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 2014  agosto 13 Mercoledì calendario

PROTEZIONI PIÙ SOFT MA COSÌ CRESCONO LE ASSUNZIONI STABILI


Sebbene la disoccupazione in Spagna sia ancora tra le più alte in Europa, con un record di giovani senza lavoro salito fino al 53,5% (peggio sta solo la Grecia), la riforma del mercato del lavoro varata nel 2012 dal governo di centrodestra di Mariano Rajoy comincia a dare i suoi frutti. A giugno il tasso di disoccupazione iberico è sceso al 24,5% dal 26,2% segnato nel giugno 2013. L’introduzione di strumenti per flessibilizzare un mercato del lavoro molto rigido ha contribuito a migliorare la competitività dell’economia, che oggi cresce più di quella italiana e francese, e ha favorito la creazione di nuovi posti a tempo indeterminato, mentre l’Italia continua a perderne. Secondo uno studio Ocse pubblicato lo scorso dicembre, dall’avvio della riforma la Spagna ha prodotto 25 mila nuovi posti permanenti ogni mese. E, in futuro, è attesa un’ulteriore accelerazione delle assunzioni. Uno dei cardini della riforma spagnola è stato quello di spostare a livello aziendale la contrattazione collettiva prima a livello settoriale o regionale. In questo modo le aziende hanno più margini per aggiustare salari e orari di lavoro in risposta a uno choc, limitando la distruzione di posti di lavoro in casa. Non solo. L’estensione temporale di un contratto collettivo viene limitata a un anno, se non viene raggiunto un nuovo accordo. La riforma ha inoltre reso più facile e meno costoso licenziare. Le misure hanno lacerato il Parlamento spagnolo, diviso gli economisti e portato la protesta in piazza, ma alla fine sono passate. Le novità? Sono state riscritte le definizioni di licenziamento per giusta causa, è stato ridotto l’indennizzo per i licenziamenti senza giusta causa e sono stati eliminati i requisiti delle autorizzazioni amministrative nel caso di licenziamenti collettivi. Inoltre, è stato introdotto un nuovo contratto a tempo indeterminato per i dipendenti delle piccole aziende con un periodo di prova esteso fino a un anno.
Se la riforma spagnola continua ad avere i suoi detrattori, che denunciano la precarizzazione del mercato del lavoro, i benefici sul costo unitario del lavoro sono innegabili. Tra la fine del 2011 e il primo trimestre di quest’anno il costo unitario del lavoro in Spagna è sceso del 5,1%, e probabilmente una buona parte della riduzione è legata proprio al pacchetto di interventi del governo Rajoy.
Giu.Fer.