Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 14 Giovedì calendario

REGIONI FONDI UE SI CAMBIATUTTO IL POTERE A PALAZZO CHIGI


LA RIFORMA
ROMA E dopo Rosella Orlandi, la lady fisco nominata direttore dell’Agenzia delle Entrate e chiamata da Renzi a dare la caccia agli evasori, presto vedremo all’opera Maria Ludovica Agrò, che dal ponte di comando della neonata Agenzia per la coesione cercherà di mettere in riga le Regioni che spendono poco e male i fondi Ue necessari per sistemare scuole, strade e infrastrutture. Un’altra donna al potere dunque sotto il controllo diretto di Palazzo Chigi: è questa la risposta del governo ai rilievi, non certo inediti e comunque non solo anti-italiani, di Bruxelles che in una lettera indirizzata circa un mese fa a Roma ha censurato la discutibile gestione dei finanziamenti. Su questa partita, racconta chi è vicino al dossier, Renzi punta a centralizzare il potere decisionale e amministrativo. Non che prima non fosse così perchè le trattative sugli accordi settennali di partenariato spettano da sempre all’esecutivo.
Ma la chiara novità è che il controllo del governo diventerà più stringente al punto da riservare al potere esecutivo anche il diritto di spostare in corso d’opera i soldi da una Regione inefficiente all’altra e da un progetto in panne ad un altro.
IL FLOP
Inefficienze che hanno prodotto il risultato fotografato da Eurispes: oltre la metà dei fondi relativi al periodo 2007-2013 (il 58 per cento) non sono stati ancora spesi. E rischiano di tornare al mittente se non saranno impiegati entro la fine del 2015. Il governo, attraverso il braccio operativo dell’Agenzia per la coesione, cercherà innanzitutto di mettere un pezza sui casi più urgenti per salvare il salvabile. Mettendo alla svelta in sicurezza i soldi messi a bilico nel 2014. Si parla di finanziamenti per 4-5 miliardi di euro e restano 4 mesi e mezzo per evitare lo smacco. Poi, l’anno prossimo, si tratterà di proteggere altri 15 miliardi sul filo del rasoio. In ballo, per dire, ci sono anche i lavori per Pompei, per la riqualificazione dell’ex area industriale di Bagnoli e per 7 cantieri calabresi che, nella migliore delle ipotesi, avanzano a singhiozzo.
Così si cercherà di accelerare le pratiche e i cantieri rimuovendo gli ostacoli burocratici, tecnici, legali e amministrativi ben sapendo che in molti casi non basterà e che sarà necessario agire d’autorità cambiando la destinazione dei finanziamenti. «Si è iniziato a togliere alle regioni e a metterli sulle scuole» ha sintetizzato Renzi che punta in questo modo anche a dare una scossa agli enti locali più inefficienti.
LA CENSURA DI BRUXELLES
Quanto al prossimo accordo di partenariato (quello relativo al periodo 2014-2020) non ci sarebbe alcun rischio. E’ vero che Bruxelles nutre dubbi sul contenuto della lettera con la quale, a fine aprile, l’Italia ha spiegato come intende investire i 41 miliardi che saranno stanziati per i prossimi 7 anni. Ma nel frattempo, spiegano le fonti che seguono da vicino la vicenda, sono state date ampie rassicurazioni sulle strategie future («l’Ue ringrazia le autorità per l’approccio costruttivo» ha riconosciuto ieri Bruxelles per ridimensionare il caso). E comunque nei trattati non è previsto che la Commissione possa congelare i fondi o addirittura non concederli. «Li spenderemo fino all’ultimo centesimo e non c’è il rischio di perderli» ha fatto sapere il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio.
LO SBLOCCA ITALIA
«Sulla base dell’intenso lavoro svolto in queste settimane - ha poi aggiunto l’ex sindaco di Reggio Emilia - posso affermare che siamo ormai prossimi alla chiusura del testo definitivo dell’accordo di partenariato a settembre, nel rispetto della tabella di marcia che ci eravamo dati». Un accordo nel quale l’Italia indicherà 5 punti qualificanti. Vale a dire scuola, ambiente, innovazione, energie rinnovabili e lavoro. Sono questi i settori che saranno indicati come prioritari dal punto di vista degli investimenti. Investimenti che, nei piani di Palazzo Chigi, avranno uno stretto collegamento con i progetti infrastrutturali che saranno contenuti nel decreto Sblocca Italia che il governo si è impegnato a presentare entro fine agosto.