Marco Ansaldo, la Repubblica 13/8/2014, 13 agosto 2014
“COREA, CHIESA DEL BOOM 100MILA BATTESIMI L’ANNO ESSERE CATTOLICI È UNO STATUS”
[Intervista a Kim Jong-Su] –
CITTÀ DEL VATICANO.
Un videomessaggio ai giovani coreani, in testa (e nel cuore) il dolore per i massacri dei cristiani in Medio Oriente, oggi il Papa parte per il suo viaggio apostolico a Seul. Una visita importante, perché la prima in Asia di un Pontefice da 15 anni (l’ultimo fu Giovanni Paolo II nel 1999 in India). E perché Francesco inaugura le sue missioni orientali (a gennaio andrà in Sri Lanka e Filippine) in un Paese, la Corea del Sud, in piena effervescenza religiosa. Come si legge in un volume appena pubblicato dalla Libreria editrice vaticana (“La storia della Chiesa coreana”, scritto dal sacerdote Tong-Ill Han, già avvocato presso la Sacra Rota), «il numero dei cattolici aumenta con ritmi sorprendenti, migliaia di persone adulte tra gli strati più attivi e “moderni” della società si lasciano intenzionalmente e spontaneamente battezzare»).
E tuttavia, quando si parla di Seul, uno dei nodi fondamentali è quello della Corea del Nord. La pace, fra le due Coree, non è mai stata firmata dal 1953, dopo un conflitto che coinvolse su fronti contrapposti colossi come Cina e Urss, Stati Uniti e Turchia. Proprio sullo sviluppo spirituale a Seul, i fedeli a Pyongyang, e la missione di Francesco, Repubblica ha parlato con il reverendo Giovanni Kim Jong-Su, incardinato nell’arcidiocesi di Seul, rettore del Pontificio collegio coreano e postulatore della causa dei 124 martiri che verranno beatificati domenica.
Monsignor Kim, Papa Wojtyla andò a Seul due volte negli anni Ottanta. Quale sviluppo ha conosciuto da allora la Chiesa coreana?
«I cattolici sono molto aumentati da quella visita. Perciò molti considerano la Chiesa coreana come una bussola della fede. Ogni anno vengono battezzati circa 100 mila adulti. I sacerdoti cattolici sono in totale 4.500, l’85% di essi fra i 30 e i 60 anni».
Con quale percentuale di cattolici nella popolazione?
«Il 10,4%. A Seul il 14. Ma puntiamo al 20 nel 2020».
Addirittura. Ma che tipo di Chiesa è?
«È una Chiesa piccola, ma spesso dei ricchi. Siamo uno dei primi contributori in Vaticano. Essere cattolico in Corea è una sorta di status: quando uno va in pensione, dice: “Un domani sarò cattolico”. Così si spiegano i tanti battesimi fra gli adulti».
Ma ci sono fedeli anche nella Corea del Nord comunista?
«Mi sembra che nel Nord non ci sia nessun vero cattolico. Loro sostengono di essere 8 mila».
Lei c’è mai stato?
«Sì, più di 30 volte. Ho celebrato messa nella cattedrale di Pyongyang. Poi però l’arcivescovo di Seul ha proibito ai sacerdoti di farlo, sarebbe solo propaganda ».
Quando è andato l’ultima volta?
«Nel 2001, quando ero segretario per l’Associazione religiosa delle due Coree».
Ma che tipo di fedeli sono?
«Non è sicuro che siano battezzati. A messa c’è una liturgia del Verbo, ma non la comunione».
E sul problema della riunificazione delle Coree qual è la posizione della Chiesa di Seul?
«I vescovi del Sud hanno un approccio un po’ conservatore. E’ una questione politica, più che di fede».
A Nord però c’è gente che soffre.
«La Chiesa sudcoreana cerca di mandare del materiale per sopravvivere. Però il governo attuale di Seul ha bloccato i rapporti con il Nord. Quando il presidente sudcoreano era Kim Dae Jung, cattolico, si cercavano le relazioni con Pyongyang. Oggi non più». Eppure il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha detto che Francesco “porterà un messaggio di pace, riconciliazione e unità”. E anche se il Papa non andrà a Nord, il suo pensiero comunque ci sarà.
«Io ho trovato dei segni significativi, a Nord. E credo che Dio operi anche per loro».
Marco Ansaldo, la Repubblica 13/8/2014