Belinda Malfetti, la Repubblica 12/8/2014, 12 agosto 2014
“LA MIA ODISSEA DI MAMMA PRECARIA ALLA RICERCA DEL SUSSIDIO NEGATO”
Gentile ministro Madia, mi rivolgo a Lei per affinità elettiva, perché mentre Lei giurava fedeltà alla nostra Repubblica, con il suo onorevole secondo pancione da futura mamma in primo piano, io mi trovavo con il mio diversamente onorevole terzo pancione a riposo forzato, per motivi di salute.
Sdraiata su un letto dove, fresca di Master in Conciliazione Famiglia e Lavoro, fantasticavo sulle tante possibilità, una volta partorito, di riprendere in mano la mia attività di giornalista freelance, perché, come Lei ha dichiarato, Signor Ministro, «anche dopo il parto, ce la farò, perché è solo questione di organizzazione, è pieno di donne che allattano e lavorano». Ma la realtà, si sa, è un po’ diversa e dunque, nel mio peregrinare inutile da una testata giornalistica ad un ufficio stampa, da un sito web ad una segreteria, ho capito di avere la necessità di usufruire degli strumenti che lo Stato italiano mette a disposizione di noi neomamme che non riusciamo più a trovar lavoro.
Su Internet scopro di aver diritto all’assegno per il terzo figlio, chiamo il Comune di Roma per informazioni e un gentile impiegato ripaga le mie dieci telefonate informandomi che per ottenerlo devo rivolgermi a un Caf per la pratica, ma non uno qualunque, uno specifico approvato dal Comune, dove ovviamente prima devo fare (e pagare) l’iscrizione. Mi armo così di buona volontà e fresca di punti raggiungo faticosamente il Caf, faccio una lunga fila, con il piccolo che urla come un pazzo perché nell’attesa si è fatta l’ora di mangiare ma non sta bene tirare fuori la tetta in pubblico, e quando infine arriva il mio turno mostro il mio ISEE da 7000 euro, compilo i moduli, e mi faccio spiegare dall’impiegata come funziona: «Dunque, lei ha diritto all’assegno, che le verrà corrisposto in due tranche, il Comune le dà a giugno e a gennaio, quindi la sua prima metà le arriverà... nel 2015». La guardo con la faccia a punto interrogativo, in piedi, con il piccolo che strepita in braccio, la pancia flaccida post parto, i capelli da pazza, i punti che tirano, e con voce che immagino stridula dico «Ma scusi, siamo ad aprile, perché non posso avere la rata di giugno?». «Eh, signora, mica possiamo fare i miracoli, lei capisce». Veramente no, non capisco, ma decido di tornare a casa, troppo stanca per oppormi. Comunque non mi arrendo, e mentre il piccolo dorme e gli altri due sono a scuola, smanettando ancora per il web scopro l’esistenza del democratico Fondo Nuovi Nati: tutti i neogenitori hanno diritto ad un prestito fino a 5.000 euro a tasso agevolato, basta portare ad una delle banche aderenti indicate dal sito governativo www.fondonuovinati.it le ultime due dichiarazioni dei redditi e lo stato di famiglia. Facilissimo, mi dico, cerco sul sito ufficiale l’elenco delle banche che aderiscono, scelgo quella con il tasso d’interesse più conveniente, la Banca di Credito Cooperativo, e vado. Il direttore di filiale cade dalle nuvole, non conosce il fondo nuovi nati, deve chiedere in direzione centrale, «ma sa, venerdì vado in ferie, ne riparliamo tra 2 settimane». Torno a casa e mi ripresento, senza scoraggiarmi, dopo quindici giorni. «Signora, ops, c’è un problema, il sistema non prende la pratica, e no, mi spiace, la nostra banca dal 31 dicembre 2013 non aderisce più. Mi spiace, provi con un’altra». Parole diverse ma esito identico con Unicredit e Mps. Ormai afflitta, chiamo l’Inps e l’operatore mi informa che ovviamente il Fondo Nuovi Nati è attivo anche per il 2014, come indicato dalla legge di stabilità del 27 dicembre 2013, n. 147, «anzi signora, se la cerchi su Internet questa legge e poi la porti in banca, vedrà che i soldi glieli danno». Caro Ministro, a questo punto mi arrendo: mi sa che la mattina lascio il piccolo alle nonne, che tanto di entrare nelle graduatorie degli asili nido manco a parlarne, e mi metto a fare le pulizie in nero a dieci euro l’ora.
Belinda Malfetti, la Repubblica 12/8/2014