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 2014  agosto 14 Giovedì calendario

I CINESI ALL’ASSALTO DEL POLO NORD

I ghiacciai dell’Artico si sciolgono e i territori del Grande Nord, ricchi di materie prime, fanno gola alle nazioni più potenti della Terra: non soltanto Russia, Stati Uniti e Norvegia ma anche la Cina. Negli ultimi anni le prospettive di cambiamento climatico hanno solleticato l’appetito dei colossi energetici, che hanno avviato prospezioni alla ricerca di petrolio e gas.
Secondo alcune stime americane, la regione artica conterrebbe il 13% delle riserve globali inesplorate di greggio e il 30% di quelle di gas.
Finora la corsa a queste ricchezze era appannaggio di tre paesi: Usa, Russia e Norvegia. Recentemente, però, anche i cinesi si sono fatti avanti con discrezione. Funzionari norvegesi hanno riferito che negli ultimi tempi l’ambasciatore cinese si è fatto vivo quattro volte per sondare il terreno su questa materia.
Un rapporto pubblicato poche settimane fa dal senatore ecologista francese André Gattolin conferma l’interesse di Pechino per le zone polari e parla di obiettivi strategici dell’ex Celeste impero. In particolare, si starebbe preparando la strada verso lo sfruttamento di future rotte marittime. La Cina ha già acquistato dalla Russia una nave rompighiaccio a propulsione nucleare, ed è in attesa dell’apertura del passaggio a Nordest, che lo scioglimento dei ghiacci rende sempre più praticabile alla fine dell’estate. I cinesi guardano lontano e pensano già a un percorso che attraversi il Polo. Puntano a creare un hub in Islanda e per questo stanno corteggiando assiduamente i politici della nazione nordica.
Sul piano geostrategico, Pechino considera le rotte marittime artiche come deviazione nel caso in cui il Mar della Cina divenisse oggetto di un blocco provocato da contrasti con il Giappone. D’altro canto, proprio la nazione del Sol levante ha appena ordinato tre navi rompighiaccio, fa notare Gattolin.
Ovviamente la Cina non è indifferente alle potenziali risorse energetiche nascoste sotto i ghiacci. Non soltanto gli idrocarburi, in collaborazione con la Russia. I cinesi stanno anche trattando in Groenlandia alcuni contratti di esplorazione. L’anno scorso l’isola ha dato via libera, pur tra molte polemiche, allo sfruttamento del proprio sottosuolo. In questo vasto territorio di soli 57 mila abitanti i cinesi sarebbero pronti, come già avviene in Africa, a mandare migliaia di operai e tecnici.
E si parla anche di turismo. Un uomo d’affari cinese, Huang Nubo, attivo nel settore immobiliare, voleva a tutti i costi acquistare 300 chilometri quadrati di terreno in Islanda, tre volte la superficie di Parigi, per svilupparvi un progetto turistico. Vista l’impossibilità di concretizzare i suoi piani, egli si sarebbe rivolto alla Norvegia per un’iniziativa alberghiera a Oslo, continuando a puntare gli occhi verso la tundra. C’è chi guarda con sospetto a iniziative imprenditoriali di questo genere, che potrebbero nascondere secondi fini proprio in vista dello sfruttamento del territorio a scopi energetici.
Ettore Bianchi, ItaliaOggi 14/8/2014