Giuliana Ferraino, Corriere della Sera 13/8/2014, 13 agosto 2014
UN MIX DI SOSTEGNI E FORMAZIONE A CHI PERDE IL POSTO
Nel 2003 la Germania era il malato d’Europa, con 5 milioni di disoccupati. Oggi invece, con un tasso di disoccupazione del 5,1% a giugno, secondo i dati di Eurostat, è tra i Paesi europei con meno tensioni sul mercato del lavoro, assieme ad Austria (5%) e Malta (5,6%), contro una media di disoccupazione dell’11,5% nell’Eurozona, mentre la disoccupazione giovanile è del 7,8% contro una media del 23,1% nell’area euro, e picchi di oltre il 50% in Grecia e Spagna (l’Italia è al 43,7%). L’artefice del cambiamento è stato Gerhard Schröder, anche se poi la svolta che ha trasformato il mercato del lavoro tedesco gli è costata la cancelleria. I due pilastri della svolta? La riforma tedesca ha reso più flessibile un mercato del lavoro molto rigido, e ha rivoluzionato il sistema dei servizi all’impiego. A chi è disoccupato il governo per prima cosa offre un lavoro o un corso di formazione, in passato c’era solo il sussidio. Il personale dei servizi all’impiego è tenuto ad eliminare gli ostacoli che ci sono tra la persona disoccupata e il posto di lavoro. Per esempio, i genitori possono ricevere assistenza per i figli piccoli. Inoltre dal primo agosto 2013 è entrata in vigore una legge che garantisce un posto all’asilo a tutti i bambini di almeno un anno di età, per conciliare lavoro femminile e famiglia.
La legge tedesca ammette i licenziamenti solo se giustificati, ma si applica ai lavoratori con almeno 6 mesi di anzianità e alle aziende con più di 10 dipendenti. Tre le tipologie: motivi personali, motivi disciplinari o esigenze aziendali. Il lavoratore licenziato può sempre rivolgersi al giudice presentando una citazione al tribunale del lavoro entro due settimane dal licenziamento. Di fatto appena il 5% dei lavoratori ricorre al tribunale per ottenere il reintegro e solo nel 3% circa dei ricorsi il tribunale annulla il licenziamento, puntando subito sull’indennizzo. Una delle chiavi della bassa disoccupazione in Germania, a cominciare da quella giovanile, è il sistema di formazione professionale, che frequenta la metà dei ragazzi tedeschi. Esistono 340 vocazioni diverse, dall’infermiere al bancario, dal meccanico all’elettronico. Come funziona? È una combinazione di teoria e pratica: tre giorni alla settimana di training in azienda e due giorni in aula. E il certificato professionale, al completamento dei 2 o 3 anni di formazione non esclude la possibilità di frequentare l’università in seguito. Alcuni Ceo di successo hanno cominciato così.