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 2014  agosto 13 Mercoledì calendario

ORDINI A PICCO, ANCHE LA GERMANIA FRENA

Un «raffreddore estivo» lo chiama Marco Wagner, analista di Commerzbank, confidando su una ripresa da metà anno. Ma intanto la pioggia di dati economici negativi degli ultimi giorni fa pensare che giovedì l’istituto di statistica tedesco potrebbe formulare anche per la Germania un bilancio in nero per il secondo trimestre. Una settimana dopo la doccia fredda del ritorno dell’Italia in recessione, qualche osservatore si spinge a prevedere persino un andamento negativo per il Pil tedesco, tra aprile e giugno. La prima economia europea non sarebbe tecnicamente in recessione - il primo trimestre è stato positivo - ma se anche fosse un dato piatto, sarebbe comunque il segnale inequivocabile che il gigante nordeuropeo si è insabbiato. Insomma, anche gli osservatori più ottimisti non vanno ormai oltre una stima di stagnazione.
Colpa, principalmente, di un «effetto Ucraina che nel secondo trimestre si è fatto sentire in tutta la sua durezza» spiega ad esempio Wolfgang Nierhaus dell’Ifo. Le tensioni con la Russia, importante partner principale per Berlino, ma anche i focolai di crisi in Iraq, in Siria o in Israele hanno costretto le imprese a tirare il freno a mano. Proprio dall’Ifo, l’istituto che misura l’indice di fiducia delle imprese, sono arrivati i primi segnali di allarme: è in discesa da tre mesi. Ieri un altro dato che misura l’umore congiunturale, l’indice Zew sull’andamento dell’economia, è letteralmente crollato da 27,1 a 8,6 punti: le attese erano di un calo a 17 punti.
Ma il numero più impressionante uscito nei giorni scorsi, sentinella di una possibile dinamica negativa dell’economia tedesca anche nei mesi estivi, è l’andamento degli ordinativi: a giugno sono crollati oltre il 4%, trascinati a ribasso dalla caduta verticale di quelli provenienti dall’eurozona (-10,4%). E qui si annida il secondo, importante motivo della frenata tedesca: esporta ancora il 40% dei suoi prodotti nell’eurozona. Se si fermano in particolare la Francia o l’Italia e i Paesi della fascia mediterranea, difficile che la Germania possa ripartire. Lo scrisse anche il Fmi nel suo rapporto del 2013 sul Paese di Angela Merkel: le imprese erano imbottite di liquidità ma non sapevano che farsene: erano in attesa che il resto dell’eurozona ripartisse.
La maggior parte degli istituti economici, ma anche la Bundesbank, sta riformulando dunque in peggio le previsioni per l’andamento del Pil per il 2014, stimato universalmente attorno all’1,9-2%. Deutsche Bank ha già fatto sapere che l’economia tedesca non crescerà oltre l’1,5%. E ieri il ministero dell’Economia, guidato dal vicecancelliere Gabriel, ha diffuso un rapporto in cui spiega che «dopo il forte primo trimestre si arriva adesso ad un indebolimento nel secondo. Assieme a un debole sviluppo dell’eurozona, contribuisce l’insicurezza degli sviluppi geopolitici». In particolare «la produzione e gli ordini alle fabbriche sono diminuiti nel secondo trimestre». Tuttavia la prospettiva di una tendenza congiunturale «positiva», scrivono gli uomini di Gabriel, resta «intatta».
Tonia Mastrobuoni, La Stampa 13/8/2014