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 2014  agosto 09 Sabato calendario

MONTEZEMOLO SCALDA I MOTORI PER LA PRESIDENZA

La sera del 20 febbraio scorso, nelle ore della convulsa limatura della lista dei ministri, il presidente del Consiglio incaricato Matteo Renzi trovò il tempo di fare una capatina a casa di Luca Cordero di Montezemolo per incontrare lo sceicco Khaloon al Mubarak, capo del Fondo Mubadala, espressione del governo degli Emirati Arabi Uniti. “È andata molto bene”, commentò il padrone di casa. Renzi nell’occasione rassicurò lo sceicco: il suo governo avrebbe confermato il via libera deciso dal governo Letta alla cessione di Alitalia alla compagnia aerea degli Emirati, Etihad.
Non sorprende dunque che ora che l’affare è andato in porto il nome di Montezemolo sia il più gettonato per la presidenza della nuova Alitalia degli sceicchi. L’ipotesi ha cominciato a circolare con insistenza proprio nei giorni dell’incontro Renzi-Mubarak e non è mai stata smentita con nettezza. Anzi, fu proprio l’amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio, il 26 febbraio, a lanciarsi in un entusiastico “Montezemolo è benvenuto: se dovesse arrivare sarebbe una cosa positiva”. La precipitosa rettifica che seguì (“Mi riferivo al suo ruolo di facilitatore, quella del presidente è una scelta degli azionisti e certo non mia”), servì solo a confermare la voce dal sen fuggita. E del resto quello di “facilitatore” è sempre stato il mestiere preferito del presidente della Ferrari. Khaloon al Mubarak è un suo amico di vecchia data. Il fondo Mubadala è stato azionista di Poltrona Frau (che la Charme di Montezemolo ha ceduto pochi mesi fa a un fondo americano) e sponsor della Ferrari. Ma anche il marchio Etihad per alcuni anni ha fatto bella mostra di sè sui bolidi del Cavallino Rampante.
Tutti sanno che è stato proprio Montezemolo a far scoccare la scintilla. I suo amici degli Emirati sono da anni impegnati in una aggressiva campagna acquisti soprattutto in Europa per estendere le basi di mercato di una compagnia che ha solo dieci anni di vita e che solo nel 2008, quando partì la fallimentare operazione Cai di Roberto Colaninno e soci, era grande all’incirca la metà dell’Alitalia. Per Montezemolo la presidenza dell’Alitalia completerebbe il mosaico di incarico in tutti i settori in movimento. Ha appena lasciato il consiglio d’amministrazione della Fiat, di cui è stato per alcuni anni presidente, ma gli resta la poltrona alla Ferrari. Ed è importante azionista della Ntv, la società che gestisce il treno ad alta velocità Italo, dopo aver ceduto la presidenza all’amico Antonello Perricone. Manca alla sua collezione una compagnia di navigazione, ma c’è tempo per completare un profilo da “combattente di terra, di mare e dell’aria”.
Recentemente ha lasciato anche la presidenza di Italia Futura, la fondazione che è stata per alcuni anni il potenziale trampolino per le sue tentennanti ambizioni politiche, e che all’inizio del 2013 si è immolata con risultati sconfortanti nell’avventura politica di Scelta Civica capitanata da Mario Monti. Per Montezemolo è il momento del rientro in pianta stabile nei confini delle attività da imprenditore e da manager, spesso sinergiche l’una con l’altra.
È probabile che le autorità di controllo nazionali ed europee nei prossimi mesi saranno impegnate soprattutto a passare al setaccio la vera natura dell’accordo Alitalia-Etihad, nel quale la quota del 49 per cento rilevata dalla compagnia degli Emirati è sospettata di essere solo una foglia di fico atta a coprire la reale presa di controllo che di per sé farebbe perdere alla compagnia tricolore i diritti di volo europei, riservati ad aviolinee di proprietà di soggetti comunitari. Questo potrebbe risparmiare a Montezemolo alcune complicate spiegazioni sul conflitto di interessi tra la presidenza di Alitalia e la quota azionaria in Ntv.
Si tratta infatti di soggetti in concorrenza frontale e feroce. Una delle ragioni principali del disastro dell’Alitalia di Colaninno è stato proprio l’imprevisto (da loro) successo dei collegamenti ferroviari ad alta velocità tra Roma e Milano, che hanno sottratto importanti quote di mercato al trasporto aereo sulla tratta Linate-Fiumicino. Proprio quella che la ex compagnia di bandiera ha gestito in condizioni di sostanziale monopolio (grazie a un’apposita decisione dell’Antitrust) sperando di farne, come in passato, la vera vacca da mungere per tenere in piedi i propri conti.
In realtà il problema del potenziale conflitto d’interessi potrebbe assillare, più che le autorità di controllo, gli stessi azionisti di Alitalia da una parte e di Ntv dall’altra. Condividere una figura di tanta abilità e rilievo, in grado di conoscere piani, mosse e contromosse di entrambi i duellanti, potrebbe rivelarsi impraticabile, e imporre a Montezemolo una scelta.
Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 9/8/2014