Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 13 Mercoledì calendario

PIÙ FLESSIBILITÀ, TUTELE E NUOVI INCENTIVI ECCO COME CAMBIANO REGOLE E WELFARE


IL PIANO
ROMA Giurano gli uomini della cerchia più stretta che quando Renzi parla di «riscrittura» dello Statuto dei lavoratori non ha in mente lo smantellamento del testo firmato a quattro mani da Brodolini e Giugni: l’impianto scritto nel ’70 non corre rischi. E tantomeno corre rischi la madre di tutte le norme: l’articolo 18. Quello, sia chiaro, non si tocca nella parte che riguarda chi è già nel mondo del lavoro. Aprire uno scontro con i sindacati e spaccare la maggioranza è l’ultima cosa della quale si sente il bisogno in questa fase delicata. Quel che ha in mente Renzi, dettano i collaboratori che gli sono vicini, sta scritto nero su bianco nei 5 articoli della delega che Palazzo Chigi punta ad accelerare e a far approvare dal parlamento entro fine settembre. Un timing necessario a far partire i decreti delegati non più tardi della conclusione dell’anno per arrivare così al completamento della Jobs act non oltre marzo 2015. Insomma, nessuno nel governo ha intenzione di prendere carta e penna per cambiare ad uno ad uno gli articoli dello Statuto come pretende il ministro degli Interni Angelino Alfano che sul tema ha riaperto il fronte all’improvviso e un pò a freddo. «Quelle sono dispute ideologiche arcaiche tra destra e sinistra e non ci interessano» spiegano gli uomini del premier.
LA FLESSIBILITA’ INCENTIVANTE

I quali disegnano invece un progetto molto più articolato ed ambizioso. Con la riforma del lavoro si punta a quella che viene definita «flessibilità incentivante». Un principio possibile grazie alla semplificazione ed alla riduzione dalle decine di forme contrattuali esistenti ad un massimo di 5 o 6. Tra le quali il perno (oltre all’apprendistato e al contratto a termine già in vigore) è il contratto a tutele decrescenti. Una forma di assunzione che congela, quella sì, l’articolo 18 (ma restano le garanzie contro l’allontanamento discriminatorio) per tre anni per i nuovi ingressi. Ma che, secondo Renzi, rappresenta un buon compromesso («Confindustria accetterà questa impostazione» si confida ) tra la necessità di tutelare il lavoratore e l’esigenza di lasciare le mani libere agli imprenditori. I quali potranno, nei primi tre anni dopo l’assunzione, licenziare il lavoratore salvo corrispondergli una serie di indennizzi (tra i quali 2 giorni di paga per ogni mese di lavoro ) parametrati alla durata dell’impegno maturato in azienda.
IL TAGLIO AGLI ONERI SOCIALI

Questo tipo di assunzione, nella testa di chi la sta mettendo a punto, sarà facilitata da un dimezzamento degli oneri sociali a carico di chi assume. Che però dovranno essere restituiti allo Stato con tanto di interessi nel caso del licenziamento. Una formula che dovrebbe consigliare prudenza al momento di risolvere il contratto prima dei tre anni. Ma il contratto a tutele decrescenti non è tutto. Anzi, è solo un pezzo del delicato puzzle. L’ex sindaco di Firenze immagina un mercato del lavoro senza più finte partite Iva o contratti a progetto: un reticolato che nasconde in realtà rapporti di subordinazione nel quale restano impigliati soprattutto i giovani (e sempre più spesso individui più maturi ) senza riuscire per anni a divincolarsi dalla condizione del precariato.
IL SUSSIDIO
«La delega - dice chi lavora al dossier Jobs act - offre risposte alle giovani madri lavoratrici con figli oggi senza tutele, alla generazione 1000 euro ed anche a gli over 50 a spasso che perdono il posto e non riescono più ad inserirsi». Nel pacchetto prevista anche una revisione degli ammortizzatori sociali, la semplificazione delle procedure di assunzione e la trasformazione delle misure per la tutela della maternità. Nel piano di Renzi c’è anche l’assegno minimo per tutti coloro che perdono il posto di lavoro e che sono ancora coperti dalle tutele di Aspi e mini-Aspi. L’erogazione del sussidio, subordinato all’obbligo di seguire un corso di formazione professionale, sarà gestito da un’Agenzia unica federale.