e Potenza (-0,1%). Giù anche a Livorno (-0,7%), Verona
(-0,5%), Ravenna (-0,1%) e Reggio Emilia (-0,1%).
L’ultima fase depressiva così lunga oltre 50 anni fa
Per ritrovare una fase depressiva così lunga, sul fronte prezzi, occorre andare indietro di oltre mezzo secolo. Adesso come allora, precisamente a cavallo tra il 1958 e il 1959, il termometro dell’Istat segna solo tassi sotto l’1%. Ma il confronto mette accanto due Italie molto diverse. Alla fine degli anni Cinquanta c’era un Paese pronto al decollo, al boom economico. Oggi, invece, si combatte contro una recessione recidiva, che sta sfibrando il tessuto produttivo.
Un bel grattacapo
E perché il calo dei prezzi non è una buona notizia? Non è tanto per il fatto in sé quanto piuttosto per l’effetto che genera sulle aspettative del consumatore. Che aspettandosi ulteriori cali rinvia potenzialmente all’infinito gli acquisti in programma convinto che così facendo risparmierà ulteriormente. Un bel grattacapo per l’economia.
12 agosto 2014 | 10:59
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Mauro65 14 agosto 2014 | 15:04
La sua analisi è giusta. Corretta è la descrizione attuale del meccanismo che ha portato alla deflazione e il resoconto storico della grande crisi, che fu superata con politiche keynesiane. In quanto alla citazione di K. Galbraith è giusta, ma oggi abbiamo alcuni strumenti che ci consentono di comprendere meglio quello che sta accadendo. Quello che è cambiato a partire dalla Grande Crisi è il cambio di paradigma rispetto ad uno scenario economico di autarchia: oggi il commercio internazionale non ha frontiere anche se permangono barriere daziarie ma si affermano sempre di più aree di libero scambio, quale è pure la UE. Ecco perchè, tanto per cominciare, politiche keynesiane come quelle che vorrebbe il nostro premier e i simpatici organizzatori del referendum anti austerità non porterebbero ad alcun miglioramento complessivo della situazione. A differenza dello scenario economico chiuso, con pochi scambi esteri controllati, una politica di allargamento della base monetaria attraverso deficit spending porterebbe nel caso italiano quel reddito altrove, certamente nel nord europa, perchè qui la svalutazione salariale competitiva e la crescita più bassa dell’inflazione hanno consentito di tenere artificialmente più bassi i prezzi di vendita. Questo è accaduto, ma è un fatto banale e grossolano, perchè si è impedito che funzionasse il mercato delle valute. Se la Germania avesse il marco, questo si sarebbe dovuto apprezzare diverse volte annullando le riforme di tagli ai salari.
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Mauro65 14 agosto 2014 | 14:42
Senta, lei è un saccente. Il trade off studiato da Philips tra inflazione e disoccupazione lo si studia in tutte le università italiane, guardi ad esempio qui: http://dipeco.economia.unimib.it/persone/stanca/polec/tesine/serpico.pdf Per quanto riguarda la teoria economica internazionale, che lei NON conosce, non è stato in grado di confutare nulla di quello che le ho detto, non rendendosi nemmeno conto che avevo fatto apposta a fornire argomenti basali che erano impossibili da smentire. Se io le dico che la derivata prima di un naturale è zero, non le sto enunciando una teoria che lei può smentire. Lei però non se n’è accorto e c’è cascato con entrambi i piedi. Faccia un bagno di umiltà e si informi prima di fare figure di questo tipo. Per quanto attiene alla categoria delle "elucubrazioni economiche", quella appartiene alle sue fantasie sulla inspiegata a ancora inspiegabile distinzione sull’aggancio forzoso ad una valuta forte piuttosto che "far parte integrante di un sistema monetario unico come l’Euro". Qui la fonte qual’è? nemmeno wikipedia immagino. Io comunque ritengo che le sue non siano elucubrazioni ma semplicemente doxa. In ogni caso si informi meglio prima di sparare a zero su cose che conosce poco e distingua la scienza economica dalle sue opinioni, legittime, rispettabili ma pur sempre opinioni.
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Risposta a: volpegrigia49 Vedi la discussione >
vittarco 14 agosto 2014 | 10:38
I prezzi calano perchè a i fatturati vengono raggiunti con più pezzi a prezzo medio inferiore. Se la popolazione aumenta solo causa immigrazione, gli stipendi medi diminuiscono e aumentano solo i consumi di beni a basso costo,i prezzi medi al consumo quindi calano. Ovvio, non è solo per questo, ma contribuisce e molto.
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Risposta a: Lettore_9050244 Vedi la discussione >
vittarco 14 agosto 2014 | 10:34
Esatto, all’umentare della domanda i prezzi scendono, nel mercato globale mondiale, perché la domanda aumenta solo a prezzi medi più bassi di quelli iniziali. Se avesse vissuto come me 40 anni di mercato dell’elettronica, l’unico che da sempre segue tale regola, se ne sarebbe reso conto prima. Nell’elettronica, l’aumento della domanda ha da sempre fatto diminuire i prezzi. Ma lo stesso succede ormai in tutti i settori manifatturieri e la lotta delle aziende è alla produzione sempre più a minor costo per soddisfare una domanda in crescita globale ma che cresce sempre e solo a prezzi più bassi. Ecco perché se la domanda globale per esempio di lavatrici aumenta, il prezzo medio delle stesse cala e quindi si devono chiudere le fabbriche in Italia per rimanere competitivi. In macro mercato, all’aumentare della domanda i prezzi medi calano, caro signore, e i fatturati possono solo aumentare aumentando i pezzi prodotti a un prezzo medio sempre più basso. Persino la Apple se ne sta rendendo conto, mentre la FIAT, la Merloni, l’Elettrolux, e tante altre l’hanno già capito da tempo ... La discesa media dei prezzi all’allargarsi del bacino di utenza è quindi inevitabile, ma è evitabile la diminuzione del PIL... basta produrre di più a prezzi più bassi, cosa ora però impossibile in Italia.
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Risposta a: gnarooo Vedi la discussione >
marcelobranko 13 agosto 2014 | 23:06
Non trovo il motivo per cui qui ci si accapiglia tanto. Dal mio semplicistico punto di vista, i prezzi calano perché la domanda interna è calata (causa deprezzamento dei salari e aumento disoccupazione). Quanto poi il sapere come uscire dalla situazione, ricordo che fino ad oggi nessun economista è stato mai in grado di trovare una soluzione scientificamente valida alle situazioni di crisi economica. Una per tutte, ricordiamoci della crisi del ’29, che i maggiori economisti dell’ epoca non previdero affatto e che poi non seppero gestire: Schumpeter, il principe degli economisti consigliò a Hoover di non fare nulla poichè il sistema prezzi-salari si sarebbe equilibrato spontaneamente, cosa che non avvenne affatto; solo le eretiche misure di Roosvelt e successivamente le teorie di Keynes risollevarono la situazione. Concludo con un paradosso che riprendo da J.K. Galbraith : se ci fosse un solo individuo in grado di capire realmente l’economia e fare previsioni corrette, egli si impadronirebbe in poco tempo di tutto e l’ economia così scomparirebbe.
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Lettore_9050244 13 agosto 2014 | 19:15
Guardi che mi è chiaro il discorso della domanda e dell’offerta ma è lapalissiano che a partire dal 2002 la maggior parte delle persone ha dovuto vivere comprando molti beni anche di prima necessità sopravvalutati spendendo molto più di quanto si guadagnava ed indebitandosi. Fino a quando si poteva pensare di andare avanti cosi? Ora la deflazione erode il valore delle merci, ma questa valore è stato GONFIATO finora. Come tutte le bolle speculative anche questa è scoppiata e sono sempre le persone più deboli a pagarne gli effetti. Ora giocoforza bisogna ridimensionarci.
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Risposta a: Lettore_9050244 Vedi la discussione >
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volpegrigia49 13 agosto 2014 | 18:54
Adesso basta! Con la sua "teoria economica" ci ha veramente stancato! Mah...poi a quale "teoria economica" si riferisce? Di teorie economiche è pieno il mondo, e la "curva di Philips" fa acqua da tutte le parti! Lei dice che "quando c’è alta disoccupazione c’e bassa inflazione e viceversa"!!! Dove vede tale correlazione oggi??? C’è disoccupazione e siamo in deflazione!!! Al di là del fatto che Philips si riferiva ai livelli salariali e non certo a ciò che lei ha "arbitrariamente" riportato, questo dimostra come le sue "elucubrazioni economiche", siano solo di origine "epistolare" (es. Wikipedia) e non di natura "concettuale"!!! Mi spiace, ma è ciò che penso!
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Risposta a: Mauro65 Vedi la discussione >
volpegrigia49 13 agosto 2014 | 18:33
Deflazione!!!??? Per caso a qualcuno risulta che il prezzo dei carburanti (specie in Agosto) o del pesce o della carne o del latte o del pane e pasta o dell’energia o delle locazioni o delle assicurazioni, etc. abbiano subito riduzioni tali da provocare la "deflazione dei prezzi"!!!??? Bene, allora proviamo a scorrere tutto il "paniere" e vediamo se è vero o se si tratta di una "bufala" statistica, non comprovata da coloro che vanno a fare la spesa! Poi, se diminuiscono i prezzi dei televisori, dei computer e simili, non può che farci piacere, li sostituiremo e svuoteremo i magazzini immobilizzati di tali prodotti "secondari"!!! Dai, rottamiamo tutto!!!
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Mauro65 13 agosto 2014 | 18:13
Di nuovo si propone la diretta correlazione tra deprezzamento della moneta e inflazione. E’ falso. Il ivello dei prezzi per la teoria economica è negativamente correlato con la disoccupazione: quando c’è alta disoccupazione, c’è bassa inflazione (come oggi), quando c’è alta inflazione, c’è bassa disoccupazione. Si chiama relazione di Phlips. Non esiste nessuno scenario in cui dobbiamo andare a piedi se si dissolve l’unione monetaria, tale scenario non è supportanto dalla teoria economica ed è smentito categoricamente dalla storia economica. Nel 93 si ruppe lo SME, padre dell’euro, e la lira si deprezzò a due cifre. L’inflazione non salì, anzi discese. Non ricordo l’Italia allora piena di pozzi di petrolio. Bisogna smetterla di fare disinformazione. La teoria economica spiega perfettamente che il problema è l’euro con la teoria delle A.V.O. Chi dice il contrario diffonde informazioni false.
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Risposta a: Lettore_3471525 Vedi la discussione >
volpegrigia49 13 agosto 2014 | 18:12
Caro Sharpe24, premesso che il mio "ragionamento" vuole essere solo "provocazione", e non si prefigge di essere "condiviso", dai "non esperti in materia", il fatto che tu possa dire cosa è giusto e cosa è sbagliato, mi sembra un tantino presuntuosetto! Semmai, puoi non essere d’accordo, ma questo è un altro paio di maniche! Le tue "argomentazioni", lasciano la questione al punto di prima, con l’aggravante che non ne sai spiegare le motivazioni. Infatti, ne fai solo una questione di "classi sociali", senza esaminare le possibili cause che portano alla deflazione! Game over!
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Risposta a: Sharpe24 Vedi la discussione >
volpegrigia49 13 agosto 2014 | 17:49
Mah....quali risate!? A me viene da piangere! Premesso che Io non le devo spiegare un "bel niente"! Rilevo solo che dopo tre ore e mezzo dal mio post, la montagna ha partorito il "topolino"! Anzichè "inebriarsi" di Wikipedia (tutto ed il contrario di tutto), si sforzi di capire meglio il senso delle altrui affermazioni. Se non capisce la differenza tra "agganciarsi in modo forzoso al cambio di una moneta forte" (Argentina, Venezuela, Cuba CUC$), in modo unilaterale ed arbitrario e, "far parte integrante di un sistema monetario unico come l’Euro", allora è meglio che evitiamo di discutere di economia monetaria! Sarebbe come far salire su di un ring di box, un peso massimo ed peso piuma! E lei non il peso massimo!
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Risposta a: Mauro65 Vedi la discussione >
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bilko 13 agosto 2014 | 17:44
Ma chi lo dice che la deflazione e’ un male per tutti? La deflazione (=riduzione dei prezzi) conviene a pensionati e lavoratori a reddito fisso (la stragrande maggioranze degli italiani). Non conviene alle imprese, che si vedono ridurre gli utili. Ma le imprese controllano i media, per non parlare dei politici, ed ecco che la deflazione diventa un mostro. In realta’ in un’economia capitalistica e’ una parte necessaria e salutare del ciclo economico.
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Risposta a: fanese Vedi la discussione >
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Lettore_3471525 13 agosto 2014 | 17:32
@volpegrigia, hai pienamente ragione, ma la maggioranza degli italiani non ci arriva a capirlo...come dice un altro commento, se 50 anni fa avessero introdotto economia nelle materie di studio obbligatorie l’italia starebbe molto meglio. @Robertocarlino e tutti gli italiani che vogliono tornare alla lira, vi ricordate tutti i momenti negli scorsi anni in cui il paese era sull’orlo del default? vi ricordate quando anche chi non ci capisce nulla di economia e’ diventato esperto di spread? Se avessimo avuto la lira, invece di parlare di spread avreste parlato di benzina a prezzi impossibili mentre camminavate per andare al lavoro (perche’ non vi saresti potuti permettere il pieno), e come la benzina le mille altre cose che l’italia compra dall’estero. Il problema non e’ l’euro, ma la mancanza di competitivita’ del paese in un mercato globale
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Risposta a: volpegrigia49 Vedi la discussione >
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Mauro65 13 agosto 2014 | 17:25
La riforma fallimentare (parte seconda) Una volta chiarito che una politica di austerità è ugualmente disutile rispetto ad una di deficit spending, come dimostra nei fatti il caso francese, appare chiaro che Renzi se è persona politicamente accorta e vuole durare deve mettere la Germania con le spalle al muro: per utilizzare tutti la stessa moneta ci vogliono i trasferimenti fiscali a nord a sud, come in Italia e come negli States. Se la proposta venisse respinta, dovrebbe immediatamente dichiarare l’abbandono dell’unione monetaria e restare nell’unione europea allo stesso titolo di paesi come l’Inghilterra. Questo farebbe di lui uno statista, in quanto potrebbe poi trovare percorsi di integrazione diversi da quello fallimentare e fallito della moneta unica. Qualsiasi altro scenario porterebbe soltanto ulteriore e inutile distruzione distruzione di produzione, reddito e ricchezza. Ulteriore in quanto proseguirebbe lo scenario dell’austerità, oppure si riproporrebbe dopo uno scenario di deficit spending che riporterebbe il debito alle stelle. Inutile in quanto il fallimento dell’economia italiana è impossibile poichè porterebbe alla distruzione del tessuto economico europeo e mondiale, con vantaggi per nessuno. Quindi, sta a Renzi: o fa subito gli Stati Uniti D’Europa o esce dall’euro.
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Mauro65 13 agosto 2014 | 17:13
La ricetta fallimentare (parte prima) Finalmente si ammette lo stato comatoso dell’economia italiana parlando giustamente di deflazione. Quello che si dovrebbe cominciare a dire, una volta chiarito che trattasi di crisi dal lato della domanda (sole 24 ore, ieri), con buona pace degli Alfani e dei Berlusconi che continuano a comportarsi come se fossimo un una crisi dal lato dell’offerta chiedendo inutili abolizioni di articoli del diritto del lavoro che in questa fase non interessano ad aziende le quali non investono perchè non vendono oppure tagli del bilancio pubblico per abbassare le tasse che fanno tracollare ancora di più i consumi in quanto colpiscono i redditi privati delle persone, è che il sistema paese è bloccato e lo rimarrà fino all’abbandono dell’unione monetaria. Appurato cioè che l’austerità va superata perchè è dannosa nei fatti, si deve capire che anche una politica economica espansiva fatta a deficit spending è ulteriormente fallimentare: infatti se si aumentano i redditi privati assumendo della PA o detassando con soldi pubblici, essendo il prezzo della moneta costante i differenziali di inflazione e costo del lavoro nei confronti del nord europa sposterebbero quei redditi verso quei paesi facendo riesplodere il debito privato interno. L’unico scenario di uscita dalla crisi è la sterilizzazione della svalutazione competitiva salariale tedesca attraverso l’aumento del valore del marco e la correlativa diminuzione delle divise del sud europa. (continua)
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vittarco 14 agosto 2014 | 10:38 I prezzi calano perchè a i fatturati vengono raggiunti con più pezzi a prezzo medio inferiore. Se la popolazione aumenta solo causa immigrazione, gli stipendi medi diminuiscono e aumentano solo i consumi di beni a basso costo,i prezzi medi al consumo quindi calano. Ovvio, non è solo per questo, ma contribuisce e molto. vota Rispondi Risposta a: Lettore_9050244 Vedi la discussione > vittarco 14 agosto 2014 | 10:34 Esatto, all’umentare della domanda i prezzi scendono, nel mercato globale mondiale, perché la domanda aumenta solo a prezzi medi più bassi di quelli iniziali. Se avesse vissuto come me 40 anni di mercato dell’elettronica, l’unico che da sempre segue tale regola, se ne sarebbe reso conto prima. Nell’elettronica, l’aumento della domanda ha da sempre fatto diminuire i prezzi. Ma lo stesso succede ormai in tutti i settori manifatturieri e la lotta delle aziende è alla produzione sempre più a minor costo per soddisfare una domanda in crescita globale ma che cresce sempre e solo a prezzi più bassi. Ecco perché se la domanda globale per esempio di lavatrici aumenta, il prezzo medio delle stesse cala e quindi si devono chiudere le fabbriche in Italia per rimanere competitivi. In macro mercato, all’aumentare della domanda i prezzi medi calano, caro signore, e i fatturati possono solo aumentare aumentando i pezzi prodotti a un prezzo medio sempre più basso. Persino la Apple se ne sta rendendo conto, mentre la FIAT, la Merloni, l’Elettrolux, e tante altre l’hanno già capito da tempo ... La discesa media dei prezzi all’allargarsi del bacino di utenza è quindi inevitabile, ma è evitabile la diminuzione del PIL... basta produrre di più a prezzi più bassi, cosa ora però impossibile in Italia. vota Rispondi Risposta a: gnarooo Vedi la discussione > marcelobranko 13 agosto 2014 | 23:06 Non trovo il motivo per cui qui ci si accapiglia tanto. Dal mio semplicistico punto di vista, i prezzi calano perché la domanda interna è calata (causa deprezzamento dei salari e aumento disoccupazione). Quanto poi il sapere come uscire dalla situazione, ricordo che fino ad oggi nessun economista è stato mai in grado di trovare una soluzione scientificamente valida alle situazioni di crisi economica. Una per tutte, ricordiamoci della crisi del ’29, che i maggiori economisti dell’ epoca non previdero affatto e che poi non seppero gestire: Schumpeter, il principe degli economisti consigliò a Hoover di non fare nulla poichè il sistema prezzi-salari si sarebbe equilibrato spontaneamente, cosa che non avvenne affatto; solo le eretiche misure di Roosvelt e successivamente le teorie di Keynes risollevarono la situazione. Concludo con un paradosso che riprendo da J.K. Galbraith : se ci fosse un solo individuo in grado di capire realmente l’economia e fare previsioni corrette, egli si impadronirebbe in poco tempo di tutto e l’ economia così scomparirebbe. vota Rispondi 2 Lettore_9050244 13 agosto 2014 | 19:15 Guardi che mi è chiaro il discorso della domanda e dell’offerta ma è lapalissiano che a partire dal 2002 la maggior parte delle persone ha dovuto vivere comprando molti beni anche di prima necessità sopravvalutati spendendo molto più di quanto si guadagnava ed indebitandosi. Fino a quando si poteva pensare di andare avanti cosi? Ora la deflazione erode il valore delle merci, ma questa valore è stato GONFIATO finora. Come tutte le bolle speculative anche questa è scoppiata e sono sempre le persone più deboli a pagarne gli effetti. Ora giocoforza bisogna ridimensionarci. vota 2 Rispondi Risposta a: Lettore_9050244 Vedi la discussione > 2 volpegrigia49 13 agosto 2014 | 18:54 Adesso basta! Con la sua "teoria economica" ci ha veramente stancato! Mah...poi a quale "teoria economica" si riferisce? Di teorie economiche è pieno il mondo, e la "curva di Philips" fa acqua da tutte le parti! Lei dice che "quando c’è alta disoccupazione c’e bassa inflazione e viceversa"!!! Dove vede tale correlazione oggi??? C’è disoccupazione e siamo in deflazione!!! Al di là del fatto che Philips si riferiva ai livelli salariali e non certo a ciò che lei ha "arbitrariamente" riportato, questo dimostra come le sue "elucubrazioni economiche", siano solo di origine "epistolare" (es. Wikipedia) e non di natura "concettuale"!!! Mi spiace, ma è ciò che penso! vota 2 Rispondi Risposta a: Mauro65 Vedi la discussione > volpegrigia49 13 agosto 2014 | 18:33 Deflazione!!!??? Per caso a qualcuno risulta che il prezzo dei carburanti (specie in Agosto) o del pesce o della carne o del latte o del pane e pasta o dell’energia o delle locazioni o delle assicurazioni, etc. abbiano subito riduzioni tali da provocare la "deflazione dei prezzi"!!!??? Bene, allora proviamo a scorrere tutto il "paniere" e vediamo se è vero o se si tratta di una "bufala" statistica, non comprovata da coloro che vanno a fare la spesa! Poi, se diminuiscono i prezzi dei televisori, dei computer e simili, non può che farci piacere, li sostituiremo e svuoteremo i magazzini immobilizzati di tali prodotti "secondari"!!! Dai, rottamiamo tutto!!! vota Rispondi 1 Mauro65 13 agosto 2014 | 18:13 Di nuovo si propone la diretta correlazione tra deprezzamento della moneta e inflazione. E’ falso. Il ivello dei prezzi per la teoria economica è negativamente correlato con la disoccupazione: quando c’è alta disoccupazione, c’è bassa inflazione (come oggi), quando c’è alta inflazione, c’è bassa disoccupazione. Si chiama relazione di Phlips. Non esiste nessuno scenario in cui dobbiamo andare a piedi se si dissolve l’unione monetaria, tale scenario non è supportanto dalla teoria economica ed è smentito categoricamente dalla storia economica. Nel 93 si ruppe lo SME, padre dell’euro, e la lira si deprezzò a due cifre. L’inflazione non salì, anzi discese. Non ricordo l’Italia allora piena di pozzi di petrolio. Bisogna smetterla di fare disinformazione. La teoria economica spiega perfettamente che il problema è l’euro con la teoria delle A.V.O. Chi dice il contrario diffonde informazioni false. vota 1 Rispondi Risposta a: Lettore_3471525 Vedi la discussione > volpegrigia49 13 agosto 2014 | 18:12 Caro Sharpe24, premesso che il mio "ragionamento" vuole essere solo "provocazione", e non si prefigge di essere "condiviso", dai "non esperti in materia", il fatto che tu possa dire cosa è giusto e cosa è sbagliato, mi sembra un tantino presuntuosetto! Semmai, puoi non essere d’accordo, ma questo è un altro paio di maniche! Le tue "argomentazioni", lasciano la questione al punto di prima, con l’aggravante che non ne sai spiegare le motivazioni. Infatti, ne fai solo una questione di "classi sociali", senza esaminare le possibili cause che portano alla deflazione! Game over! vota Rispondi Risposta a: Sharpe24 Vedi la discussione > volpegrigia49 13 agosto 2014 | 17:49 Mah....quali risate!? A me viene da piangere! Premesso che Io non le devo spiegare un "bel niente"! Rilevo solo che dopo tre ore e mezzo dal mio post, la montagna ha partorito il "topolino"! Anzichè "inebriarsi" di Wikipedia (tutto ed il contrario di tutto), si sforzi di capire meglio il senso delle altrui affermazioni. Se non capisce la differenza tra "agganciarsi in modo forzoso al cambio di una moneta forte" (Argentina, Venezuela, Cuba CUC$), in modo unilaterale ed arbitrario e, "far parte integrante di un sistema monetario unico come l’Euro", allora è meglio che evitiamo di discutere di economia monetaria! Sarebbe come far salire su di un ring di box, un peso massimo ed peso piuma! E lei non il peso massimo! vota Rispondi Risposta a: Mauro65 Vedi la discussione > 1 bilko 13 agosto 2014 | 17:44 Ma chi lo dice che la deflazione e’ un male per tutti? La deflazione (=riduzione dei prezzi) conviene a pensionati e lavoratori a reddito fisso (la stragrande maggioranze degli italiani). Non conviene alle imprese, che si vedono ridurre gli utili. Ma le imprese controllano i media, per non parlare dei politici, ed ecco che la deflazione diventa un mostro. In realta’ in un’economia capitalistica e’ una parte necessaria e salutare del ciclo economico. vota 1 Rispondi Risposta a: fanese Vedi la discussione > 1 Lettore_3471525 13 agosto 2014 | 17:32 @volpegrigia, hai pienamente ragione, ma la maggioranza degli italiani non ci arriva a capirlo...come dice un altro commento, se 50 anni fa avessero introdotto economia nelle materie di studio obbligatorie l’italia starebbe molto meglio. @Robertocarlino e tutti gli italiani che vogliono tornare alla lira, vi ricordate tutti i momenti negli scorsi anni in cui il paese era sull’orlo del default? vi ricordate quando anche chi non ci capisce nulla di economia e’ diventato esperto di spread? Se avessimo avuto la lira, invece di parlare di spread avreste parlato di benzina a prezzi impossibili mentre camminavate per andare al lavoro (perche’ non vi saresti potuti permettere il pieno), e come la benzina le mille altre cose che l’italia compra dall’estero. Il problema non e’ l’euro, ma la mancanza di competitivita’ del paese in un mercato globale vota 1 Rispondi Risposta a: volpegrigia49 Vedi la discussione > 1 Mauro65 13 agosto 2014 | 17:25 La riforma fallimentare (parte seconda) Una volta chiarito che una politica di austerità è ugualmente disutile rispetto ad una di deficit spending, come dimostra nei fatti il caso francese, appare chiaro che Renzi se è persona politicamente accorta e vuole durare deve mettere la Germania con le spalle al muro: per utilizzare tutti la stessa moneta ci vogliono i trasferimenti fiscali a nord a sud, come in Italia e come negli States. Se la proposta venisse respinta, dovrebbe immediatamente dichiarare l’abbandono dell’unione monetaria e restare nell’unione europea allo stesso titolo di paesi come l’Inghilterra. Questo farebbe di lui uno statista, in quanto potrebbe poi trovare percorsi di integrazione diversi da quello fallimentare e fallito della moneta unica. Qualsiasi altro scenario porterebbe soltanto ulteriore e inutile distruzione distruzione di produzione, reddito e ricchezza. Ulteriore in quanto proseguirebbe lo scenario dell’austerità, oppure si riproporrebbe dopo uno scenario di deficit spending che riporterebbe il debito alle stelle. Inutile in quanto il fallimento dell’economia italiana è impossibile poichè porterebbe alla distruzione del tessuto economico europeo e mondiale, con vantaggi per nessuno. Quindi, sta a Renzi: o fa subito gli Stati Uniti D’Europa o esce dall’euro. vota 1 Rispondi 1 Mauro65 13 agosto 2014 | 17:13 La ricetta fallimentare (parte prima) Finalmente si ammette lo stato comatoso dell’economia italiana parlando giustamente di deflazione. Quello che si dovrebbe cominciare a dire, una volta chiarito che trattasi di crisi dal lato della domanda (sole 24 ore, ieri), con buona pace degli Alfani e dei Berlusconi che continuano a comportarsi come se fossimo un una crisi dal lato dell’offerta chiedendo inutili abolizioni di articoli del diritto del lavoro che in questa fase non interessano ad aziende le quali non investono perchè non vendono oppure tagli del bilancio pubblico per abbassare le tasse che fanno tracollare ancora di più i consumi in quanto colpiscono i redditi privati delle persone, è che il sistema paese è bloccato e lo rimarrà fino all’abbandono dell’unione monetaria. Appurato cioè che l’austerità va superata perchè è dannosa nei fatti, si deve capire che anche una politica economica espansiva fatta a deficit spending è ulteriormente fallimentare: infatti se si aumentano i redditi privati assumendo della PA o detassando con soldi pubblici, essendo il prezzo della moneta costante i differenziali di inflazione e costo del lavoro nei confronti del nord europa sposterebbero quei redditi verso quei paesi facendo riesplodere il debito privato interno. L’unico scenario di uscita dalla crisi è la sterilizzazione della svalutazione competitiva salariale tedesca attraverso l’aumento del valore del marco e la correlativa diminuzione delle divise del sud europa. (continua) vota 1 Rispondi Carica altri contenuti aside shadow Economia Carte fedeltà, tessere premio e figurine: l’Italia dei supersconti Economia Club Med, via all’Opa Bonomi sul simbolo francese delle vacanze Moda Il trucco si vede: naturale e misterioso Economia ArcelorMittal rompe gli indugi «Ilva, interessati all’acquisto» Economia Crisi, la Germania non cresce piùE la Bce: «Subito riforme strutturali» Su Quimamme.it Mamme vip in dolce attesa Economia Faccia a faccia tra Renzi e Draghi«Un segnale chiaro già a settembre» Economia Inflazione troppo bassa e disoccupazione: ecco i mali che rallentano l’Europa Corriere Selection La Microbike Pieghevole Masciaghi Economia Francoforte e la spinta sulle riforme: ora Bruxelles usi tutti i suoi poteri Economia Londra fa decollare i TornadoL’Ue incerta sugli aiuti militari Entra in DoveClub Le mete più belle, le offerte migliori Economia Ue in trincea sulle riforme (e anche Parigi trema) Economia Delrio al WSJ: «Se serviranno nuovi sacrifici li chiederemo alla Pa» Ammazziamo il Gattopardo Guarda tutte le inchieste di Alan Friedman I più letti Oggi Settimana Mese 1 Delrio al WSJ: «Se serviranno nuovi sacrifici li chiederemo alla Pa» 2 La storia di Speranza, la grafica italiana volata in Qatar 3 A giugno nuovo record del debito pubblico: 2168,4 miliardi di euro 4 Crolla la fiducia in Germania Bene l’asta dei Bot in Italia 5 Moody’s: l’Italia non raggiungerà gli obiettivi deficit-Pil nel 2014 e 2015 6 Il lavoro, il made in Italy e vecchi e nuovi mestieri 7 Tutti i protagonisti della vicenda Telecom 8 Steno Marcegaglia, «re» dell’acciaio che si fece da solo 9 Età e calcoli: guida alla pensione 10 Uno stadio per i soci di Warren Buffett ’);"> [Esplora il significato del termine: Per oltre 30 anni il pericolo numero uno è stata l’inflazione. Ora però potremmo fare i conti contro un avversario apparentemente innocuo, ma in realtà altrettanto insidioso: la deflazione. Che a luglio, secondo l’Istat è già in azione in dieci grandi città. I prezzi a luglio risultano in calo, su base annua, in diversi capoluoghi di regione o provincia autonoma: Torino (-0,4%), Firenze (-0,3%), Bari (-0,3%), Roma (-0,2%), Trieste (-0,1%) e Potenza (-0,1%). Giù anche a Livorno (-0,7%), Verona (-0,5%), Ravenna (-0,1%) e Reggio Emilia (-0,1%). L’ultima fase depressiva così lunga oltre 50 anni fa Per ritrovare una fase depressiva così lunga, sul fronte prezzi, occorre andare indietro di oltre mezzo secolo. Adesso come allora, precisamente a cavallo tra il 1958 e il 1959, il termometro dell’Istat segna solo tassi sotto l’1%. Ma il confronto mette accanto due Italie molto diverse. Alla fine degli anni Cinquanta c’era un Paese pronto al decollo, al boom economico. Oggi, invece, si combatte contro una recessione recidiva, che sta sfibrando il tessuto produttivo. Un bel grattacapo E perché il calo dei prezzi non è una buona notizia? Non è tanto per il fatto in sé quanto piuttosto per l’effetto che genera sulle aspettative del consumatore. Che aspettandosi ulteriori cali rinvia potenzialmente all’infinito gli acquisti in programma convinto che così facendo risparmierà ulteriormente. Un bel grattacapo per l’economia. 12 agosto 2014 | 10:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA ti potrebbero interessare anche Istat, Bari fra le dieci grandi città italiane che entrano in deflazione: prezzi in calo Dieci grandi città in deflazione, a Verona meno 0,5 per cento Istat: l’inflazione scende ancora: a giugno allo 0,3%, minimo dal 2009 Istat, l’inflazione rallenta: i prezzi degli alimentari giù dello 0,2% Istat, inflazione annua +2,2%: dato più basso da gennaio 2011 Istat: cala l’inflazione a novembre 1 2 Dopo aver letto questo articolo mi sento... partecipa alla discussione Caratteri rimanenti: 1500 Scrivi qui il tuo commento invia Contributi652 voto data Mauro65 14 agosto 2014 | 15:04 La sua analisi è giusta. Corretta è la descrizione attuale del meccanismo che ha portato alla deflazione e il resoconto storico della grande crisi, che fu superata con politiche keynesiane. In quanto alla citazione di K. Galbraith è giusta, ma oggi abbiamo alcuni strumenti che ci consentono di comprendere meglio quello che sta accadendo. Quello che è cambiato a partire dalla Grande Crisi è il cambio di paradigma rispetto ad uno scenario economico di autarchia: oggi il commercio internazionale non ha frontiere anche se permangono barriere daziarie ma si affermano sempre di più aree di libero scambio, quale è pure la UE. Ecco perchè, tanto per cominciare, politiche keynesiane come quelle che vorrebbe il nostro premier e i simpatici organizzatori del referendum anti austerità non porterebbero ad alcun miglioramento complessivo della situazione. A differenza dello scenario economico chiuso, con pochi scambi esteri controllati, una politica di allargamento della base monetaria attraverso deficit spending porterebbe nel caso italiano quel reddito altrove, certamente nel nord europa, perchè qui la svalutazione salariale competitiva e la crescita più bassa dell’inflazione hanno consentito di tenere artificialmente più bassi i prezzi di vendita. Questo è accaduto, ma è un fatto banale e grossolano, perchè si è impedito che funzionasse il mercato delle valute. Se la Germania avesse il marco, questo si sarebbe dovuto apprezzare diverse volte annullando le riforme di tagli ai salari. vota Rispondi Mauro65 14 agosto 2014 | 14:42 Senta, lei è un saccente. Il trade off studiato da Philips tra inflazione e disoccupazione lo si studia in tutte le università italiane, guardi ad esempio qui: http://dipeco.economia.unimib.it/persone/stanca/polec/tesine/serpico.pdf Per quanto riguarda la teoria economica internazionale, che lei NON conosce, non è stato in grado di confutare nulla di quello che le ho detto, non rendendosi nemmeno conto che avevo fatto apposta a fornire argomenti basali che erano impossibili da smentire. Se io le dico che la derivata prima di un naturale è zero, non le sto enunciando una teoria che lei può smentire. Lei però non se n’è accorto e c’è cascato con entrambi i piedi. Faccia un bagno di umiltà e si informi prima di fare figure di questo tipo. Per quanto attiene alla categoria delle ] vittarco 14 agosto 2014 | 10:38 I prezzi calano perchè a i fatturati vengono raggiunti con più pezzi a prezzo medio inferiore. Se la popolazione aumenta solo causa immigrazione, gli stipendi medi diminuiscono e aumentano solo i consumi di beni a basso costo,i prezzi medi al consumo quindi calano. Ovvio, non è solo per questo, ma contribuisce e molto. vota Rispondi Risposta a: Lettore_9050244 Vedi la discussione > vittarco 14 agosto 2014 | 10:34 Esatto, all’umentare della domanda i prezzi scendono, nel mercato globale mondiale, perché la domanda aumenta solo a prezzi medi più bassi di quelli iniziali. Se avesse vissuto come me 40 anni di mercato dell’elettronica, l’unico che da sempre segue tale regola, se ne sarebbe reso conto prima. Nell’elettronica, l’aumento della domanda ha da sempre fatto diminuire i prezzi. Ma lo stesso succede ormai in tutti i settori manifatturieri e la lotta delle aziende è alla produzione sempre più a minor costo per soddisfare una domanda in crescita globale ma che cresce sempre e solo a prezzi più bassi. Ecco perché se la domanda globale per esempio di lavatrici aumenta, il prezzo medio delle stesse cala e quindi si devono chiudere le fabbriche in Italia per rimanere competitivi. In macro mercato, all’aumentare della domanda i prezzi medi calano, caro signore, e i fatturati possono solo aumentare aumentando i pezzi prodotti a un prezzo medio sempre più basso. Persino la Apple se ne sta rendendo conto, mentre la FIAT, la Merloni, l’Elettrolux, e tante altre l’hanno già capito da tempo ... La discesa media dei prezzi all’allargarsi del bacino di utenza è quindi inevitabile, ma è evitabile la diminuzione del PIL... basta produrre di più a prezzi più bassi, cosa ora però impossibile in Italia. vota Rispondi Risposta a: gnarooo Vedi la discussione > marcelobranko 13 agosto 2014 | 23:06 Non trovo il motivo per cui qui ci si accapiglia tanto. Dal mio semplicistico punto di vista, i prezzi calano perché la domanda interna è calata (causa deprezzamento dei salari e aumento disoccupazione). Quanto poi il sapere come uscire dalla situazione, ricordo che fino ad oggi nessun economista è stato mai in grado di trovare una soluzione scientificamente valida alle situazioni di crisi economica. Una per tutte, ricordiamoci della crisi del ’29, che i maggiori economisti dell’ epoca non previdero affatto e che poi non seppero gestire: Schumpeter, il principe degli economisti consigliò a Hoover di non fare nulla poichè il sistema prezzi-salari si sarebbe equilibrato spontaneamente, cosa che non avvenne affatto; solo le eretiche misure di Roosvelt e successivamente le teorie di Keynes risollevarono la situazione. Concludo con un paradosso che riprendo da J.K. Galbraith : se ci fosse un solo individuo in grado di capire realmente l’economia e fare previsioni corrette, egli si impadronirebbe in poco tempo di tutto e l’ economia così scomparirebbe. vota Rispondi 2 Lettore_9050244 13 agosto 2014 | 19:15 Guardi che mi è chiaro il discorso della domanda e dell’offerta ma è lapalissiano che a partire dal 2002 la maggior parte delle persone ha dovuto vivere comprando molti beni anche di prima necessità sopravvalutati spendendo molto più di quanto si guadagnava ed indebitandosi. Fino a quando si poteva pensare di andare avanti cosi? Ora la deflazione erode il valore delle merci, ma questa valore è stato GONFIATO finora. Come tutte le bolle speculative anche questa è scoppiata e sono sempre le persone più deboli a pagarne gli effetti. Ora giocoforza bisogna ridimensionarci. vota 2 Rispondi Risposta a: Lettore_9050244 Vedi la discussione > 2 volpegrigia49 13 agosto 2014 | 18:54 Adesso basta! Con la sua "teoria economica" ci ha veramente stancato! Mah...poi a quale "teoria economica" si riferisce? Di teorie economiche è pieno il mondo, e la "curva di Philips" fa acqua da tutte le parti! Lei dice che "quando c’è alta disoccupazione c’e bassa inflazione e viceversa"!!! Dove vede tale correlazione oggi??? C’è disoccupazione e siamo in deflazione!!! Al di là del fatto che Philips si riferiva ai livelli salariali e non certo a ciò che lei ha "arbitrariamente" riportato, questo dimostra come le sue "elucubrazioni economiche", siano solo di origine "epistolare" (es. Wikipedia) e non di natura "concettuale"!!! Mi spiace, ma è ciò che penso! vota 2 Rispondi Risposta a: Mauro65 Vedi la discussione > volpegrigia49 13 agosto 2014 | 18:33 Deflazione!!!??? Per caso a qualcuno risulta che il prezzo dei carburanti (specie in Agosto) o del pesce o della carne o del latte o del pane e pasta o dell’energia o delle locazioni o delle assicurazioni, etc. abbiano subito riduzioni tali da provocare la "deflazione dei prezzi"!!!??? Bene, allora proviamo a scorrere tutto il "paniere" e vediamo se è vero o se si tratta di una "bufala" statistica, non comprovata da coloro che vanno a fare la spesa! Poi, se diminuiscono i prezzi dei televisori, dei computer e simili, non può che farci piacere, li sostituiremo e svuoteremo i magazzini immobilizzati di tali prodotti "secondari"!!! Dai, rottamiamo tutto!!! vota Rispondi 1 Mauro65 13 agosto 2014 | 18:13 Di nuovo si propone la diretta correlazione tra deprezzamento della moneta e inflazione. E’ falso. Il ivello dei prezzi per la teoria economica è negativamente correlato con la disoccupazione: quando c’è alta disoccupazione, c’è bassa inflazione (come oggi), quando c’è alta inflazione, c’è bassa disoccupazione. Si chiama relazione di Phlips. Non esiste nessuno scenario in cui dobbiamo andare a piedi se si dissolve l’unione monetaria, tale scenario non è supportanto dalla teoria economica ed è smentito categoricamente dalla storia economica. Nel 93 si ruppe lo SME, padre dell’euro, e la lira si deprezzò a due cifre. L’inflazione non salì, anzi discese. Non ricordo l’Italia allora piena di pozzi di petrolio. Bisogna smetterla di fare disinformazione. La teoria economica spiega perfettamente che il problema è l’euro con la teoria delle A.V.O. Chi dice il contrario diffonde informazioni false. vota 1 Rispondi Risposta a: Lettore_3471525 Vedi la discussione > volpegrigia49 13 agosto 2014 | 18:12 Caro Sharpe24, premesso che il mio "ragionamento" vuole essere solo "provocazione", e non si prefigge di essere "condiviso", dai "non esperti in materia", il fatto che tu possa dire cosa è giusto e cosa è sbagliato, mi sembra un tantino presuntuosetto! Semmai, puoi non essere d’accordo, ma questo è un altro paio di maniche! Le tue "argomentazioni", lasciano la questione al punto di prima, con l’aggravante che non ne sai spiegare le motivazioni. Infatti, ne fai solo una questione di "classi sociali", senza esaminare le possibili cause che portano alla deflazione! Game over! vota Rispondi Risposta a: Sharpe24 Vedi la discussione > volpegrigia49 13 agosto 2014 | 17:49 Mah....quali risate!? A me viene da piangere! Premesso che Io non le devo spiegare un "bel niente"! Rilevo solo che dopo tre ore e mezzo dal mio post, la montagna ha partorito il "topolino"! Anzichè "inebriarsi" di Wikipedia (tutto ed il contrario di tutto), si sforzi di capire meglio il senso delle altrui affermazioni. Se non capisce la differenza tra "agganciarsi in modo forzoso al cambio di una moneta forte" (Argentina, Venezuela, Cuba CUC$), in modo unilaterale ed arbitrario e, "far parte integrante di un sistema monetario unico come l’Euro", allora è meglio che evitiamo di discutere di economia monetaria! Sarebbe come far salire su di un ring di box, un peso massimo ed peso piuma! E lei non il peso massimo! vota Rispondi Risposta a: Mauro65 Vedi la discussione > 1 bilko 13 agosto 2014 | 17:44 Ma chi lo dice che la deflazione e’ un male per tutti? La deflazione (=riduzione dei prezzi) conviene a pensionati e lavoratori a reddito fisso (la stragrande maggioranze degli italiani). Non conviene alle imprese, che si vedono ridurre gli utili. Ma le imprese controllano i media, per non parlare dei politici, ed ecco che la deflazione diventa un mostro. In realta’ in un’economia capitalistica e’ una parte necessaria e salutare del ciclo economico. vota 1 Rispondi Risposta a: fanese Vedi la discussione > 1 Lettore_3471525 13 agosto 2014 | 17:32 @volpegrigia, hai pienamente ragione, ma la maggioranza degli italiani non ci arriva a capirlo...come dice un altro commento, se 50 anni fa avessero introdotto economia nelle materie di studio obbligatorie l’italia starebbe molto meglio. @Robertocarlino e tutti gli italiani che vogliono tornare alla lira, vi ricordate tutti i momenti negli scorsi anni in cui il paese era sull’orlo del default? vi ricordate quando anche chi non ci capisce nulla di economia e’ diventato esperto di spread? Se avessimo avuto la lira, invece di parlare di spread avreste parlato di benzina a prezzi impossibili mentre camminavate per andare al lavoro (perche’ non vi saresti potuti permettere il pieno), e come la benzina le mille altre cose che l’italia compra dall’estero. Il problema non e’ l’euro, ma la mancanza di competitivita’ del paese in un mercato globale vota 1 Rispondi Risposta a: volpegrigia49 Vedi la discussione > 1 Mauro65 13 agosto 2014 | 17:25 La riforma fallimentare (parte seconda) Una volta chiarito che una politica di austerità è ugualmente disutile rispetto ad una di deficit spending, come dimostra nei fatti il caso francese, appare chiaro che Renzi se è persona politicamente accorta e vuole durare deve mettere la Germania con le spalle al muro: per utilizzare tutti la stessa moneta ci vogliono i trasferimenti fiscali a nord a sud, come in Italia e come negli States. Se la proposta venisse respinta, dovrebbe immediatamente dichiarare l’abbandono dell’unione monetaria e restare nell’unione europea allo stesso titolo di paesi come l’Inghilterra. Questo farebbe di lui uno statista, in quanto potrebbe poi trovare percorsi di integrazione diversi da quello fallimentare e fallito della moneta unica. Qualsiasi altro scenario porterebbe soltanto ulteriore e inutile distruzione distruzione di produzione, reddito e ricchezza. Ulteriore in quanto proseguirebbe lo scenario dell’austerità, oppure si riproporrebbe dopo uno scenario di deficit spending che riporterebbe il debito alle stelle. Inutile in quanto il fallimento dell’economia italiana è impossibile poichè porterebbe alla distruzione del tessuto economico europeo e mondiale, con vantaggi per nessuno. Quindi, sta a Renzi: o fa subito gli Stati Uniti D’Europa o esce dall’euro. vota 1 Rispondi 1 Mauro65 13 agosto 2014 | 17:13 La ricetta fallimentare (parte prima) Finalmente si ammette lo stato comatoso dell’economia italiana parlando giustamente di deflazione. Quello che si dovrebbe cominciare a dire, una volta chiarito che trattasi di crisi dal lato della domanda (sole 24 ore, ieri), con buona pace degli Alfani e dei Berlusconi che continuano a comportarsi come se fossimo un una crisi dal lato dell’offerta chiedendo inutili abolizioni di articoli del diritto del lavoro che in questa fase non interessano ad aziende le quali non investono perchè non vendono oppure tagli del bilancio pubblico per abbassare le tasse che fanno tracollare ancora di più i consumi in quanto colpiscono i redditi privati delle persone, è che il sistema paese è bloccato e lo rimarrà fino all’abbandono dell’unione monetaria. Appurato cioè che l’austerità va superata perchè è dannosa nei fatti, si deve capire che anche una politica economica espansiva fatta a deficit spending è ulteriormente fallimentare: infatti se si aumentano i redditi privati assumendo della PA o detassando con soldi pubblici, essendo il prezzo della moneta costante i differenziali di inflazione e costo del lavoro nei confronti del nord europa sposterebbero quei redditi verso quei paesi facendo riesplodere il debito privato interno. L’unico scenario di uscita dalla crisi è la sterilizzazione della svalutazione competitiva salariale tedesca attraverso l’aumento del valore del marco e la correlativa diminuzione delle divise del sud europa. (continua) vota 1 Rispondi Carica altri contenuti aside shadow Economia Carte fedeltà, tessere premio e figurine: l’Italia dei supersconti Economia Club Med, via all’Opa Bonomi sul simbolo francese delle vacanze Moda Il trucco si vede: naturale e misterioso Economia ArcelorMittal rompe gli indugi «Ilva, interessati all’acquisto» Economia Crisi, la Germania non cresce piùE la Bce: «Subito riforme strutturali» Su Quimamme.it Mamme vip in dolce attesa Economia Faccia a faccia tra Renzi e Draghi«Un segnale chiaro già a settembre» Economia Inflazione troppo bassa e disoccupazione: ecco i mali che rallentano l’Europa Corriere Selection La Microbike Pieghevole Masciaghi Economia Francoforte e la spinta sulle riforme: ora Bruxelles usi tutti i suoi poteri Economia Londra fa decollare i TornadoL’Ue incerta sugli aiuti militari Entra in DoveClub Le mete più belle, le offerte migliori Economia Ue in trincea sulle riforme (e anche Parigi trema) Economia Delrio al WSJ: «Se serviranno nuovi sacrifici li chiederemo alla Pa» Ammazziamo il Gattopardo Guarda tutte le inchieste di Alan Friedman I più letti Oggi Settimana Mese 1 Delrio al WSJ: «Se serviranno nuovi sacrifici li chiederemo alla Pa» 2 La storia di Speranza, la grafica italiana volata in Qatar 3 A giugno nuovo record del debito pubblico: 2168,4 miliardi di euro 4 Crolla la fiducia in Germania Bene l’asta dei Bot in Italia 5 Moody’s: l’Italia non raggiungerà gli obiettivi deficit-Pil nel 2014 e 2015 6 Il lavoro, il made in Italy e vecchi e nuovi mestieri 7 Tutti i protagonisti della vicenda Telecom 8 Steno Marcegaglia, «re» dell’acciaio che si fece da solo 9 Età e calcoli: guida alla pensione 10 Uno stadio per i soci di Warren Buffett " style="height:26px; width:26px; margin:-20px 0 0 -20px; position:absolute; display: inline;">