Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa 13/8/2014, 13 agosto 2014
COSÌ IRRIVERENTE COSÌ CAMALEONTICO
All’epoca dell’esordio televisivo (1978), quando in Happy Days creò il personaggio dell’alieno Mork che ebbe tanto successo da meritare una serie tutta sua (Mork e Mindy), era un ventisettenne con un’ espressione di bambino innocente negli occhi azzurri: quella stessa che probabilmente ha convinto Steven Spielberg ad affidargli nel 1991 la parte di Peter Pan, l’eterno adolescente, in Hook-Capitan Uncino. Nel 1987 aveva conquistato la platea internazionale di Berlino con Good Morning, Vietnam di Barry Levinson, dove impersonava il conduttore radiofonico di una trasmissione per le truppe nella Saigon del 1965 con la spregiudicata irriverenza e l’incontenibile vis comica che rappresentano il suo indelebile marchio di fabbrica. Insieme al talento di improvvisare e sparare battute a raffica (nel 2004, è entrato al 13o posto della classifica dei migliori stand-up comedian di ogni tempo); di imitare il prossimo, dai colleghi divi al vicino di casa, o di dar magnificamente voce ai cartoni animati come il genio della Lampada in Aladin; di trasformarsi camaleonticamente in qualsiasi personaggio anche di sesso femminile o incerto (vedi la nanny di Mrs Doubtfire, o l’adorabile omosessuale di Piume di struzzo); di passare dal registro farsesco a quello drammatico-poetico, come nel ruolo (forse il più importante della sua carriera) del professore Keating di L’attimo fuggente di Peter Weir, per cui venne nominato all’Oscar, o dello psichiatra di Risvegli. Ma ad assicurargli la statuetta fu la parte non protagonista del prof. del genio ribelle Matt Damon in Good Will Hunting.
Di film in film, tuttavia, il suo sguardo si è venato sempre più di malinconia, sempre più si è fatto sperduto e assente. Il 2002 è un anno fatidico con due pellicole, Insonnia di Christopher Nolan e One Hour Photo di Romaneck, dove interpreta due figure consimili di omicidi psicopatici cui evidentemente conferisce un suo segreto stato di infelicità e solitudine. E poco importa che poi arriveranno altre commedie, altri ruoli brillanti, altre favole: l’immagine fermata in quei film è quella che ci è venuta subito alla mente alla dolorosa notizia della sua scomparsa.
Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa 13/8/2014