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 2014  agosto 09 Sabato calendario

IL POTERE A MALINCUORE. QUANDO IL GOVERNO È BALNEARE

Un tempo, le crisi sopraggiungevano soprattutto sul far dell’estate. Forse per l’afa irrespirabile, il caldo che alla politica da alla testa, l’approssimarsi delle ferie. Bettino Craxi soleva ripetere: «Il Generale Agosto farà il resto».
All’approssimarsi della pausa estiva, anche la politica prendeva coscienza di sé. Dei propri limiti, delle proprie impossibilità di adempiere i compiti datisi e quindi il Potere - preso atto della sua essenza relativa – si consegnava alla prassi dei rinvii, delle dilazioni, delle proroghe (non ancora «mille» a quei tempi) e ai differimenti declinando tutta la propria impotenza stagionale come se la politica, al pari della mafia, uccidesse i governi soprattutto d’estate.
Così tra un governo di comodo, di necessità, di salute pubblica oppure amico, carsico, fantoccio, istituzionale, tecnico, di bandiera e così via, all’orizzonte si intravedeva anche il governo balneare destinato a vivere e ballare, di per sé, una stagione e una soltanto. Tre mesi o poco più, in attesa di una «soluzione politica di coalizione» più certa e duratura. Il governo balneare era la classica «soluzione- ponte», il tempo di una crociera... Come un passaggio obbligato per il periodo delle vacanze. In autunno poi si vedrà...
Classico capo di un governo balneare fu Giovanni Leone, prima di diventare capo dello Stato. In due occasioni, 1963 e 1968, Leone venne parcheggiato a Palazzo Chigi per il tempo di un bagno e qualche tuffo al mare. I capibastone delle correnti Dc si riunivano in Gran Consiglio, confabulavano, e poi chiamavano Leone e gli affibbiavano l’incarico pro tempore e lui accettava «a malincuore» come scrive Andreotti in De (prima) republica (Rizzoli, 1996) «di cedere la presidenza di Montecitorio dando comunque una disponibilità solo stagionale».
E quello del 1963 fu il primo governo balneare in assoluto, nato con il solstizio d’estate, il 21 giugno. Il presidente della Repubblica Antonio Segni affida al giurista napoletano un ese-cutivo monocolore di transizione e lo stesso Leone alla Camera fa sapere che il suo è un governo con una scadenza precisa, che coincide con l’approvazione dei bilanci dello Stato prevista per il 31 ottobre.
Solo più tardi, retrospettivamente, il suo governo venne definito balneare, al tempo i notisti politici ne sottolineavano la natura di ponte. E ponte fu, con un’importanza politica non trascurabile, perché sebbene durò soltanto 166 giorni, segnò il passaggio tra il centro-sinistra dei governi riformisti, ma monocolore, di Amintore Fanfani e il cosiddetto centro-sinistra organico con ingresso nel governo del Psi di Pietro Nenni. Il primo dei quali, guidato da Aldo Moro, nacque appunto allo scadere della prima “esperienza balneare” (anche se ormai era già quasi Natale). Giovanni Leone si ripeté poi cinque anni più tardi, per cinque mesi e 18 giorni. ’
Nulla di umiliante, se è vero che un governo balneare ante litteram toccò anche ad Alcide De Gasperi, che rimase sì alla guida dell’esecutivo per ben sette anni e mezzo di fila e senza quasi soluzione di continuità, dal 10 dicembre 1945 al 28 luglio 1953, ma per la somma di otto governi tutti diversi tra loro per durata, composizione e pure per maggioranza. Un lungo periodo ma assai spezzettato, intramezzato, intervallato. Il più continuativo è stato il suo settimo esecutivo, in carica per un anno e 11 mesi, e il più breve l’ottavo, l’ultimo. Durò dal 16 luglio al 2 agosto del 1953. E lo chiamarono, appunto, «governo estivo».
Nell’estate del 2010 ci passò pure Berlusconi che, dopo la rottura con Fini, pur avendo in gran dispetto i riti della Prima Repubblica, tutta roba per lui preistorica, capì che la sopravvivenza parlamentare della sua disastrata compagine - a cominciare dai numeri - (situazione economica, Rai, titolare dello Sviluppo, inchieste su cricche e P3) sarebbe dipesa solo da un’estate tranquilla e su «il senso dell’estate per il Paese», piegato sulle proprie villeggiature e perciò più incline a sottovalutare o non voler vedere difetti, errori, magagne d’un esecutivo ormai di sicura serie B.
Fu quasi un’eccezione, perché la Seconda Repubblica - nel bene e nel male - con il maggioritario e l’alternanza ha stabilizzato la vita dei governi.
E Renzi, quanto durerà? Le scommesse non mancano. Così come al Quirinale, in febbraio, a inizio mandato, si è respirata la preoccupazione che il suo potesse essere un esecutivo di corto respiro, un governicchio balneare appunto. E anche oggi c’è chi vede l’esecutivo Renzi già bollito, un po’ appesantito, affaticato, con il fiato corto, le prospettive poco rosee, le insidie vicine, i giorni più o meno contati anche se di sicuro oltre il semestre europeo. Il paradosso è che, in carica da soli cinque mesi e mezzo, molti lo vivono già come un Regime. Specie a sinistra e tra compagni di partito.