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 2014  agosto 13 Mercoledì calendario

DALLA JUVE ALL’ITALIA MISTER SCUDETTO TENTATO MA DOVRÀ REINVENTARSI

Dalla Juve alla Nazionale. Antonio Conte potrebbe ripercorrere la strada intrapresa da Lippi dieci anni fa: nelle intenzioni di Tavecchio, e di chi lo consiglia, l’ex tecnico bianconero è il ct ideale per ripartire dopo il fallimento ai Mondiali. Questo spiega il contatto annunciato dal nuovo presidente federale con una mossa propagandistica più che di trasparenza. Era tutto previsto. Come chiunque si trovi a gestire un’azienda in pessime acque, Tavecchio ha pensato al miglior manager disponibile e la risposta non è stata del tutto negativa. Conte, dalla barca in cui trascorre le vacanze in Croazia, ha tenuto aperto uno spiraglio all’incarico anche se la sua priorità è allenare un club importante all’estero. La tentazione è forte: è il prestigio del ruolo, è il richiamo che avverte chi ha indossato la maglia azzurra e che noi, cui non è successo, fatichiamo a considerare in un mondo che concede poco spazio ai sentimenti. Entro la fine della settimana Tavecchio riceverà la decisione dell’allenatore dei record juventini. Tre giorni basteranno a definire cosa chiede Conte e cosa gli può concedere la Federcalcio.
A occhio, è una trattativa impossibile. Tavecchio ha cercato il colpo a effetto ma il primo nodo è economico. Chi vuole avere il migliore deve pagarlo per quanto vale e Conte non farà grandi sconti alla Figc visto che dalla Juve percepiva più di 4 milioni. La Federcalcio invece non può andare oltre all’ultimo contratto di Prandelli: un milione e mezzo più una quota legata agli sponsor che spingono comprensibilmente per il tecnico leccese piuttosto che per un’accoppiata senza «appeal» come Zaccheroni-Tardelli o Guidolin-Cabrini. Come successe per Prandelli, qualche finto disinformato e in malafede strumentalizzerebbe la polemica sulla Federcalcio come ente pubblico e contesterebbe l’ingaggio del ct, superiore al tetto previsto per i manager di Stato. L’Italia non è la Russia che ha pagato 8 milioni a Capello. Lo stipendio di Conte diventerebbe ingombrante per i vertici della Federcalcio che hanno parecchie ragioni per restare nell’ombra almeno per un po’.
L’altro ostacolo è più importante. Conte ha 45 anni, è un tecnico ancora con una grande carriera in prospettiva. La Nazionale è davvero una vetrina per uno come lui? I precedenti dicono di no. Sacchi dopo la parentesi da ct passò attraverso esperienze negative fino a lasciare il mestiere. Zoff smise di allenare. Trapattoni finì ai margini del grande calcio. Lippi, da campione del mondo, non trovò proposte convincenti. Donadoni ripartì con fatica dopo un buon Europeo nel 2008, Prandelli ha accettato il Galatasaray, una sistemazione che Conte troverebbe senza problemi anche senza passare per la panchina da ct.
Con questa prospettiva diventa essenziale cosa potrà offrire Tavecchio sulla gestione della Nazionale che secondo Conte dovrebbe diventare un club sul quale lavorare con continuità. «I tecnici si dividono in due categorie: quelli che gestiscono e quelli, come me, che allenano», ha sempre ribadito. Lui, che è ha dimostrato di essere un fuoriclasse nel proprio mestiere, perde un 30 per cento del valore se non può incidere sulla crescita dei giocatori. Come può farlo con una squadra che trova al massimo per una settimana 10 volte all’anno? Tavecchio non si pone il problema. Lui cerca un personaggio da esporre in vetrina ma dovrà garantire al tecnico pugliese carta bianca, una maggiore attenzione alla Nazionale da parte delle società e un uomo di sua fiducia al posto di Albertini come capo del Club Italia. È tanta roba e al posto di Conte non ci fideremmo delle promesse per non trovarsi tra qualche mese allo scontro e alle dimissioni come con la Juve. Per incompatibilità ambientale.
Marco Ansaldo, La Stampa 13/8/2014