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 2014  agosto 10 Domenica calendario

TITANIC. E ALLA FINE LA STORIA D’AMORE E DI MORTE FU PIU’ FORTE DI TUTTO

Il presagio era in fondo al mare, in quegli abissi che, nel 1987, avevano affascinato il regista James Cameron al punto da spingerlo a scrivere, di getto, le 170 pagine della sceneggiatura del film che avrebbe diretto dieci anni dopo. Aveva appena visto il documentario realizzato per il National Geographic dal miliardario Robert Ballard, scopritore (nell’85) del luogo in cui giaceva il relitto del Titanic. Per il regista fu colpo di fulmine, un sogno inseguito fino al ’95 quando, grazie ai tre milioni di dollari concessi dalla Fox, riuscì a mettere in piedi una spedizione di quasi un mese, al largo della Nuova Scozia, nell’area dei resti della nave distrutta, a 4 mila metri di profondità. L’aiuto del fratello ingegnere Michael, inventore di uno speciale tipo di macchina da presa per le riprese sottomarine, rese possibile l’osservazione e lo studio degli interni dello sfortunato trasatlantico.
Il Titanic cinematografico può finalmente salpare. Gli scenografi si mettono al lavoro e, a Rosarito Beach, nella Bassa California, prende forma una nave con un’unica fiancata, lunga 235 metri, immersa in un bacino di tre ettari, capace di contenere 65 milioni di litri d’acqua. L’impresa costa 40 milioni di dollari ma, prima che inizi la navigazione vera e propria, cioè le riprese del film, passano ancora 100 giorni.
Al termine di infiniti provini, selezioni e ripensamenti, erano stati finalmente scelti i protagonisti dell’avventura che avrebbe scaldato il cuore della ricostruzione storica. Se sulla tolda del Titanic non ci fossero stati Jack Dawson e Rose De Witt Bukaner, il giovane proletario in cerca di fortuna e l’aristocratica passeggera diciassettenne fidanzata, contro la sua volontà, con il ricco e sprezzante Cal Hockley, il film avrebbe corso il rischio di diventare un «disaster movie» come tanti. Ci volevano loro, i nuovi Romeo e Giulietta persi tra i flutti dell’oceano, un Leonardo DiCaprio con vividi occhi azzurri e broncio adolescente ancora intatto, capace di far innamorare eserciti di teenagers di ogni parte del globo, e una Kate Winslet con chioma fulva e sguardo da bambina persa, destinata a diventare donna nell’arco di un naufragio. Per il ruolo maschile erano stati presi in considerazione Brad Pitt (scartato perché pretendeva un cachet troppo alto), Matthew McConaughey e Chris O’Donnell e per quello femminile Gwyneth Paltrow, Claire Danes, Nicole Kidman. Ma Winslet, a soli 22 anni, aveva combattuto e vinto per ottenere la parte.
Anzi, come spiega Antonello Sarno nel suo libro Il Re del mondo (editrice Il Castoro), sembra sia stata lei a convincere un incerto DiCaprio presentandosi, a sorpresa, nella sua stanza d’albergo a Cannes. Sul set, tra i due, si stabilisce subito un’amicizia di ferro, fatta di scherzi e complicità: «Facevamo le cose più ridicole - ha raccontato l’attrice -, mi stuzzicava, mi cercava... Voleva farmi ridere e io facevo la stessa cosa con lui. Per esempio, gli pizzicavo il sedere».
Un idillio che contrastava con il clima circostante, segnato da scontri, divieti, nervosismi. Dopo un litigio con il regista, il direttore della fotografia, Caleb Deschanel abbandona le riprese e viene prontamente sostituito da Russel Carpenter, amico di vecchia data di Cameron. La produzione impone il silenzio stampa e vieta la circolazione delle fotografie, la stampa risponde assediando il set e spargendo veleni di ogni tipo, soprattutto a proposito del budget esorbitante, un pensiero che leva il sonno al presidente della Fox, Bill Mechanic: «Quando gli chiesi di risparmiare - confesserà in seguito -, Cameron mi rispose sbattendomi la porta in faccia».
Intanto, intorno alla pellicola, iniziano a circolare voci di malocchio che, nell’ambiente tradizionalmente molto superstizioso di Hollywood, sono quanto di peggio possa esistere. Sarà stata una coincidenza, ma è un fatto che buona parte della troupe di Titanic venne ricoverata d’urgenza in un ospedale canadese per avvelenamento, dopo una cena a base di gamberi, vongole e aragoste. Unico salvo Cameron, che non mangia pesce. E dire che Robert De Niro, cui era stato offerto il ruolo del capitano Smith, aveva dovuto rifiutare a causa di un’infezione gastrointestinale.
La corsa verso la fine delle interminabili riprese (sei mesi) comporta turni di lavoro massacranti che vengono denunciati nelle inchieste dei maggiori quotidiani Usa, corredate da interviste a reduci del set che rievocano ore e ore di ciak senza pause. Il coro delle proteste è sempre più rumoroso, gli stuntmen si inalberano perché Cameron ne fa a meno ricorrendo agli effetti speciali, Winslet non usa la muta per le riprese in acqua e si becca la polmonite, DiCaprio si ferisce, la data d’uscita slitta da luglio a novembre.
La prima mondiale del film si svolge a Tokyo, ed è subito delirio: «Me lo sentivo», commenta Cameron al settimo cielo. Il Titanic prende il largo con i migliori auspici. Stavolta, nessun iceberg ne avrebbe interrotto la corsa al successo planetario.