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 2014  agosto 09 Sabato calendario

GENTILE MA DURO

Alessandro Gentile è sempre in prima linea. Dopo essersi cucito lo scudetto sul petto con Milano, eccolo nell’Italia di Pianigiani che va a caccia del pass per l’Europeo del prossimo anno. Primo appuntamento mercoledì in Russia, dopo settimane tutt’altro che distese. Il caso Hackett ha fatto rumore. Tanto, troppo. E l’ala azzurra, che non insegue l’arte della diplomazia, ha voglia di puntualizzare alcuni concetti. Tanto per ribadire cosa vuol dire vivere l’azzurro.
Dallo scudetto alla Nazionale. Un’altra estate di lavoro.
«Sì, ma lo faccio volentieri. Perché qui c’è un gruppo bellissimo, che sta bene assieme. Ho giocato 5-6 europei giovanili. E’ da un po’ che passo l’estate in Nazionale. Non nascondo che 15 giorni di riposo, dopo una stagione massacrante, li considero pochi ma è un sacrificio che faccio senza problemi. Essere professionisti significa anche avere certi obblighi. Dobbiamo essere di esempio per i più giovani».
Contro la Serbia si è visto un Gentile in formato playoff. Lei, Datome, Aradori. Eccoli i leader di questa Italia.
«Siamo quelli con un po’ più di punti nelle mani, ma il nostro è un sistema che non può prescindere dal gruppo. Cinciarini ha un ruolo fondamentale. Mio fratello Stefano e Luca Vitali sono risorse che escono dalla panchina. Cusin poi, quando è in Nazionale, alza il proprio livello ed è imprescindibile».
Caso Hackett: partiamo dalla lettera che avete scritto.
«Il senso è molto semplice: siamo in un sistema che ha delle regole. Chi non le rispetta offende gli altri: staff tecnico, medico, giocatori. Tutti vengono in Nazionale facendo sacrifici. Per questo meritano rispetto. Volevamo puntualizzarlo, tutto qui».
A chi dice che c’è dietro la mano del presidente Petrucci, cosa risponde?
«Falsità. Ho sentito giudizi di gente che non conosce nemmeno i fatti e ha tentato di strumentalizzare la nostra iniziativa. Petrucci non c’entra nulla, siamo adulti e abbiamo preso noi la decisione. Anche per rispondere a chi ci suggeriva di lasciare la Nazionale in blocco per protesta. Follia pura».
Con Daniel cosa vi siete detti?
«Ero presente quando ha lasciato il ritiro. Ci sono rimasto male. Ci siamo sentiti via messaggio e gliel’ho ribadito».
Lo ritroverà a Milano. Problemi in vista?
«Non so, il rispetto è alla base di tutto. Il suo atteggiamento non mi è piaciuto. Vedremo. E’ un pensiero che non mi pongo adesso».
Sei mesi di squalifica sono troppi?
«Non spetta a me dirlo. Finché le regole ci sono vanno rispettate, anche se magari non sono del tutto condivisibili».
Ha rinnovato con Milano. L’Nba è solo rimandata?
«E’ un obiettivo, un’esperienza che prima o poi farò ma non nell’immediato. Ora penso a Milano e al percorso che ho cominciato due anni fa, culminato con lo scudetto che per me è un punto di partenza: voglio alzare il livello e migliorare con la squadra anche in Eurolega».
E’ arrivato Brooks al posto di Langford che l’ha salutata dicendole che deve maturare...
«Va bene, ci sta, ho i miei difetti. Ma Keith ha anche detto che tra noi c’era rispetto reciproco. E’ vero. Mi dispiace che sia andato via».
Come vede la prossima Serie A?
«Per i giudizi è ancora presto. Sarà combattuta con tante belle realtà che vogliono emergere: Sassari, Reggio Emilia, Venezia. E poi ci saranno le sorprese. Di certo sarà strano non vedere più Siena, la regina degli ultimi dieci anni».