Marco Neirotti, La Stampa 13/8/2014, 13 agosto 2014
A LONDRA SI INDOSSANO I CAPPOTTI DELL’INVERNO
Londra, 7 luglio
Durante la notte scorsa, in alcune zone d’Inghilterra la temperatura è scesa a 0°. La notte di luglio più fredda che si sia avuta da 14 anni, dice l’ufficio meteorologico.
La notte precedente il termometro, in alcune zone, era sceso anche più in basso e su qualche prato, all’alba, c’era una densa brina. «Ma non è gelato», asserisce il bollettino, quasi per cercare di consolare coloro che rabbrividiscono e hanno indossato di nuovo i cappotti invernali.
La stagione è fra le più pazze che si siano viste anche in un Paese dove, come è noto, non esiste clima, ma soltanto «il tempo che fa al momento», e dove ciascuno deve tenere tutta la gamma degli indumenti di vario peso a disposizione tutto l’anno, perché non si sa mai che cosa potrà succedere.
Ogni giornata contiene in sé, praticamente, le quattro stagioni. L’alba è di solito splendidamente autunnale. Il mezzogiorno è invernale, cupo di nuvolaglia nera. Il pomeriggio si schiarisce come una primavera e verso sera arrivano pioggia, grandine e vento. Il lungo tramonto è dolce e quasi sempre serenamente estivo.
La quantità d’acqua caduta in questi due mesi è tale da garantire un verde dolcissimo a tutte le foglie di Gran Bretagna.
Quanto agli esseri umani, viene in mente il celebre detto di Norman Douglas il quale, dopo essersi abituato alle asciutte rocce di Capri e all’arsura della penisola sorrentina, dichiarò che non sarebbe tornato a vivere nell’umida Gran Bretagna perché gli sarebbe sembrato di essere «un verme dentro una lattuga».
Quotidianamente i temporali di lampi abbattono una mezza dozzina di comignoli ed i pompieri hanno più da fare ad asciugare allagamenti che non ad allagare incendi. Nelle campagne — dove buona parte dei raccolti è già andata a male — questa stagione infernale viene attribuita, senza ombra di esitazione, agli esperimenti di bombe atomiche e all’idrogeno.
Nelle città, dove la gente è assai più scettica persino sul progresso scientifico, questa convinzione non viene espressa con altrettanta certezza, ma il desiderio generale viene formulato con un sospiro significativo: «Oh, se la smettessero!». La frase sottintende naturalmente: «Se gli americani smettessero di far scoppiare quelle bombe»; ed anche se si tratta di un sentimento totalmente irrazionale, bisogna riferire che questo cattivo tempo non ha alcuna buona influenza sulla popolarità degli Stati Uniti in queste isole.
F.a., La Stampa 13/8/2014