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 2014  agosto 14 Giovedì calendario

ELOGIO DEL SEGRETO


High Person è il protagonista di un breve, ma fulminante, romanzo di Vladimir Nabokov. S’intitola “Cose trasparenti”, e lo scrittore russo-americano vi mette alla berlina con la sua corrosiva arte narrativa la pretesa tutta moderna di rappresentare in modo perfettamente trasparente i moti interiori dell’animo umano, di vedere con nettezza dall’esterno l’intimità stessa delle persone, e non solo degli altri, ma anche di se stessi. Ora la trasparenza è diventato uno dei miti del contemporaneo, come spiega Byung-Chul Han, filosofo d’origine coreana, che insegna in Germania, a Berlino, in “La società della trasparenza” (Nottetempo). Il libro inizia con la citazione di un altro scrittore, l’austriaco Peter Handke, che vive seminascosto in Francia: «Io vivo di ciò che gli altri ignorano di me».
Perché la trasparenza, virtù così a lungo evocata, dall’epoca in cui era una delle parole chiave del riformatore Gorbaciov, per poi trasformarsi nella parola d’ordine della Rete, è agli occhi del filosofo coreano un grave problema? Perché presuppone l’esposizione di sé, perché alimenta quella che è la vera pornografia della società dell’informazione, perché abolisce lo spazio del segreto, perché rende obsoleta la politica, perché distrugge il desiderio a favore del piacere, perché mette fuori gioco rituali e cerimonie.
Il ragionamento di Byung-Chul Han si fonda su una tesi elaborata nel lontano 1906 da Georg Simmel, il fondatore della moderna sociologia in un saggio, “Il segreto e la società segreta”, compreso nella sua monumentale “Sociologia”. Simmel spiegava che i rapporti umani si fondano sulla conoscenza gli uni degli altri; per cui sapere cosa pensano gli altri di se stessi, e anche di noi, diventa fondamentale. E, insieme a questo, è importante mantenere in una certa misura la segretezza su di sé. La menzogna, scrive Simmel, sarebbe solo una forma molto rozza, e per di più contraddittoria, della necessità di segretezza fondamentale nelle società moderne. In altre parole, per il sociologo tedesco il segreto è indispensabile per gli individui e per la società in generale, poiché mediante questo «si ottiene un infinito ampliamento della vita, perché molti dei suoi contenuti non possono affiorare neppure nel caso in cui tutto venga reso pubblico».
Non che Simmel non vedesse il problema che il segreto suscita in quella che è la gestione del potere e della ricchezza. Se da un lato lodava il segreto come strumento per mantenere una buona relazione con gli altri, dall’altro sottolineava come il denaro facesse aumentare la segretezza in senso negativo. L’esempio era perfetto per quei tempi: gli assegni, un modo attraverso cui un uomo diventa ricchissimo solo facendogli scivolare in mano un pezzo di carta. Ovviamente le cose da allora sono andate molto avanti, e l’informatica ha reso la ricchezza sempre più armata di segreto, in grado di influenzare la vita di tutti agendo a grande distanza, lontano dagli sguardi delle persone. La ricchezza finanziaria, virtuale, è diventato un problema per l’intera società, là dove i rapporti collettivi non sono più trasparenti ed evidenti.
Byung-Chul Han sostiene però nel suo libro che le cose stanno diversamente. Il filosofo si occupa della relazione sociale e del cambiamento di paradigma avvenuto a livello delle società occidentali. In primo luogo la trasparenza abolisce ogni forma di negatività, come la sofferenza o la passione, oggetto del precedente libro di Byung-Chul Han, “Eros in agonia”, o come la stanchezza e la depressione, da lui trattate in “La società della stanchezza”. L’amore appare addomesticato, trasformato in prodotto di consumo e di confort: «Si può esser innamorati, senza innamorarsi», dicono i nuovi guru della società della trasparenza, come il sito francese per single Meetic. Il pudore, alla pari della vergogna, viene espunto; tutto è standardizzato e accelerato, dal momento che la società della trasparenza non tollera lacune né nell’informazione né nella visione.
Anche la politica ne è coinvolta. Byung-Chul Han cita il partito tedesco Pirata, come esempio di questo. Fatte le dovute differenze, la sua tesi vale anche per il Movimento 5 Stelle: siamo nel regno della post-politica dove la trasparenza non ha colore o ideologia, solo opinioni che non comportano di per sé conseguenze. La “società dell’opinione” che si va istituendo con il Web è quella flessibile della “liquid democracy”: «La politica cede il passo alla amministrazione dei bisogni sociali, che lascia immutata la cornice dei rapporti socio-economici esistenti e in essi si ferma». Trasparenza, positività e comunicazione: questa la triade fondamentale. È la dittatura del “like” richiesto da siti e venditori, da aziende e singoli individui nelle loro pagine Facebook, dato che i giudizi negativi bloccano la fluidità e limitano lo scorrimento comunicativo.
Riprendendo un’acuta osservazione di Roland Barthes in “La camera chiara”, il filosofo coreano sostiene che l’attuale attivismo della Rete si confà più al genere del piacere (to like) e non dell’amare (to love). Il centro del ragionamento di Byung-Chul Han riguarda però la pornografia, che è il destino cui ci consegnerebbe la società dell’esposizione. La prima esposizione attuale è quella del corpo, diventato da tempo la base di ogni possibile sfruttamento. Non è solo il trionfo della pornografia nel web - l’epoca di YouPorn - che del resto ha modellato in profondità un’intera generazione, quella che ha oggi tra i trenta e quarant’anni, ma l’estensione a ogni livello del dominio dell’esposizione medesima: dal corpo alle fantasie, dai pensieri alle parole.
I social network, su cui in verità Byung-Chul Ha si sofferma poco, presuppongono questa continua esteriorità, la necessità di farsi vedere. Il selfie, diventato dominate, contiene, almeno in parte, un aspetto espositivo di sé molto marcato. La questione più profonda, e problematica, è quella che riguarda il desiderio, che lascia il passo al piacere immediato, il quale non permette nessuna deviazione immaginativa e narrativa, ed è profondamente pornografico. L’erotismo, ci ricorda il filosofo, si alimenta di segreto; non predilige la nudità, bensì il velo, il nascondimento e non la trasparenza assoluta. La posizione erotica s’istituisce là dove l’abito si socchiude, dove la pelle «luccica» fra due «bordi», scrive Byung-Chul Han, per esempio tra il guanto e la manica.
La caduta del desiderio è uno dei temi che oggi gli psicoanalisti trattano con più frequenza nelle loro sedute, come nei loro libri. L’altro grande tema, che sottolinea questo libro, è quello della tirannia dell’intimità, riprendendo una tesi di Richard Sennet esposta in “Il declino dell’uomo pubblico” (Bruno Mondadori). Internet favorisce lo spazio della prossimità, della vicinanza, eliminando l’elemento del segreto. Intendiamoci, si tratta di un’intimità costruita, creata per generare quella vicinanza reciproca, e che tuttavia contiene parti sostanziali della personalità degli individui, o quanto meno agisce sulla personalità dei singoli trasformandola in modo da aderire a quella “prossimità digitale” fondamentale per la relazione in Rete. “Sono come tu mi vuoi”, era il ritornello di una canzone del gruppo punk Cccp negli anni Ottanta. Ora proprio questo come-tu-mi-vuoi diventa, quasi senza accorgersene, l’orizzonte del proprio Sé. L’intimità così prodotta distrugge ogni distanza, che è, con la diversità e l’asimmetria, la condizione fondamentale per la vera relazione con gli altri.
Il finale pessimistico di “La società della trasparenza” riguarda la ricaduta di tutto questo sull’intera società, di cui l’osservazione reciproca è ora il vero fondamento. Grazie al web noi consumatori ci consegniamo volontariamente all’osservazione panottica, che regola e soddisfa i nostri bisogni. Gli algoritmi di Google sanno cosa bramiamo.