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 2014  agosto 13 Mercoledì calendario

IL CASO WILLIAMS


DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Robin Williams, attore e comico amatissimo in tutto il mondo, ma perseguitato dai suoi demoni, non ce l’ha fatta: si è tolto la vita l’altro ieri nella sua villa di Tiburon, presso San Francisco, dove era rimasto solo. Prima ha cercato di tagliarsi le vene con un coltello, poi si è impiccato, ha confermato ieri sera la polizia. Una vita spesa a lavorare con gli altri, a entrare nel cuore della gente immergendosi di volta in volta in personaggi fantastici e amatissimi: il professore dell’Attimo fuggente , Peter Pan , il genio della lampada di Aladino, Mrs Doubtfire, una straordinaria «babysitter». Combattendo sempre i suoi fantasmi interiori: l’alcol, la droga, la depressione che, dopo sua madre, aveva azzannato anche lui. E portandosi dietro la paura della solitudine fin da bambino quando, figlio di un ricco manager della Ford, a Chicago, viveva in una casa immensa e isolata dove giocava da solo con duemila soldatini.
Teatro, il cinema che gli ha dato anche un Oscar, i tanti party di Hollywood. Ma anche le battaglie solitarie contro le sue dipendenze. Robin Williams ha vissuto tra la gente ma temeva la solitudine. Dopo gli abusi degli anni Ottanta — amico di John Belushi, era con lui quando l’attore e cantante morì per overdose ad una festa all’hotel Marmont di Hollywood — era riuscito a venirne fuori, riconquistando la sobrietà. È durata vent’anni. Poi nel 2003 ha ricominciato a bere, complice la solitudine di un viaggio in Alaska. E tre anni dopo è entrato in una clinica per tentare la riabilitazione. È stato l’inizio del suo secondo calvario che lui stesso ha raccontato senza remore in interviste televisive e a giornali: non la migliore delle strategie di comunicazioni per un comico al quale viene chiesto di sollevare gli animi, di mostrare sempre un volto sorridente. Ma la scoperta delle sue vulnerabilità ha reso ancor più profondo l’affetto del pubblico per questo clown triste che ha dedicato tanto del suo talento artistico ad aiutare gli altri.
Barack Obama ha ricordato ieri la sua straordinaria capacità di toccare ogni corda dell’animo umano e la generosità con la quale ha messo la sua arte a disposizione dei più bisognosi: gli emarginati, i malati e anche i soldati americani impegnati all’estero per i quali si è spesso esibito senza pretendere alcun compenso.
Robin Williams, che ha avuto una vita sentimentale turbolenta, con tre matrimoni, era ricaduto nella sua depressione poco più di un mese fa, quando era stato ricoverato in un centro di disintossicazione dall’alcol a Lindstom, in Minnesota. Dimesso, avrebbe dovuto seguire un percorso in dodici tappe per tornare stabilmente alla sobrietà. Non ce l’ha fatta. La terza moglie, Susan Schneider, che ha chiesto rispetto per il dolore della famiglia e ha espresso l’auspicio che Robin Williams venga ricordato per le sue splendide interpretazioni e non per la sua tragica morte, è stata l’ultima a vederlo ancora in vita, domenica alle dieci di sera. La scoperta del cadavere l’ha fatta lunedì mattina la sua assistente cinematografica: andata alla villa di Tiburon e, non avendo avuto risposta dopo aver suonato più volte il campanello, è entrata in casa attraverso una finestra rimasta aperta. Robin Williams si è impiccato in un modo piuttosto curioso e, probabilmente non premeditato. Non ha usato una fune ma una normale cinta di pelle. E’ stato trovato in camera da letto vestito, in una posizione sospesa, con la cinta attorno al collo e l’altra estremità fissata alla porta di un armadio a muro. Aveva alcuni tagli ad un polso e poco più in là c’era un coltello insanguinato. Forse ha tentato di tagliarsi le vene e poi ha optato per l’impiccagione.
Emozione enorme, cordoglio di un’infinità di amici, soprattutto nel mondo dello spettacolo. Da ieri mattina processione ininterrotta di fan che depositano fiori davanti alla villa e attorno alla stella a lui dedicata sul marciapiede delle star di Hollywood, mentre ci si interroga sulla causa immediata del suo gesto disperato. Qualche amico accenna alla sua esasperazione per i problemi legati al suo secondo divorzio e alla delusione per la cancellazione di un programma televisivo del quale avrebbe dovuto essere protagonista. Robin Williams, a quanto pare, aveva cominciato ad avere problemi economici e nel corso delle ultime conversazioni telefoniche sembrava ai suoi amici sempre più distante, disilluso, esasperato. «Divorziare è costoso» aveva detto tempo fa in un’intervista, «ti svuota il cuore attraverso il portafoglio».
Alcuni amici dicono che l’attore aveva creato un fondo del quale sono beneficiari i suoi tre figli. Nel 2012 la sua fortuna era stata stimata 130 milioni di dollari, ma l’anno dopo Williams dichiarò di essere sull’orlo della bancarotta, proprio perché prosciugato da due onerosissimi divorzi.