Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 06 Mercoledì calendario

Abingdon (Stati Uniti), agosto Ha la coroncina in testa e un sorriso tenero. Con una mano tiene regalmente il vestito bianco, a fiori con eleganti profili blu, e solleva leggermente il piede nel sandaletto con la zeppa

Abingdon (Stati Uniti), agosto Ha la coroncina in testa e un sorriso tenero. Con una mano tiene regalmente il vestito bianco, a fiori con eleganti profili blu, e solleva leggermente il piede nel sandaletto con la zeppa. Il momento è solenne. Emily, bambina americana di 7 anni, ha appena ricevuto in dono dal padre, Jeremiah Heaton, un piccolo regno. Perché Emily, come molte bambine (e molte donne), ha sempre sognato di diventare una principessa. Così ora appare felice nel salotto di casa, tra il caminetto e le tende, davanti alla bandiera del regno che il padre le ha cercato e trovato in Africa, tra il Sudan e l’Egitto, precisamente a Bir Tawil, nome che significa pozzo d’acqua (anche se il territorio è incastonato in una zona deserica ed è disabitato). Tutto si svolge nella città di Abingdon, in Virginia, Stati Uniti. E tutto comincia con una figlia sognatrice e un padre temerario. Una sera dello scorso inverno il desiderio di Emily si è fatto intenso. E ha riassunto con parole semplici un pensiero di bambina: «Papà, voglio essere una vera principessa». Jeremiah Heaton, 38 anni, sposato con Kelly, papà anche di due ragazzini, Justin di 12 anni e Caleb di 10, un lavoro nel settore minerario, ha deciso di accontentarla. Cuore di padre. Si è messo alla ricerca di una terra di nessuno da donare alla sua bambina in occasione del settimo compleanno che ha festeggiato da poco. Di sito in sito, Jeremiah, che nel 2012 si era candidato al Congresso degli Stati Uniti (senza essere eletto, però), è arrivato a questo lembo di terra di 2 mila metri quadrati in Africa. “Terra nullius”, come dicevano i latini. Infatti, dopo un vecchio contenzioso tar i Paesi confinanti, Egitto e Sudan, questa striscia di rocce e sabbia non apparteneva a nessuno. E Jeremiah ha deciso che sì, poteva essere questo il regno della sua Emily e della sua felicità. Così ha lasciato le montagne della Virginia ed è arrivato a Bir Tawil portandosi dietro la bandiera del regno nascente. E lì, dopo un viaggio di 14 ore, l’ha piantata, lasciando sventolare nel giallo del deserto l’azzurro intenso del vessillo, che riporta al centro una corona incastonata tra i raggi del sole e circondata da quattro stelle. Manco a dirlo, la bandiera di questo nuovo principato, che Jeremiah ha chiamato il Regno del Nord Sudan, è stata disegnata dai bambini Heaton. «L’hanno progettata in un paio di serate», ha spiegato con orgoglio Jeremiah. Che ora vuole lanciare un sito tutto dedicato al Regno del Nord Sudan per promuovere il suo sviluppo. Sì, perché Jeremiah si difende dalle accuse di neo colonizzatore, che qualcuno gli ha rivolto. Ed elabora addirittura un ambizioso progetto basato su quattro pilastri di crescita: produzione agricola, energie rinnovabili, libertà digitale e moneta digitale. Ora, piantata, tra rocce e sabbia, la bandiera della principessina Emily a Bir Tawil, e fatte le foto di rito, Jeremiah sogna un riconoscimento del nuovo regno dai paesi confinanti, per avere relazioni di buon vicinato, che sono sempre utili, e dalle organizzazioni internazionali. Forse qualcuno è pronto a sorridere di fronte a questa richiesta, ma Jeremiah non teme di essere considerato un tipo originale, va avanti per la sua strada. Intanto, sul suo profilo Facebook ha postato foto del regno. Aspettando di capire quale sarà il finale della storia, il pensiero va ai genitori. Per carità, nessun consiglio, ma se vostro figlio vi chiede di comprargli un gelato, anche se è ora di cena, forse potete accontentarlo. E se insiste per avere l’ultimo pupazzo di Peppa Pig, assecondatelo. In fondo, non vi ha chiesto la luna. E neppure un regno. E magari gli basta addormentarsi con la storia di Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo principe. Senza volere un pianeta.