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 2014  agosto 09 Sabato calendario

MARINO PERDONA IL VALLE OKKUPATO


Sarà la notte dei desideri un po’ per tutti: per gli artisti-occupanti su cui, forse, dopo tanto clamore sta calando il sipario. Una frangia resiste, ma usciranno.
Via dal centralissimo Teatro Valle di Roma dove hanno dormito, mangiato e «creato» per tre anni. Da quell’11 giugno 2011 quando un primo gruppo di ragazzotti di belle speranze al grido di: «Giù le mani dal Valle», ha rotto i lucchetti e si è fatto largo tra le poltroncine rosse dello stabile che sorge a due passi dal Senato e da piazza Navona, cuore della Città Eterna, e dunque in un luogo simbolo che nessuno mai avrebbe dovuto violare. E domenica, in qualche modo, sarà la notte dei desideri anche per il Comune, la Soprintendenza e per il ministero dei Beni Culturali, perché dal mattino dopo il Valle tornerà libero e sarà esaudito il desiderio di ripristinare la legalità dopo mesi di polemiche e figuracce di fronte al mondo intero.
Per il sindaco Ignazio Marino, che si è sentito addosso le ire dei compagni di partito ed è stato accusato di avere davvero poca considerazione per la cultura di Roma, potrebbe essere la fine di un incubo, la soluzione a uno dei tanti problemi della Capitale e, non a caso, c’è voluto il nuovo corso inaugurato da Giovanna Marinelli, assessore che ha preso il posto di Flavia Barca, per arrivare alla fine a una proposta che punta a mettere d’accordo gli attori di questa tragicommedia all’italiana. Marinelli, già stretta collaboratrice di Gianni Borgna, una vita da funzionario all’Eti, appena ha preso possesso degli uffici di piazza Campitelli ha pensato che il caso Valle doveva essere affrontato subito. Basta con l’occupazione in stile bivacco, lo spinello libero e l’autogestione che, dopo tre anni di completa impunità, cominciava a preoccupare. All’inizio l’avventura degli artisti che si erano presi il teatro caro alla sinistra (dove perfino l’allora presidente della Camera Fausto Bertinotti era salito sul palco a recitare) poteva essere una novità, un unicum nel panorama cittadino. Reportage entusiastici del Tg3 e affini raccontavano di un progetto bellissimo, portato avanti con coraggio e soprattutto utile per strappare il Valle a un destino da supermercato, che mal si concilia con la storia gloriosa dell’edificio dove quasi un secolo fa debuttò Sei personaggi in cerca di autore di Luigi Pirandello. Parole di solidarietà e incitamento agli occupanti anche dal solito codazzo di iscritti al club dell’intellighentia di sinistra: tutti a dire che bello che il Valle fosse finito nelle mani di Caterina Guzzanti e degli altri pseudo leader dell’occupazione che l’avrebbero di sicuro salvato mantenendolo pubblico. Nei primi tempi ci stava pure il Pd, salvo poi perdere l’interesse quando per le Europee il Valle ha ospitato il comizio del greco Alexis Tsipras e in sala erano tutti di Sel con qualche rarissima eccezione della minoranza Pd.
Da culturale, insomma, il caso Valle è diventato politico, come politica è la soluzione messa sul tavolo dal Campidoglio in queste ore: conferimento del Valle all’Associazione Teatro di Roma diretta da Marino Sinibaldi. Il documento prospettato agli occupanti parla chiaro. Il Teatro di Roma (di cui fanno parte anche il teatro India e l’Argentina) «si farà carico dell’elaborazione di un progetto di valorizzazione del Valle all’interno del quale dovranno essere contenuti anche quegli elementi positivi frutto dell’esperienza elaborata in questi anni dalla Fondazione Teatro Valle Bene Comune».
Fuori dal burocratese significa che ciò che di buono è stato creato durante l’occupazione, gli spettacoli, le sceneggiature e una certa arte che ha perfino varcato i confini italici, non andrà perduto, ma anzi alcuni dei protagonisti dell’autogestione saranno coinvolti nelle prossime stagioni del Teatro di Roma e finalmente lavoreranno. Fin troppe concessioni a detta dell’opposizione capitolina: «Da oggi chi occupa un bene pubblico sa che verrà premiato. Manca solo il premio simpatia in Campidoglio», ha commentato Federico Mollicone (Fdi), già presidente della commissione Cultura di Roma Capitale. L’azzurro Francesco Giro chiede che almeno il pagamento dei danni non sia a carico del contribuente romano. E perfino l’85enne marchese Aldo Pezzana Capranica Del Grillo, che è in parte ancora proprietario dello stabile, boccia la linea morbida: Chi occupa non ha diritti. Il Comune eviti ammucchiate con altri enti».