Paolo Salom, Corriere della Sera 9/8/2014, 9 agosto 2014
E XI PERFEZIONA LE PURGHE DALLA SPIAGGIA DI MAO
Dai tempi di Mao, la località di villeggiatura della nomenklatura cinese è Beidahe, a circa trecento chilometri da Pechino, sul Mar Giallo. Ad agosto i leader lasciano l’afa di Zhongnanhai, la cittadella del potere vicino alla Città Proibita, e si rinchiudono nelle loro ville a un passo dalla spiaggia. Ombrelloni, sdraio e chiacchiere al sicuro da sguardi indiscreti: nessuno può avvicinarsi ai massimi dirigenti, soprattutto quando sfoggiano costumi da bagno e si coprono di crema solare. Xi Jinping non sfugge alla tradizione, naturalmente. E da qualche giorno si è trasferito nella Capalbio della Repubblica Popolare. Dove potrà comunque incontrare collaboratori e altri «pezzi da novanta». Perché per il presidente, quest’anno, saranno vacanze tutt’altro che di riposo. Xi, con la sua campagna anti corruzione, con la sua «lotta alle tigri e alle mosche», non ha colpito soltanto gli apparati di potere (vedi Bo Xilai e Zhou Yongkang) che potevano ostacolare la sua ascesa. Nel mirino sono finiti anche gli interessi di personaggi a lui più vicini. Niente di meglio che risolvere le questioni sulla spiaggia, tra una nuotata e l’altra. Proprio come faceva Mao. Al rientro, a settembre, la Cina scoprirà che frutti (politici) avrà portato il ristoro di Xi.