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 2014  agosto 13 Mercoledì calendario

I FALSI E PERICOLOSI ALLARMI SUL DEBITO DEGLI STATI UNITI

Pensavo di poter contare su Dean Baker, del Center for Economic and Policy Research, per smontare il recente editoriale allarmista di Larry Kotlikoff sull’esplosione del debito pubblicato dal New York Times. Ma nel suo post di blog (lo trovate qui: bit.ly/1mjmJjj), Dean non si è spinto abbastanza in là.
Nel suo editoriale, intitolato "L’indebitamento nascosto dell’America", Kotlikoff calcola il valore attualizzato delle carenze di copertura previste dei programmi di spesa federali, rimarca che si tratta di cifre molto, molto elevate e dichiara che l’America è in bancarotta.
Come ha detto Dean, è una sciocchezza o una falsità, o entrambe le cose. L’economia americana, secondo le previsioni, dovrebbe crescere parecchio in futuro; contestualmente, sempre secondo le stime, i tassi di interesse reali dovrebbero essere solo di poco superiori ai tassi di crescita.
Qualunque divario persistente tra spese e introiti in percentuale del Pil sarà una cifra molto elevata se convertita al valore attualizzato. Ma anche il valore attuale del Pil futuro atteso è immenso, almeno un paio di milioni di miliardi di dollari. E allora: il divario è ampio rispetto alle risorse a disposizione per coprirlo, oppure no? Kotlikoff non ci offre strumenti per giudicare.
Quello su cui bisognerebbe interrogarsi è quale traiettoria seguiranno i conti pubblici e cosa dovremmo fare adesso (sempre che si possa fare qualcosa) per migliorare le cose.
È vero che le politiche correnti, se continuassero a essere applicate come adesso, finirebbero con ogni probabilità, tra molto tempo, per sfociare in un buco nei conti pubblici insostenibile (cioè un buco che non potrebbe andare avanti all’infinito). Si applica la legge di Stein: se qualcosa non può andare avanti all’infinito, si fermerà. Presto o tardi ci sarà una qualche combinazione di riduzione delle prestazioni sociali e/o incrementi delle entrate.
Sostenere che questo voglia dire che gli Usa sono in bancarotta è un’iperbole; e soprattutto non è utile. Che fare allora?
La risposta che degli allarmisti da debito è una: ridurre le prestazioni sociali future. Ma non si capisce per quale motivo dovremmo farlo subito. La logica sembra essere questa: dobbiamo tagliare le prestazioni future per evitare tagli alle prestazioni in futuro. Ho chiesto chiarimenti più volte su questo punto, ma nessuno me le ha mai fornite.
Si potrebbe sostenere che è meglio evitare cambiamenti bruschi, che è meglio tornare alla sostenibilità senza scossoni. Ma come argomentazione per giustificare tutto questo battersi il petto su bancarotte e crisi, sembra un po’ pochino.
E quelle evocazioni sguaiate sui duecentomila miliardi di dollari non servono a nulla, a meno che il vero obbiettivo non sia quello di spaventare la gente per spingerla a smantellare preventivamente lo Stato sociale.
(Traduzione di Fabio Galimberti)
Paul Krugman, Il Sole 24 Ore 13/8/2014