Roberto Bertinetti, Il Messaggero 14/8/2014, 14 agosto 2014
QUANDO CON BOGEY GUIDÒ LA RESISTENZA AL MACCARTISMO
L’IMPEGNO
Era di fede democratica e lo rivendicava con orgoglio. Di politica Lauren Bacall iniziò a interessarsi molto presto, sin dall’epoca degli esordi sul set. E non nascose mai le sue idee neppure nel periodo difficile del maccartismo, nell’immediato dopoguerra, quando il senatore repubblicano del Wisconsin, insieme ai vertici dell’Fbi, creò il comitato che aveva l’incarico di indagare sulle presunte attività antiamericane dei personaggi pubblici del paese. Al termine delle udienze dieci tra attori, sceneggiatori e registi furono condannati a un periodo di reclusione tra sei mesi e un anno perché ritenuti «testimoni non amichevoli». Lauren Bacall, con coraggio, scelse di andare controcorrente e insieme ad altri colleghi, tra i quali il marito Humphrey Bogart, promosse un appello in difesa dei “presunti comunisti” che uscì sulla prima pagina del quotidiano “Daily News” e fu oggetto di molte polemiche. Era una decisione che poteva costarle la carriera, ma alla fine fu McCarthy a venire sconfitto. Insieme alla coppia più in vista della Hollywood dell’epoca altri celebri divi poco disponibili al conformismo conservatore e alla caccia alle streghe. Tra essi figure leggendarie come Gregory Peck, William Wyler, John Huston, Gene Kelly, Lancaster, Franz Sinatra (con cui ebbe poi un lungo rapporto sentimentale dopo la scomparsa di Bogart) e Judy Garland.
Oltre alle prese di posizione pubbliche contro la “caccia alle streghe al soldo dell’Urss”, Bacall si impegnò in maniera attiva durante alcune campagne presidenziali repubblicane.
LE CAMPAGNE PRESIDENZIALI
Celebre è la foto che la ritrae sdraiata sul pianoforte mentre ascolta Harry Truman (foto), eletto alla Casa Bianca nella primavera del 1945 e in carica sino al 1953. In seguito si schierò senza successo in favore di Adlai Stevenson, battuto alle elezioni da Dwight Eisenhower e al termine del mandato dell’esponente repubblicano ebbe parole di fuoco per la sua politica di rafforzamento militare e di espansione dell’influenza statunitense in vaste aree del mondo, definite «un’occasione mancata per dirottare risorse economiche per battere le disparità che ancora costringono in condizioni di indigenza centinaia di migliaia di cittadini americani».
Sotto il profilo politico si considerava una semplice cittadina che godeva del privilegio di far conoscere le sue opinioni in virtù della notorietà. Non amava certo i palazzi del potere e quando, nel 2007, interpretò un ruolo nel film The Walker di Paul Schroeder disse in conferenza stampa: «La capitale degli Stati Uniti è piena di gente, di destra o di sinistra, che ha probabilmente pagato o contratto debiti inconfessabili per far parte della Camera e del Senato, assai poco interessata ai problemi della gente comune». Detestava naturalmente i Bush, espresse ammirazione per Obama durante il suo primo mandato e di recente aveva speso lodi per Hillary Clinton, definita «una donna di grande intelligenza che spero possa arrivare alla Casa Bianca».