Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 13 Mercoledì calendario

ETERNO DIMISSIONARIO BERETTA POLTRONCINO SARÀ IL VICERÈ FIGC

Se l’eterno Franco Carraro è “il Poltronissimo”, Maurizio Beretta meriterebbe almeno l’appellativo di “Poltroncino”. Il presidente di Lega A, prossimo probabile vice di Carlo Tavecchio in Figc, ha un lunghissimo curriculum di cariche pubbliche e private. Pochi i punti in comune tra i suoi incarichi. Il primo: la parola “relazioni”. Beretta è stato – tra le altre cose – direttore delle Relazioni Istituzionali e Internazionali della Rai, direttore Relazioni Esterne e Comunicazione della Fiat, ora guida la comunicazione e le relazioni esterne di Unicredit (pure se la carica ha un nome altisonante: Identity and Communications). La seconda costante: si è occupato di tutto tranne che di calcio, prima della chiamata al vertice della Lega, nel 2009. Da quel momento però non ha più mollato il pallone.
Nel 2011, dopo aver accettato la proposta di Unicredit, Beretta aveva promesso improvvidamente di lasciare la guida della A: “Non intendo fare il doppio incarico – dichiarò con una certa solennità –, ma ho dato la disponibilità a non abbandonare il campo finché si trovi una soluzione”. Serviva un traghettatore, insomma. Non è ancora stato trovato: Beretta è dimissionario da tre anni e mezzo. Un record, a memoria d’uomo. Non è mancato chi gli ha fatto notare che la doppia poltrona, e il doppio stipendio, con Unicredit e Serie A potessero rappresentare un piccolo conflitto d’interessi. Soprattutto perché fino all’altro ieri l’istituto bancario è stato il socio di minoranza della Roma, una delle società più importanti della Lega che Beretta presiede. Nel tempo, poi, si sono aggiunte un paio di sgradevoli allusioni per alcune linee di credito negate e concesse da Unicredit a seconda del periodo e dell’interlocutore.
L’irascibile Maurizio Zamparini, presidente del Palermo, se la prese per un fido tolto con tempismo “sospetto”: subito dopo aver chiesto le dimissioni di Beretta. Si sfogò con un comunicato ufficiale: “Il presidente e i tifosi del Palermo ringraziano Unicredit per la grande fiducia dimostrata togliendo il fido di due milioni e mezzo a suo tempo concesso. Strano per una banca interessata ad un’altra squadra di A. Tanto strano anche in virtù del fatto che il nostro presidente Beretta, di cui abbiamo chiesto le dimissioni, è un alto funzionario della banca”. Altri mugugnarono per un contratto di factoring concesso da Unicredit al Milan: 30 milioni pochi giorni prima dell’acquisto di Balotelli. Adriano Galliani, ad rossonero, è uno dei grandi sponsor di Beretta in Lega.
Poca roba, comunque, per un dirigente scafato e sulle cresta di diverse onde, da parecchie generazioni. Classe 1955, entra in Rai da redattore nel 1980. Piano piano scala tutte le gerarchie. Nel 2000 è direttore di rete. Esperienza non indimenticabile: viene messo all’indice per uno dei Sanremo più brutti della storia (quello con Enrico Papi e Raffaella Carrà). Poi finisce in una tragicomica polemica per una puntata di Domenica In: gli Articolo 31 cantano il loro inno anti proibizionista “Ohi Maria”. L’esibizione si chiude, come prevedibile, con un messaggio pro marijuana. La destra insorge (Fini e Gasparri sugli scudi) e Beretta si difende goffamente, dicendo che non si aspettava slogan politici. Si capisce bene che l’esperienza di Rai1 dura poco. Poi c’è la Fiat (2001-2004) e poi ancora la direzione di Confindustria (2004-2008). Buoni rapporti con Montezemolo, pessimi con Emma Marcegaglia. Dopo la cacciata, non rimane a lungo disoccupato. Questione di “relazioni”. Galliani e Lotito gli mettono in mano la Lega Calcio, poi Lega di Serie A. Non tutti lo amano: per alcuni è “il presidente assente”. Secondo l’ex patròn del Cagliari, Massimo Cellino, è “come carta assorbente”. Non suona come un complimento. Andrea Agnelli gli fa la battaglia e perde: nel 2013 Beretta viene confermato sullo scranno della “confindustria del pallone” (ma non si era dimesso?). Il presidente della Juve è irritato: “È un continuo mercato di poltrone”. Anche la Roma gli vota contro: sono quasi gli stessi schieramenti che hanno portato Tavecchio in cima alla Figc. E che porteranno il “Poltroncino” alla vicepresidenza, probabilmente a fianco dell’ex nemico Andrea Abodi.
Tommaso Rodano, il Fatto Quotidiano 13/8/2014