Mario Sconcerti, Corriere della Sera 13/8/2014, 13 agosto 2014
È L’IDEALE MA PUO’ DIVIDERE
La nazionale in questo momento ha più bisogno di un commissario che di un allenatore. L’ideale è Conte (voto 9) per qualità e ansietà di risultati. Conte ha un handicap, è fortemente juventino e per niente dedito a compromessi, sarebbe un c.t. radicale, cosa che potrebbe in qualche modo dividere il popolo, mentre la nazionale incassa 35 milioni da sponsor che vendono prodotti universali. La nazionale è come una fiction in prima serata, deve essere per tutti. Conte porterebbe però molta attenzione, trasformerebbe l’Italia in una squadra di club. Si potrebbe non esserne tutti fratelli, ma sarebbe anche per questo molto seguita.
Al suo opposto, ma con caratteristiche vicine c’è Guidolin (voto 8). È altrettanto fanatico e più parrocchiale. Conosce il calcio italiano come Conte, ne è stato fino a ieri uno dei maestri più insistenti. Sa lavorare con i giovani e sa che non sempre in campo si può vincere. Sarebbe un uomo di tutti, stimato ma senza amore. Una scelta giusta ma non appariscente, come in fondo moltissimi c.t. sono stati, da Valcareggi a Bearzot, a Cesare Maldini. Bearzot non aveva mai allenato né una squadra di A né una di B. Se Conte rifiuta, Guidolin ha il piccolo vantaggio di avere il suo presidente Pozzo nel nuovo Consiglio federale. Pozzo è il modello di tutto il calcio italiano ed è molto ascoltato.
È fuori Mancini (voto 8), che forse sarebbe il proconsole ideale per un’Italia che riparte dalla provincia e non va allenata ma selezionata. Ma è abbastanza antitetico al potere attuale. Galliani è uomo di mondo, potrebbe ricucire. Lotito è uomo di corridoio e lo avverserà fino a non volerlo sentir nominare.
Resta Zaccheroni (voto 7). Ha fatto un buon lavoro in Giappone, è stato ricevuto dall’imperatore per i suoi risultati prima del Mondiale. Sa mescolare fantasia tattica e realismo. Non è simpaticissimo, nel senso che mostra una piccola sicumera non corroborata dal passato. Potrebbe non creare sentimenti. Perché questo è il problema: le squadre di club hanno tifosi innamorati o delusi, ma li hanno sempre. La nazionale deve conquistarli di volta in volta.
Fosse per Tavecchio promuoverebbe Di Biagio con Cabrini al fianco, ma sa che verrebbe presa come un’altra gaffe. Si aspetterà così prima di tutto la risposta di Conte. Ben sapendo che i prossimi due anni saranno di piccole partite. Non saranno più 15 le qualificate all’Europeo, ma 23 su 53 partecipanti. Restarne fuori sarebbe un’impresa troppo grande per qualunque di questi candidati.